11/09/2010, 00.00
GIAPPONE
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Partito democratico del Giappone: la guerra fra Ozawa e Kan

di Pino Cazzaniga
Imminente la scelta del presidente del partito, che diverrà pure primo ministro. Ichiro Ozawa è sospettato di essere vicino alla comunità del business e militarista; Naoto Kan ha una tradizione più democratica e vicina ai problemi della società. Intanto l’economia giapponese soffre per la crisi e lo yen forte.
Tokyo (AsiaNews) - Il 14 settembre nella sede centrale del partito democratico del Giappone (Dpj: Democratic Party of Japan), si svolgeranno le elezioni per il nuovo presidente del partito. Benchè si tratti di un avvenimento interno al partito, in realtà riguarda tutta la nazione, perchè il presidente eletto diventerà anche primo ministro: questi, infatti, secondo la costituzione viene eletto dalla Dieta (parlamento), dove attualmente il Dpj ha la maggioranza assoluta.
 
Data la fisionomia del partito e, più ancora, la personalità politica e umana dei due candidati, a noi sembra che tali elezioni costituiscano l’avvenimento piu’ importante nella storia politica del Giappone dal 1955 ad oggi. É possibile una svolta radicale, positiva o negativa, nel panorama politico giapponese.
 
In questa prospettiva viene in primo piano la personalità dei due candidati, sia a livello umano che politico: Naoto Kan (63, a sin. nella foto), attuale presidente del partito e primo ministro, e Ichiro Ozawa (68) ex segretario del partito ( a destra nella foto).
 
Verso la svolta politica
 
Per evitare lo scontro il comitato dirigente del Dpj ha tentato di ottenere un accordo tra i due. Invano. Tale fallimento è giudicato positivamente dal prestigioso giornale Asahi : una politica dietro le quinte – dicono i suoi commentatori - sarebbe stata disastrosa, perchè forse mai come in questa occasione la popolazione giapponese  ha diritto di essere informata sulle le visioni politiche dei due candidati.
 
Ichiro Ozawa, nato nel 1942, è entrato nella Dieta nel 1969, come membro del partito liberal democratico (Ldp: Liberal democratic party) e ha avuto come mentore Shin Kanemaru (1914-1996), che identificava la forza della politica nei numeri (parlamentari) e nel denaro. L’abilità di Ozawa di lavorare dietro le quinte per mettere accordo tra correnti opposte gli ha favorito un’ascesa costante fino ad essere eletto segretario generale del partito nel 1989. Ma nel 1993 , dopo la condanna di Kanemaru per corruzione politica, ha lasciato il partito, e ne ha fondato uno suo che poi si è fuso con il Dpj. Qui ha continuato a mettere a profitto la sua abilità di coagulatore di gruppi per un potere di governo forte.
 
La sua visione politica è sempre quella del Partito liberal democratico. In un suo libro (Blueprint for a new Japan) esorta i reponsabili della nazione a dar vita a una riforma politica, legale e militare mirante a rifare il Giappone come “nazione normale”, cioè dotata anche di un esercito forte come lo hanno le altre nazioni.
 
Tale riforma implicherebbe l’abolizione o correzione dell’articolo 9 della Costituzione (“…il popolo giapponese rinuncia alla guerra come diritto sovrano della nazione e alla minaccia o all’uso della forza come mezzo per risolvere controversie internazionali).
 
Assai diversa è la genesi politica di Naoto Kan. Nato nel 1946, laureatosi nel 1970, per anni si è impegnato come attivista sociale accanto alla signora Fusae Ichikawa (1893-1981), famosa attivista che ha dedicato la sua vita a favore dei diritti della donna.
 
E’ riuscito a entrare in parlamento nel 1980, ed è diventato famoso nel 1996 quando , come ministro della sanità, analizzando documenti del ministero, ha ammesso la responsabilità dei governi precedenti nella diffusione di sangue infetto da HIV durante gli anni ’80 e ha chiesto scusa alle vittime.
 
Se Ozawa mira alla forza del potere come mezzo di governo, Kan dà la priorità al contenuto del programma in vista de bene sociale. Politica dei fini prioritaria su quella dei mezzi.
 
