Patriarca Pizzaballa: il Natale coi cristiani di Gaza, una ‘luce di speranza’
Il porporato in visita alla comunità della Striscia martoriata da oltre due anni di conflitto. Domani la tradizionale messa solenne con un pensiero rivolto alla “ricostruzione” e a “curare i cuori”. Appello dei patriarchi e capi cristiani di Gerusalemme per i bambini malati di Gaza, perché siano accolti e curati nell’Augusta Victoria Hospital.
Gaza (AsiaNews) - Sono “felice di essere qui con voi” e, al tempo stesso, “sollevato ne rivedervi”. Sono le parole pronunciate dal patriarca di Gerusalemme dei Latini, il card. Pierbattista Pizzaballa, appena arrivato ieri mattina a Gaza per incontrare la comunità e celebrare la messa di Natale nella parrocchia della Sacra Famiglia. Una tradizione consolidata, seppur interrotta nel 2023 nel primo anno di guerra, e che ricorre a domenica precedente la festa. “So che la situazione è difficile” ha proseguito, ma la ripresa della scuola, delle attività sono “una piccola luce di speranza”. Portando i saluti non solo della Chiesa della città santa, ma “da tutto mondo” ha sottolineato come dappertutto vi siano “gruppi e associazioni” che sono “uniti a voi in questo momento”. “Avete reso evidente e manifesto - ha sottolineato - cosa significhi restare fermi e saldi nella fede in questo periodo terribile”, dando una “meravigliosa testimonianza non solo di resilienza, ma anche di fede e di speranza per molte persone” nella Striscia e nel mondo.
Il porporato, spiega una nota del patriarcato latino, è accompagnato dal vicario mons. William Shomali e da una piccola delegazione chiamata a esaminare la situazione della parrocchia, la risposta umanitaria e gli sforzi di aiuto alla popolazione. Nel pomeriggio ha visitato la chiesa greco-ortodossa di san Porfirio incontrando parrocco e fedeli, poi ha visitato i malati e impartito i sacramenti, concludendo la giornata con na messa alla Sacra Famiglia e l’incontro con i membri della comunità. Domani, 21 dicembre, la messa di Natale in parrocchia. “Questa visita - prosegue la dichiarazione - segna l’inizio delle celebrazioni natalizie tra una comunità che ha vissuto e continua a vivere in tempi bui e difficili. Riafferma il legame duraturo della parrocchia della Sacra Famiglia a Gaza con la diocesi del Patriarcato Latino di Gerusalemme”. Infine, essa “esprime l’impegno del patriarcato ad accompagnare i suoi fedeli nella speranza, nella solidarietà e nella preghiera”.
Nel suo intervento il card. Pizzaballa ha ammesso che “non possiamo dimenticare quello che è successo”, ma invita anche a “guardare avanti” e pensare alla ricostruzione di case, scuole, delle vite della comunità. “Qui abbiamo - ha rimarcato - le nostre radici e qui rimarremo, vogliamo essere qui, in modo stabile, un punto di riferimento. In questo mare di distruzione, vogliamo essere quelli che guardano e fanno vedere cosa vuol dire ricostruire. Voglio poter celebrare il Natale qui con voi, come da tradizione” come “ci siamo stati durante la guerra, a maggior ragione vogliamo essere qui” perché questa festa “è la fonte della nostra fede e della nostra vita”. “Avete usato molte volte la parola amore - ha detto rivolgendosi ai fedeli in parrocchia - e solo l’amore può costruire. Le mura si possono ricostruire e le ricostruiremo, ma dobbiamo curare i nostri cuori” senza paura, andando avanti “forti e uniti”. Un richiamo ad un compito comune che non è solo della Chiesa latina, ma riguarda anche anglicani, ortodossi che “saranno qui uniti per ricostruire la vita in Gaza”. Da ultimo ha annunciato la celebrazione di battesimo, come “ogni volta che vengo qui”.
Dalla Terra Santa giunge anche il pressante appello di patriarchi e capi delle Chiese di Gerusalemme per i bambini gravemente malati di Gaza, in cui chiedono alle autorità israeliane di concedere il permesso di recarsi nella città santa e ricevere trattamenti “disponibili solo per loro”. Pubblicata il 17 dicembre, la dichiarazione sottolinea la necessità di “concedere ai bambini di Gaza, a cui è stata diagnosticata la leucemia, il permesso di recarsi all’Augusta Victoria Hospital sul Monte degli Ulivi per ricevere cure specialistiche”. I leader religiosi sottolineano come la struttura sia “pronta a organizzare non solo il trasporto, ma anche la cura di questi giovani e vulnerabili pazienti, che saranno poi riaccompagnati alle loro case a Gaza al termine del trattamento”.
