26/01/2013, 00.00
TERRA SANTA - SIRIA
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Patriarca di Gerusalemme: vicini ai cristiani siriani vittime della guerra

Mons. Fouad Twal manifesta apprezzamento per il lavoro di quanti cercano di alleviare le sofferenze dei profughi. Nella sua "Lettera di solidarietà" egli si unisce all'appello di Benedetto XVI, per la "cessazione di ogni violenza". E la speranza che le parti in guerra trovino "il coraggio del dialogo e del negoziato".

Gerusalemme (AsiaNews) - Vicinanza spirituale e preghiera per quanti prestano "generoso servizio" a poveri, sofferenti e bisognosi e "apprezzamento" per la testimonianza di "carità e sollecitudine fraterna". È quanto sottolinea il Patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal, in una "Lettera di solidarietà per la Siria sofferente" scritta il 24 gennaio scorso. Egli afferma che il popolo siriano vive "il dramma della Croce" e può trovare luce solo in "nostro Signore". Unendosi all'appello di Benedetto XVI, il Patriarca auspica la "cessazione di ogni violenza" e si trovi "il coraggio del dialogo e del negoziato".

In un anno, circa 600mila siriani - tra cui decine di migliaia di cristiani - hanno varcato i confini con Libano, Turchia e Giordania. In quest'ultima i rifugiati sono oltre 300mila. Il Paese ha risposto creando campi profughi attrezzati, sufficienti però per meno della metà delle persone. Secondo dati del governo, almeno duemila rifugiati hanno attraversato la frontiera nelle ultime settimane. Ad accoglierli e dare aiuto e conforto vi sono fra gli altri le suore comboniane, che si prodigano in particolare per aiutare le moltissime donne incinte o le madri con figli piccoli (cfr. AsiaNews 23/01/2013 Suore comboniane soccorrono 10mila profughi siriani nel deserto giordano). A loro, così come a tutti i cristiani vittime della guerra, il Patriarca di Gerusalemme rivolge questo appello di solidarietà e vicinanza spirituale.

A tutte le comunità religiose, a tutti i sacerdoti, a tutti coloro che in Siria prestano, rischiando di persona, il loro generoso servizio ai poveri, ai sofferenti, ai feriti, a chi è bisognoso di aiuto, esprimiamo la nostra accorata vicinanza spirituale, la nostra solidarietà nella preghiera, e tutto il nostro apprezzamento per l'instancabile testimonianza di carità e di sollecitudine fraterna nel mezzo della desolazione e in circostanze così difficili.

Siamo coscienti che la Siria e i suoi abitanti stanno vivendo in quest'ora tragica il dramma della Croce che può trovare luce solo nella Croce e nella Passione di nostro Signore. La nostra voce si leva in suffragio dei morti e a difesa dei vivi, di quelli che continuano a rimanere nella loro terra e a quanti, rifugiati, hanno perso tutto e hanno dovuto abbandonare il loro paese. Il dramma degli uni e degli altri è molto grande - come ho potuto toccare con mano anche durante la mia recente visita pastorale a Mafraq, nel nord della Giordania - e non può lasciarci indifferenti. Da tanto, da troppo tempo questa situazione si protrae. La nostra umiliazione e sofferenza più grande sta proprio nel sentirci impotenti e incapaci di intervenire per porre subito fine alla violenza e  per aiutare ulteriormente le vittime.

Il nostro appello alla cessazione di ogni violenza, e ad armarsi invece di misericordia, di pietà e di compassione verso i nostri cari fratelli siriani sofferenti, si unisce a quello del Santo Padre. Benedetto XVI continua a chiedere, e noi con lui, la preghiera per la pace perché "nei diversi conflitti in atto, cessino le ignobili stragi di civili inermi, abbia fine ogni violenza, e si trovi il coraggio del dialogo e del negoziato".

Faccio appello a chi può intervenire per favorire un dialogo finalmente  costruttivo, perché una via di uscita sicuramente c'è, se abbiamo il coraggio e la volontà di intraprenderla per amore della pace e non per altri interessi.

Maria Santissima interceda presso il Suo Figlio per queste intenzioni.

Mons. Fouad Twal, Patriarca Latino,

A nome dell'AOCTS

 

 

 

 

 

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