13/10/2006, 00.00
VATICANO
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Papa: incontro "di contenuti religiosi" col Dalai Lama

Fin dall'elezione di Benedetto XVI, il capo dei buddisti tibetani sperava in un incontro. Il Vaticano tiene basso profilo sulla visita. Il Dalai Lama sprona la comunità internazionale a continuare a premere su Pechino per i diritti umani. Nessuna notizia del Panchen Lama.

Città del Vaticano (AsiaNews) – È stato un incontro "dai contenuti religiosi" quello di oggi tra Benedetto XVI ed il Dalai Lama. Nel corso del colloquio, ha sostenuto il capo dei buddisti tibetani in un successivo incontro con i giornalisti, si è parlato di "valori umani, armonia religiosa e ambiente". Su tali temi c'è stato un sostanziale accordo. Per quanto in particolare riguarda le tensioni tra religioni, il Dalai Lama ha dichiarato di aver detto al Papa che "poche persone che agiscono male non rappresentano la religione alla quale appartengono".

Non si è invece parlato di Cina, perché "là ci sono molti cristiani che vivono delle difficoltà a causa della loro fede". Ad una domanda sui diritti umani in Cina ed in Tibet, il Dalai Lama ha risposto che il tema viene sollevato con il governo cinese da numerose delegazioni straniere in visita a Pechino. "Bisogna continuare a farlo con costanza - ha sosenuto - a prescindere dalla risposta che si ottiene".

Al Dalai Lama è stato anche posta la questione del Panchen Lama, la seconda figura per importanza nel buddismo tibetano, rapito nel 1996 dal governo comunista. "Non ho notizie". Ha risposto. "Il Panchen - ha aggiunto - è il più giovane prigioniero di coscienza al mondo (attualmente ha 16 anni, ndr) e ogni volta che chiediamo sue notizie, il governo cinese risponde che 'è dove è'".

Il capo dei buddisti tibetani aveva espresso la speranza di incontrare Benedetto XVI già al momento dell'elezione di papa Ratzinger, nell'aprile dell'anno scorso. In un messaggio di felicitazioni esprimeva l'auspicio di proseguire con lui il dialogo iniziato con Giovanni Paolo II, aggiungendo di aspettare "di avere l'onore e il piacere di fare visita a Sua Santità in un avvenire prossimo, durante uno dei miei viaggi in Europa".  "Nei miei tentativi di interazione (con le altre religioni) in questi trent'anni – scriveva ancora - noi, buddisti tibetani, abbiamo sviluppato un'affinità speciale e stretta con il cristianesimo in generale e con i cattolici in particolare".

Il Dalai Lama affermava anche di avere ammirato gli sforzi di Giovanni Paolo II per sviluppare una migliore comprensione tra le fedi e ricordava i suoi nove incontri con quel Papa, avvenuti tra il 1980 e il 2003, compresi quelli in India nel 1986 e poi quello stesso anno in Assisi in occasione della Giornata di preghiera per la pace.

Il primo colloquio del capo del buddismo tibetano e Benedetto XVI ha peraltro avuto dal Vaticano l'identico trattamento informativo che aveva avuto l'ultimo con Giovanni Paolo II. Incontro invisibile – i giornalisti non sono stati ammessi - non annunciato e non registrato sui notiziari ufficiali del Vaticano, anche se confermato dalla Sala stampa, peraltro in termini praticamente identici. "Si e' trattato di una breve visita di cortesia di contenuto esclusivamente religioso" disse il 27 novembre 2003 l'allora portavoce Joaquin Navarro. Di "incontro privato, di cortesia, dai contenuti religiosi", ha parlato oggi padre Ciro Benedettini, vicedirettore della sala stampa vaticana.

Un profilo molto basso, nel quale è difficile non vedere la preoccupazione del Vaticano di evitare di inasprire i rapporti con la Cina, sempre estremamente aggressiva quando governi o personalità incontrano colui che i tibetani continuano a ritenere il loro capo.

 

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