12/11/2016, 10.58
VATICANO
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Papa: si deve amare chiunque si incontra nella vita “perché Dio l'ama”

Ultima udienza giubilare del sabato, alla vigilia della chiusura di tutte le porte sante, esclusa san Pietro. Nessuno è escluso dall’amore e dalla misericordia di Gesù, “neppure il più grande peccatore. Nessuno”. Ieri per l’ultimo “Venerdì della misericordia” ha incontrato sette famiglie formate da giovani che hanno lasciato il sacerdozio.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Nessuno è escluso dall’amore e dalla misericordia di Gesù, “neppure il più grande peccatore. Nessuno”. E questo significa dover amare coloro che si incontrano nella vita “perché Dio l'ama”, perché nel disegno di amore divino tutti sono “inclusi” e nessuno è escluso. “L’inclusione” è stato l’argomento del quale papa Francesco ha parlato alle 30mila persone partecipanti all’ultima “udienza giubilare” del sabato.

Il Giubileo straordinario si avvia infatti a conclusione: domano verranno chiuse le porte sante di tutte le basiliche e i santuari del mondo, tranne quella dì san Pietro, che verrà chiusa dal Papa domenica prossima.

E ieri pomeriggio Francesco per l’ultimo “Venerdì della misericordia” ha incontrato sette famiglie formate da giovani che hanno lasciato il sacerdozio. L’incontro, avvenuto a Ponte di Nona, quartiere all’estrema periferia est di Roma, è stato, si legge in un comunicato della Sala Stampa vaticana, “un segno di vicinanza e di affetto a questi giovani che hanno compiuto una scelta spesso non condivisa dai loro confratelli sacerdoti e dai familiari. Dopo diversi anni dedicati al ministero sacerdotale svolto nelle parrocchie è accaduto che la solitudine, l’incomprensione, la stanchezza per il grande impegno di responsabilità pastorale hanno messo in crisi la scelta iniziale del sacerdozio”. “In questo modo, ancora una volta, Papa Francesco ha inteso dare un segno di misericordia a chi vive una situazione di disagio spirituale e materiale, evidenziando l’esigenza che nessuno si senta privato dell’amore e della solidarietà dei Pastori”.

Sempre in vista della fine del Giubileo, oggi il Papa ha salutato e ringraziato “con particolare affetto” i volontari del Giubileo Straordinario della Misericordia. “Siete stati bravi!” e “vi ringrazio per il prezioso servizio prestato perché i pellegrini potessero vivere bene quest’esperienza di fede. Nel corso di questi mesi, ho notato la vostra discreta presenza in piazza con il logo del Giubileo e sono ammirato della dedizione, della pazienza e dell’entusiasmo con cui avete svolto la vostra opera. Grazie tante”.

Alle persone presenti in piazza san Pietro, infine, ha detto di voler “presentare un aspetto importante della misericordia: l’inclusione. Dio infatti, nel suo disegno d’amore, non vuole escludere nessuno, ma vuole includere tutti. Ad esempio, mediante il Battesimo, ci fa suoi figli in Cristo, membra del suo corpo che è la Chiesa. E noi cristiani siamo invitati a usare lo stesso criterio: la misericordia è quel modo di agire, quello stile, con cui cerchiamo di includere nella nostra vita gli altri, evitando di chiuderci in noi stessi e nelle nostre sicurezze egoistiche”. “Gesù rivolge un invito realmente universale: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro» (11,28). Nessuno è escluso da questo appello, perché la missione di Gesù è quella di rivelare ad ogni persona l’amore del Padre. A noi spetta aprire il cuore, fidarci di Gesù e accogliere questo messaggio d’amore, che ci fa entrare nel mistero della salvezza”.

“Questo aspetto della misericordia, l’inclusione, si manifesta nello spalancare le braccia per accogliere senza escludere; senza classificare gli altri in base alla condizione sociale, alla lingua, alla razza, alla cultura, alla religione: davanti a noi c’è soltanto una persona da amare come la ama Dio. Quello che trovo, nel mio lavoro, lavoro, lavoro, e nel mio quartiere, è una persona da amare, come ama Dio. “Ma questo è di quel Paese, di un altro Paese, di questa religione, di un’altra… è una persona che ama Dio e io devo amarla”. Questo è includere, e questa è l’inclusione”.

“Quante persone stanche e oppresse incontriamo anche oggi! Per la strada, negli uffici pubblici, negli ambulatori medici… Lo sguardo di Gesù si posa su ciascuno di quei volti, anche attraverso i nostri occhi. E il nostro cuore com’è? E’ misericordioso? E il nostro modo di pensare e di agire, è inclusivo? Il Vangelo ci chiama a riconoscere nella storia dell’umanità il disegno di una grande opera di inclusione, che, rispettando pienamente la libertà di ogni persona, di ogni comunità, di ogni popolo, chiama tutti a formare una famiglia di fratelli e sorelle, nella giustizia, nella solidarietà e nella pace, e a far parte della Chiesa, che è il corpo di Cristo”.

“Come sono vere le parole di Gesù che invita quanti sono stanchi e affaticati ad andare da Lui per trovare riposo! Le sue braccia spalancate sulla croce dimostrano che nessuno è escluso dal suo amore e dalla sua misericordia. Nessuno è escluso dal suo amore e dalla misericordia, neppure il più grande peccatore: nessuno! Tutti siamo inclusi nel suo amore e nella sua misericordia. L’espressione più immediata con la quale ci sentiamo accolti e inseriti in Lui è quella del suo perdono. Tutti abbiamo bisogno di essere perdonati da Dio. E tutti abbiamo bisogno di incontrare fratelli e sorelle che ci aiutino ad andare a Gesù, ad aprirci al dono che ci ha fatto sulla croce. Non ostacoliamoci a vicenda! Non escludiamo nessuno! Anzi, con umiltà e semplicità facciamoci strumento della misericordia inclusiva del Padre. La misericordia inclusiva del Padre: è così. La santa madre Chiesa prolunga nel mondo il grande abbraccio di Cristo morto e risorto. Anche questa Piazza, con il suo colonnato, esprime questo abbraccio. Lasciamoci coinvolgere in questo movimento di inclusione degli altri, per essere testimoni della misericordia con la quale Dio ha accolto e accoglie ciascuno di noi”.

 

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