Si tratta di un appello “per motivi umanitari”, perché cure adeguate in una Striscia devastata dal conflitto non sono “disponibili”. La nota di patriarchi e capi delle Chiese si conclude auspicando che “l’autorizzazione […] venga concessa il prima possibile. Come per qualsiasi malattia, la tempestività delle cure - ricordano - è essenziale per un buon esito. Ci auguriamo pertanto vivamente che le autorità competenti ritengano opportuno che questi pazienti ricevano le cure mediche necessarie che le eccellenti strutture dell’Augusta Victoria Hospital possono fornire, affinché questi bambini possano iniziare il loro percorso verso la guarigione e la salute”.
L’appello dei leader cristiani conferma le difficoltà per gli abitanti della Striscia, cristiani e musulmani, nel ricevere cure o farmaci altrove reperibili. Una emergenza che riguarda anche i più piccoli e, per questo, diventa ancora più urgente fare pressione sulle autorità israeliane per un intervento che è umanitario, prima ancora che sanitario. “Sono un pediatra oncologo dell’Augusta Victoria Hospital a Gerusalemme est. Il mio lavoro è semplice: combattere il cancro. Ma oggi vi voglio parlare di un diverso tipo di battaglia, una che spezza la voce del medico che mi sta parlando dall’altra parte del telefono, a Gaza”. La testimonianza di Khadra Salameh, raccolta e pubblicata dal quotidiano israeliano Haaretz, è una conferma ulteriore di un quadro di profonda criticità e sofferenza. Il nosocomio della città santa, ricorda il medico, rappresentava “un’ancora di salvezza” per i bambini della Striscia di Gaza con neoplasie gravi come “tumori cerebrali, sarcomi ossei e leucemia grave. Questa era la promessa, ma ad oggi, questa ancora di salvezza è stata recisa”.
La gravità della situazione nella Striscia, prosegue il dr. Salameh, emerge nei “messaggi quotidiani dell’unico oncologo rimasto” e che cerca di curare “bambini e adulti senza risorse” in una condizione che definisce “devastante: carenza di medicine di base, nessuna chemioterapia, nessun mezzo per ottenere una diagnosi e trattamenti speciali che sono disponibili solo nell’ospedale Nasser di Khan Yunis e anche lì, sono molto limitati”. I medici assistono così impotenti al progredire delle malattie, diventando “semplicemente testimoni della sofferenza”.
Uno dei molti casi ha riguardato Ghazal, di sei anni, cui era stata diagnosticata una grave leucemia, ma i dottori non avevano altro che steroidi “che è come spruzzare gocce d’acqua su un incendio. Il bambino e il medico - prosegue - hanno aspettato per due mesi un’evacuazione medica, che non è mai arrivata. Due mesi di dolore e sofferenza […] il bambino è morto, non perché la leucemia di cui soffriva fosse incurabile, ma perché non siamo stati in grado di raggiungerlo.“Dobbiamo chiedere - conclude il medico - l’immediata formazione di un corridoio umanitario per rimuovere questi bambini dal pericolo, in modo che possano ricevere cure. Il nostro silenzio costerà la loro vita”.
L’Augusta Victoria Hospital di Gerusalemme est, costruito tra il 1907 e il 1914 dalla Fondazione Imperatrice Augusta Vittoria per i protestanti tedeschi, è un ospedale comunitario e complesso che sorge sul lato nord del monte degli Ulivi e uno dei sei dell’area orientale della città santa. Nella storia è stato nosocomio militare tedesco/ottomano durante la Prima guerra mondiale, poi quartier generale britannico, sede dell’Alto Commissario Britannico, per poi subire gravi danni nella guerra del 1967. Oggi è un importante ospedale specializzato per i palestinesi in Cisgiordania e Gaza, con un centro oncologico di eccellenza, ed è parte di un complesso che include anche la chiesa dell’Ascensione con un campanile alto 50 metri, un asilo interreligioso e un centro per pellegrini.
(Foto del Patriarcato latino di Gerusalemme)
27/06/2022 12:35
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