10/08/2014, 00.00
VATICANO
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Papa: Increduli e sgomenti per le notizie dall'Iraq. No alla guerra in nome di Dio

All'Angelus, papa Francesco denuncia le "violenze di ogni tipo" subite dalle popolazioni di Mosul e Qaraqosh, che offendono "gravemente Dio e l'umanità". Un grazie a chi sta "portando soccorso a questi fratelli e sorelle". L'invio del card. Filoni in Iraq. Un minuto di silenzio e la preghiera per la pace, ricordando anche la guerra di Gaza. "Lontani da Gesù ci sentiamo impauriti e inadeguati, tanto da pensare di non potercela fare. Manca la fede. Ma Gesù è con noi, pronto a sostenerci". Il viaggio apostolico in Corea dal 13 al 18 agosto: "Accompagnatemi con la preghiera! Ne ho bisogno!".

Città del Vaticano (AsiaNews) - Le notizie che giungono dall'Iraq "ci lasciano increduli e sgomenti": è quanto ha affermato papa Francesco dopo la preghiera dell'Angelus insieme ai pellegrini in piazza san Pietro. Il pontefice ha elencato i dolori a cui sono sottoposte le popolazioni fuggite da Mosul e Qaraqosh nei giorni scorsi: "migliaia di persone, tra cui tanti cristiani, cacciati dalle loro case in maniera brutale; bambini morti di sete e di fame durante la fuga; donne sequestrate; persone massacrate, violenze di ogni tipo; distruzione dappertutto, di case, di patrimoni religiosi, storici e culturali". "Tutto questo - ha proseguito - offende gravemente Dio e l'umanità. Non si porta l'odio in nome di Dio! Non si fa la guerra in nome di Dio!".

"Noi tutti - ha aggiunto - pensando a questa situazione a questa gente, facciamo silenzio adesso e preghiamo". E tutta la piazza ha osservato un minuto di silenzio.

"Ringrazio - ha poi detto - coloro che, con coraggio, stanno portando soccorso a questi fratelli e sorelle". Pochi giorni fa AsiaNews ha lanciato un appello per una raccolta di fondi in aiuto ai cristiani irakeni, dal titolo "Adotta un cristiano di Mosul".

Il pontefice ha espresso il desiderio "che una efficace soluzione politica a livello internazionale e locale possa fermare questi crimini e ristabilire il diritto". Per "meglio assicurare la mia vicinanza a quelle care popolazioni", il papa ha nominato suo inviato personale in Iraq il card. Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli che in passato è stato anche nunzio a Baghdad. Il papa ha anche detto che già domani il card. Filoni si recherà in Iraq.

Dopo aver ricordato anche il dramma di Gaza, dove "dopo una tregua, è ripresa la guerra, che miete vittime innocenti, bambini, e non fa che peggiorare il conflitto tra israeliani e palestinesi", Francesco ha invitato i presenti a pregare insieme "il Dio della pace, per intercessione della Vergine Maria: Dona la pace, Signore, ai nostri giorni, e rendici artefici di giustizia e di pace. Maria Regina della Pace prega per noi".

Il pontefice ha anche ricordato che dal 13 al 18 agosto compirà un viaggio apostolico in Corea. "Per favore - ha detto - accompagnatemi con la preghiera! Ne ho bisogno. Grazie".

Prima della preghiera mariana, Francesco ha commentato il vangelo della domenica, che presenta l'episodio di Gesù che cammina sulle acque del lago (Mt 14,22-33).

Il pontefice si è soffermato soprattutto sulla fede dell'apostolo Pietro: "Nella voce di Gesù che gli dice: «Vieni!», lui riconosce l'eco del primo incontro sulla riva di quello stesso lago, e subito, ancora una volta, lascia la barca e va verso il Maestro. E cammina sulle acque! La risposta fiduciosa e pronta alla chiamata del Signore fa compiere sempre cose straordinarie. Invece Pietro comincia ad affondare nel momento in cui distoglie lo sguardo da Gesù e si lascia travolgere dalle avversità̀ che lo circondano. Ma il Signore è sempre lì, e quando Pietro lo invoca, Gesù lo salva dal pericolo. Nel personaggio di Pietro, con i suoi slanci e le sue debolezze, viene descritta la nostra fede: sempre fragile e povera, inquieta e tuttavia vittoriosa, la fede del cristiano cammina incontro al Signore risorto, in mezzo alle tempeste e ai pericoli del mondo".

"È molto importante - ha continuato - anche la scena finale. «Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: "Davvero tu sei Figlio di Dio"!» (vv.32-33). Sulla barca ci sono tutti i discepoli, accomunati dall'esperienza della debolezza, del dubbio, della paura, della «poca fede». Ma quando su quella barca risale Gesù, il clima subito cambia: tutti si sentono uniti nella fede in Lui. Tutti piccoli e impauriti, diventano grandi nel momento in cui si buttano in ginocchio e riconoscono nel loro maestro il Figlio di Dio".

"Quante volte - ha aggiunto a braccio - anche a noi accade lo stesso: senza Gesù, lontani da Gesù ci sentiamo impauriti e inadeguati, tanto da pensare di non potercela fare. Manca la fede. Ma Gesù è con noi, pronto a sostenerci".

"Questa - ha concluso - è una immagine efficace della Chiesa: una barca che deve affrontare le tempeste e talvolta sembra sul punto di essere travolta. Quello che la salva non sono le qualità e il coraggio dei suoi uomini, ma la fede, che permette di camminare anche nel buio, in mezzo alle difficoltà. La fede ci dà la sicurezza della presenza di Gesù sempre accanto, della sua mano che ci afferra per sottrarci ai pericoli. Tutti noi siamo su questa barca, e qui ci sentiamo al sicuro nonostante i nostri limiti e le nostre debolezze. Siamo al sicuro soprattutto quando sappiamo metterci in ginocchio e adorare Gesù, l'unico Signore della nostra vita. A questo ci richiama sempre la nostra Madre, la Madonna. A lei ci rivolgiamo fiduciosi".

 

 

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