I due volti della politica giapponese
 
Per mettere a fuoco la sfida che sottende a questo dibattito elettorale occorre focalizzare l’attenzione su due sigle: Ldp e Dpj. Ambedue si dicono “democratici” ma il primo non lo è mai stato, il secondo fatica a diventarlo.
La logica del primo è rappresentata da Ozawa, quella del secondo è vissuta da Kan. Nella storia della vicenda dei due partiti, si rispecchia la vicenda politica del Giappone dal 1955 ad oggi. La riassumiamo.
 
Nel 1955 due partiti di destra (il partito liberale e il partito democratico del Giappone) si sono uniti per formare il Partito liberal democratico (Ldp), che, tolto il governo ai socialisti ha governato la nazione per circa 50 anni. E’ stato il periodo della prodigiosa crescita economica della nazione. Dalla sua data di nascita questo sistema di governo è indicato dagli storici come “sistema 55”.
Governo democratico? Non pare. Documenti resi pubblici di recente autorizzano il giudizio negativo. Per i primi 20 anni il governo degli Stati Uniti, per favorire la stabilità in Giappone, ha sostenuto l’Ldp con centinaia di milioni di dollari; in seguito l’aiuto è venuto dai grandi gruppi industriali e finanziari del Giappone.
Istituzionalmente il “sistema 55” è terminato nel 2009 quando, in seguito, a una disastrosa sconfitta elettorale, Ldp ha dovuto cedere il governo al Dpj. Ma in realtà il suo declino risale a una quindicina di anni prima.
 
Il partito democratico del Giappone, invece, è stato fondato il 27 aprile del 1998, dalla fusione di alcuni partiti minori, creati da secessionisti del Ldp e di un parito socialista. Evidentemente nel Dpj ci sono due anime: una liberale e una socialista. Ma quando nel 2003 Ozawa e il suo nuovo partito è confluito nel Dpj su invito dell’allora presidente Yukio Hatoyama, l’equibrio delle due anime si è rotto a favore della corrente di Ozawa: egli vi ha portato non solo la sua enorme capacità organizzativa, ma anche la sua ideologia politica: quella della potenza dei numeri.
 
E in questa prospettiva ideologica non ha perso tempo nella realizzazione del suo obiettivo. Quando è entrato nel Dpj vi ha portato 30 deputati; ora si è formato un gruppo di 150 deputati, il più numeroso nel partito: di essi parecchi sono indicati come “Ozawa’s children” o “Ozawa’s girls”, perchè entrati nel parlamento grazie al suo aiuto.
 
Le urgenze del Paese
 
Yasuharu Ishikawa, professore di politica al Gakushuin Women’s College (Tokyo) ha scritto: “Ciò che è interessante in questa competizione è che mentre Kan è pragmatico, perchè parla dal punto di vista del partito di governo, Ozawa ha assunto il ruolo dell’opposizione, benchè io dubiti sulla praticità delle sue proposte politiche”. In altre parole Kan, in quanto primo ministro in carica è costretto ad aderire a politiche realistiche. Ozawa fa tesoro del suo ruolo di sfidante per criticare l’amministrazione.
Alex Martin, editorialista del The Japan Times, osserva che la battaglia tra Kan e Ozawa avviene in un periodo durante il quale la nazione si dibatte nella sofferenza di un’ economia in forte caduta, di uno yen troppo alto e di altri problemi che richiedono la massima attenzione.
Un editorialista dell’Asahi osserva: “Poichè ai parlamentari del Dpj è affidata la grave responsabilità di votare per conto di tutto il popolo, noi chiediamo loro di tener ben fermo in mente ed esaminare a fondo i candidati prima di dare il voto”.
 
Esortazione tutt’altro che superflua, perchè in Giappone è forte la “morale del giri” (morale della riconoscenza individuale). In una recente intervista Yukio Hatoyama, ex presidente del Dpj ha detto: “Io sono diventato primo ministro grazie alla cortese guida del signor Ichiro Ozawa. Devo sdebitarmi”. Atteggiamento lodevole nei rapporti individuali, ma non sostenibile quando è in gioco il bene pubblico.
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