08/11/2006, 00.00
VATICANO
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Papa: l'unicità di Cristo è discriminante anche nel dialogo con le altre religioni

Benedetto XVI ha anche ricordato il 20mo anniversario dell'incontro di Assisi, sottolineando l'importanza della preghiera che trasforma i cuori,  apre al dialogo, alla mutua comprensione, alla riconciliazione.

Città del Vaticano (AsiaNews) – L'unicità di Cristo, "apice della storia salvifica",  "è il vero punto discriminante anche nel dialogo con le altre religioni". L'ha affermato oggi Benedetto XVI nel discorso rivolto ai circa 20mila fedeli presenti all'udienza generale del mercoledì, ribadendo l'idea che, da cardinale prefetto per la Congregazione per la dottrina della fede aveva posto al centro della dichiarzione "Dominus Iesus" del 6 agosto del 2000 "circa l'unicità e universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa".

Nel corso dell'udienza, salutando in inglese i partecipanti ad un incontro interreligioso che si svolge ad Assisi, Benedetto XVI ha anche parlato della "necessità di costruzione della pace", "grande dono di Dio". Ricordando il 20mo anniversario dell'incontro del 1986 voluto da Giovanni Paolo II, il Papa ha parlato di "bisogno urgente di pace, di preghiere per costruire la pace, per trasformare i cuori, aprire al dialogo e abbattere i muri della violenza, dell'odio e della vendetta".

La centralità e l'inevitabilità del riferimento a Gesù è stata fatta oggi illustrando la figura di Paolo, che era già stata oggetto della riflessione di Benedetto XVI per la precedente udienza generale. L'apostolo "ci aiuta a capire – ha sottolineato - il valore assolutamente fondante e insostituibile della fede". L'uomo, infatti, "non è giustificato dalle opere della legge, ma dalle opere della fede. Essere giustificati significa essere giusti, accolti dalla giustizia misericordiosa di Dio, che ci porta a costruire rapporto autentico con i fratelli".

L'identità cristiana, "descritta da San Paolo nella sua propria vita", nelle parole del Papa, "si compone di due elementi: il non cercarsi ma riceversi da Cristo e donarsi a Cristo" ed una "partecipazione personale alla vicenda di Cristo, perché non basta che i cristiani siano battezzati o credenti, ma è importante che essi siano in Cristo Gesù" fino "ad immergersi in lui e condividere con lui la sua morte e la sua vita".

 "La fede - ha rilevato Benedetto XVI - ci unisce a Cristo, ma sottolinea la distinzione tra Lui e noi. Ciò che noi siamo come cristiani lo dobbiamo a Gesù e alla sua grazia. A nient'altro e a nessun altro tributiamo la nostra devozione". "Nessun idolo - ha ammonito - deve contaminarci perché altrimenti ricadremmo in forme di umiliante schiavitù. Questa condizione di vita non dipende da nostre eventuali opere buone, ma dalla grazia di Dio".

L'esempio di San Paolo, ha continuato il Pontefice, ci dice proprio questo: "nella luce del suo incontro con Cristo, San Paolo ha capito che un nuovo orientamento della sua vita era necessario. Paolo non vive più per sé, ma da Cristo e con Cristo". Si tratta di saper prendere il coraggio di "'calare tutto questo nella vita quotidiana".

 

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