27/10/2021, 10.36
VATICANO
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Papa: centro della fede è l’amore di Dio, non la ‘burocrazia’ di precetti e tradizioni

I “nuovi fondamentalisti”: la strada fa loro paura e "vanno indietro perché si sentono più sicuri: cercano la sicurezza di Dio e non il Dio della sicurezza". Francesco ha benedetto due campane, destinate all’Ecuador e all’Ucraina. “Che il loro suono annunci al mondo il ‘Vangelo della vita’, desti le coscienze degli uomini e il ricordo dei non nati. Affido alla vostra preghiera ogni bambino concepito, la cui vita è sacra e inviolabile”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Non si può cogliere la bellezza della fede in Gesù “partendo da troppi comandamenti e da una visione morale che, sviluppandosi in molti rivoli, può far dimenticare l’originaria fecondità dell’amore, nutrito di preghiera che dona la pace e di gioiosa testimonianza”, né “la vita dello Spirito che si esprime nei Sacramenti” può essere soffocata da una “burocrazia” che impedisce di accedere alla grazia dello Spirito e che a volte viene fatta da “noi stessi: vescovi, preti”.

E’ stato “Il frutto dello Spirito” il tema del quale papa Francesco, continuando il ciclo di catechesi sulla Lettera ai Galati di Paolo, ha parlato alle ottomila persone presenti nell’aula Paolo VI per l’udienza generale.

Francesco ha sottolineato che Galati, “tentati di basare la loro religiosità sull’osservanza di precetti e tradizioni”, Paolo ricorda che il centro della salvezza e della fede è la morte e risurrezione del Signore. “Ancora oggi – ha aggiunto - molti sono alla ricerca di sicurezze religiose prima che del Dio vivo e vero, concentrandosi su rituali e precetti piuttosto che abbracciare con tutto sé stessi il Dio dell’amore. E questa è la tentazione dei nuovi fondamentalisti: la strada fa loro paura e "vanno indietro perché si sentono più sicuri: cercano la sicurezza di Dio e non il Dio della sicurezza". “Per questo Paolo chiede ai Galati di ritornare all’essenziale, a Dio che ci dà la vita in Cristo crocifisso”.

“Chiediamoci: che cosa succede quando incontriamo nella preghiera Gesù Crocifisso? Succede quello che accadde sotto la croce: Gesù consegna lo Spirito (cfr Gv 19,30), dona cioè la sua stessa vita. E lo Spirito, che scaturisce dalla Pasqua di Gesù, è il principio della vita spirituale. È Lui che cambia il cuore: non le nostre opere, non quello che facciamo, ma l’azione dello Spirito Santo in noi! È Lui che guida la Chiesa, e noi siamo chiamati a obbedire alla sua azione, che spazia dove e come vuole. D’altronde, fu proprio la constatazione che lo Spirito Santo scendeva sopra tutti e che la sua grazia operava senza esclusione alcuna a convincere anche i più restii tra gli Apostoli che il Vangelo di Gesù era destinato a tutti e non a pochi privilegiati. Quelli che cercano la sicurezza, i piccoli gruppi”.

Ed è grazie allo Spirito, ha detto ancora, che “alimentiamo la nostra vita cristiana e portiamo avanti la nostra lotta spirituale. Proprio il combattimento spirituale è un altro grande insegnamento della Lettera ai Galati. L’Apostolo presenta due fronti contrapposti: da una parte le «opere della carne», dall’altra il «frutto dello Spirito». Che cosa sono le opere della carne? Sono i comportamenti contrari allo Spirito di Dio. L’Apostolo le chiama opere della carne non perché nella nostra carne umana ci sia qualcosa di sbagliato o cattivo; anzi, abbiamo visto come egli insista sul realismo della carne umana portata da Cristo sulla croce! Carne è una parola che indica l’uomo nella sua dimensione solo terrena, chiuso in sé stesso, in una vita orizzontale, dove si seguono gli istinti mondani e si chiude la porta allo Spirito, che ci innalza e ci apre a Dio e agli altri. Ma la carne ricorda anche che tutto questo invecchia, e che tutto questo passa, marcisce, mentre lo Spirito dà la vita”.

In Paolo le “opere della carne” fanno riferimento “all’uso egoistico della sessualità, alle pratiche magiche che sono idolatria e a quanto mina le relazioni interpersonali, come «discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie…» (cfr Gal 5,19-21). Il frutto dello Spirito, invece, è «amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (Gal 5,22). I cristiani, che nel battesimo si sono «rivestiti di Cristo» (Gal 3,27), sono chiamati a vivere così. Può essere un buon esercizio spirituale leggere l’elenco di San Paolo e guardare alla propria condotta, per vedere se corrisponde, se la nostra vita è veramente secondo lo Spirito Santo, se porta questi frutti. Ad esempio, i primi tre elencati sono l’amore, la pace e la gioia: da qui si riconosce una persona abitata dallo Spirito di Dio. Una persona che è in pace, è gioioso e ama. Questo insegnamento dell’Apostolo pone una bella sfida anche alle nostre comunità. A volte, chi si accosta alla Chiesa ha l’impressione di trovarsi davanti a una fitta mole di comandi e precetti. Ma, in realtà, non si può cogliere la bellezza della fede in Gesù Cristo partendo da troppi comandamenti e da una visione morale che, sviluppandosi in molti rivoli, può far dimenticare l’originaria fecondità dell’amore, nutrito di preghiera che dona la pace e di gioiosa testimonianza. Allo stesso modo, la vita dello Spirito che si esprime nei Sacramenti non può essere soffocata da una burocrazia che impedisce di accedere alla grazia dello Spirito, autore della conversione del cuore. Quante volte noi stessi: vescovi, preti, facciamo tanta burocrazia”.

“Abbiamo dunque la grande responsabilità – ha concluso - di annunciare Cristo crocifisso e risorto animati dal soffio dello Spirito d’amore. Perché è solo questo Amore che possiede la forza di attirare e cambiare il cuore dell’uomo”.

La sacralità della vita è stata infine ribadita dal Papa nel saluto ai fedeli polacchi, quando ha detto che “su richiesta della fondazione polacca ‘Sì alla vita’, oggi ho benedetto le campane che portano il nome: ‘La voce dei non nati’. Sono destinate all’Ecuador e all’Ucraina. Per queste nazioni e per tutti siano segno di impegno in favore della difesa della vita umana dal concepimento fino alla morte naturale. Che il loro suono annunci al mondo il ‘Vangelo della vita’, desti le coscienze degli uomini e il ricordo dei non nati. Affido alla vostra preghiera ogni bambino concepito, la cui vita è sacra e inviolabile”.

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