21/05/2021, 12.38
VATICANO
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Papa: tutta la Chiesa preghi perché in Terra Santa ci siano dialogo e perdono

Francesco ha ricevuto gli ambasciatori di Singapore, Zimbabwe, Bangladesh, Algeria, Sri Lanka, Barbados, Svezia, Finlandia e Nepal per la presentazione delle lettere credenziali. “Affrontare questioni globali urgenti come quelle delle migrazioni e del cambiamento climatico, nonché le crisi umanitarie che spesso ne derivano”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – “Ringrazio Dio per la decisione di fermare gli scontri armati e auspico che si percorrano le vie del dialogo e della pace”. Papa Francesco ha espresso così, nell’udienza di oggi agli ambasciatori di Singapore, Zimbabwe, Bangladesh, Algeria, Sri Lanka, Barbados, Svezia, Finlandia e Nepal, ricevuti per la presentazione delle lettere credenziali, il suo pensiero sull’annuncio della tregua tra Israele e Hamas,

Annunciando poi l’iniziativa degli Ordinari di Terra Santa di riunirsi nella chiesa di Santo Stefano a Gerusalemme per pregare per il dono della pace, ha chiesto “a tutti i pastori e i fedeli della Chiesa Cattolica di unirsi a loro in preghiera. Che si elevi in ogni comunità la supplica allo Spirito Santo «affinché israeliani e palestinesi possano trovare la strada del dialogo e del perdono, per essere pazienti costruttori di pace e di giustizia, aprendosi, passo dopo passo, ad una speranza comune, ad una convivenza tra fratelli”.

Nel suo discorso, Francesco ha sottolineato che “a causa della pandemia, la crisi sociale ed economica è diventata in tutto il mondo ancora più grave. Sul piano personale, molti hanno perso persone care e mezzi di sussistenza. Le famiglie, in particolare, si trovano ad affrontare gravi difficoltà economiche e spesso non dispongono di un’adeguata protezione sociale. La pandemia ci ha resi più consapevoli della nostra interdipendenza in quanto membri dell’unica famiglia umana, come pure della necessità di essere attenti ai poveri e agli indifesi che ci sono tra noi. Mentre cerchiamo di uscire dalla crisi attuale, le nostre società sono poste di fronte alla sfida di compiere passi concreti, veramente coraggiosi, per sviluppare una «cultura della cura» globale (cfr Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2021), che possa ispirare il sorgere di nuove relazioni e strutture di cooperazione al servizio della solidarietà, del rispetto della dignità umana, dell’assistenza reciproca e della giustizia sociale”.

“Purtroppo – ha proseguito - la pandemia ci ha reso anche consapevoli che la comunità internazionale sta vivendo «una crescente difficoltà, se non l’incapacità, di cercare soluzioni comuni e condivise ai problemi del nostro mondo» (Discorso al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 8 febbraio 2021). A questo proposito, penso alla necessità di affrontare questioni globali urgenti come quelle delle migrazioni e del cambiamento climatico, nonché le crisi umanitarie che spesso ne derivano. Penso anche al debito economico che grava su molti Paesi che lottano per sopravvivere, e al ‘debito ecologico’ che dobbiamo alla natura stessa, nonché ai popoli e ai Paesi colpiti dal degrado ambientale causato dall’uomo e dalla perdita di biodiversità. Questi problemi non sono semplicemente politici o economici; sono questioni di giustizia, una giustizia che non può più essere ignorata o rinviata. Si tratta infatti di un dovere morale intergenerazionale, perché la serietà con cui rispondiamo a tali questioni determina il mondo che lasciamo ai nostri figli”.

“Nello sviluppo di un consenso globale, in grado di rispondere a queste sfide etiche che la nostra famiglia umana deve affrontare, la vostra opera di diplomatici è di fondamentale importanza. Da parte sua, la Santa Sede, attraverso le sue rappresentanze diplomatiche e la sua attività all’interno della comunità internazionale, sostiene ogni sforzo per costruire un mondo in cui la persona umana sia al centro, la finanza al servizio di uno sviluppo integrale e la Terra, la nostra casa comune, sia protetta e curata. Attraverso le sue opere di educazione, carità e assistenza sanitaria in tutto il mondo, la Chiesa si adopera in favore del bene comune, promuovendo lo sviluppo delle persone e dei popoli, e in questo modo cerca di contribuire alla causa della pace”.

Il Papa ha infine chiesto ai diplomatici di trasmettere ai loro capi di Stato i suoi sentimenti di stima e di gratitudine e ha assicurato la collaborazione e l’aiuto degli uffici della Santa Sede alla loro missione.

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