05/01/2022, 10.26
VATICANO
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Papa: le istituzioni aiutino coloro che vogliono adottare un figlio

“Non basta mettere al mondo un figlio per dire di esserne anche padri o madri”. “Tutte le volte che qualcuno si assume la responsabilità della vita di un altro, in un certo senso esercita la paternità nei suoi confronti”. “Prego perché nessuno si senta privo di un legame di amore paterno. Possa San Giuseppe esercitare la sua protezione e il suo aiuto sugli orfani; e interceda per le coppie che desiderano avere un figlio”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – San Giuseppe, padre putativo di Gesù, mostra la fondamentale importanza della paternità e della maternità, naturale o adottiva, perché “avere figli è rischioso, ma è più rischioso non averne”. Continuando all’udienza generale il ciclo di catechesi su San Giuseppe, papa Francesco ha affrontato oggi anche il tema dell’adozione, esprimendo l’auspicio che “le istituzioni siano sempre pronte ad aiutare in questo senso, vigilando con serietà ma anche semplificando l’iter necessario perché possa realizzarsi il sogno di tanti piccoli che hanno bisogno di una famiglia, e di tanti sposi che desiderano donarsi nell’amore”.

Francesco ha innanzi tutto ricordato che gli evangelisti Matteo e Luca presentano Giuseppe come padre putativo di Gesù e non come padre biologico. “Come padre ufficiale di Gesù – ha detto poi -  Giuseppe esercita il diritto di imporre il nome al figlio, riconoscendolo giuridicamente. Anticamente il nome era il compendio dell’identità di una persona. Cambiare il nome significava cambiare sé stessi, come nel caso di Abramo, il cui nome Dio cambia in ‘Abraham’, che significa ‘padre di molti’, «perché – dice il Libro della Genesi – sarà padre di una moltitudine di nazioni» (17,5)”. “Giuseppe sa già che per il figlio di Maria c’è un nome preparato da Dio, il vero padre: ‘Gesù’, che significa ‘Il Signore salva’, come gli spiega l’Angelo: «Egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1,21). Questo particolare aspetto della figura di Giuseppe ci permette oggi di fare una riflessione sulla paternità e sulla maternità”.

“Non basta – ha proseguito - mettere al mondo un figlio per dire di esserne anche padri o madri. «Padri non si nasce, lo si diventa. E non lo si diventa solo perché si mette al mondo un figlio, ma perché ci si prende responsabilmente cura di lui. Tutte le volte che qualcuno si assume la responsabilità della vita di un altro, in un certo senso esercita la paternità nei suoi confronti» (Lett. ap. Patris corde). Penso in modo particolare a tutti coloro che si aprono ad accogliere la vita attraverso la via dell’adozione. Giuseppe ci mostra che questo tipo di legame non è secondario, non è un ripiego. Questo tipo di scelta è tra le forme più alte di amore e di paternità e maternità. Quanti bambini nel mondo aspettano che qualcuno si prenda cura di loro! E quanti coniugi desiderano essere padri e madri ma non riescono per motivi biologici; o, pur avendo già dei figli, vogliono condividere l’affetto familiare con chi ne è rimasto privo. Non bisogna avere paura di scegliere la via dell’adozione, di assumere il ‘rischio’ dell’accoglienza”.

Osservando i fenomeni sociali di oggi, Francesco ha poi evidenziato che “oggi con l’orfanità c’è un certo egoismo” e, ricordando di aver parlato nei giorni scorsi di inverno demografico, ha aggiunto: “Si vede che la gente non vuole avere figli e tante coppie non hanno figli perché non vogliono o ne hanno uno solo. Ma hanno cani e i gatti, che occupano il posto dei figli. Questo rinnegare la paternità e la maternità ci toglie umanità. E così la civiltà diventa più vecchia e senza umanità, perché si perde la ricchezza della paternità e della maternità, e soffre la Patria che non ha figli”.

Poi, il Papa ha chiesto a San Giuseppe la grazia di “svegliare le coscienze”. “Prego perché nessuno si senta privo di un legame di amore paterno. Possa San Giuseppe esercitare la sua protezione e il suo aiuto sugli orfani; e interceda per le coppie che desiderano avere un figlio. Per questo preghiamo: San Giuseppe, tu che hai amato Gesù con amore di padre, sii vicino a tanti bambini che non hanno famiglia e desiderano un papà e una mamma. Sostieni i coniugi che non riescono ad avere figli, aiutali a scoprire, attraverso questa sofferenza, un progetto più grande. Fa’ che a nessuno manchi una casa, un legame, una persona che si prenda cura di lui o di lei; e guarisci l’egoismo di chi si chiude alla vita, perché spalanchi il cuore all’amore”.

Una preghiera tornata nei saluti. Così, in francese: “chiediamo a San Giuseppe, custode della Sacra Famiglia, di proteggere e venire in aiuto a tutti i bambini, specialmente agli orfani, e che interceda anche per le coppie in attesa di un figlio”, in portoghese: “chiediamo l’aiuto di San Giuseppe affinché tanti bambini che non hanno famiglia possano trovare l’amore paterno e materno in quelli che, pur non avendoli generati biologicamente, desiderano generarli nei loro cuori”, in arabo: “Chiediamo a San Giuseppe, che ha amato Gesù con amore di padre, di essere vicino a tanti bambini che non hanno famiglia e desiderano un papà e una mamma, e di sostenere le coppie che non riescono ad avere figli, affinché scoprano, attraverso questa sofferenza, il progetto più grande di Dio”.

Al termine dell’udienza, c’è stata anche una breve esibizione di alcuni artisti del Rony Roller Circus, e li ringrazio per la loro attività attraverso la quale allietano le persone, attraendo l’ammirazione di adulti e giovani.

L’udienza generale ha anche registrato la novità di alcuni dipendenti vaticani, uomini e donne, religiosi e laici che hanno letto i saluti nelle diverse lingue. 

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