07/04/2009, 00.00
CINA
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Pechino annuncia una grande riforma sanitaria ma non dice come la attuerà

Netto rifiuto dell’attuale sistema degli ospedali gestiti come aziende che devono dare profitto. E’ invece affermata la “natura non di profitto” della sanità e indicata la volontà di garantire a tutti di usufruirne. Ma esperti notano la mancanza di indicazioni specifiche per l’attuazione.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Assicurare a tutti cure di alta qualità negli ospedali e abbassare i costi sanitari oggi proibitivi. Pechino rende finalmente note le linee guida della riforma per assicurare a tutti l’assistenza sanitaria pubblica. Ma esperti notano i molti aspetti poco chiari di una riforma troppo a lungo rinviata.

Dagli anni ’90 la gran parte dei cittadini non gode di assistenza sanitaria gratuita e deve pagarsi cure e medicine. Ora il governo dice che nel breve termine vuole dare una copertura sanitaria assicurativa al 90% dei residenti, garantire medicinali a prezzo contenuto e stabilire entro il 2011 una rete di ospedali nelle città e nelle zone rurali. Mentre solo per il 2020 è previsto ci sia un’assistenza sanitaria assicurativa che copra cure, medicine e prestazioni ospedaliere.

Viene affermata con chiarezza “la responsabilità [del governo] per pianificare, finanziare, rendere disponibile e controllare la natura non di profitto della sanità pubblica”. Ma esperti notano la mancanza di indicazioni specifiche su come ottenerlo, come pure l’assenza di una chiara affermazione circa il diritto del cittadino ad essere curato.

Fulcro della riforma saranno gli ospedali pubblici, che erogheranno i servizi sanitari. Dopo la riforma sanitaria del 1992 gli ospedali si sono dovuti autofinanziare. Per cui sono spesso governati dal principio del profitto, fanno pagare a caro prezzo ogni prestazione e chiedono per le medicine erogate prezzi maggiori del loro costo. Peraltro ci sono file di ore per essere curati nei migliori ospedali delle grandi città. Ciò ha portato, come ammette ieri Xinhua, a “un declino dell’equità e dell’efficienza”. Ora il governo promette maggiori fondi per gli ospedali e incentivi basati su efficienza e professionalità.

Le attuali assicurazioni sanitarie sono basate sulla residenza, di modo che i migranti, che non risultano residenti nel luogo dove lavorano e vivono, sono esclusi da qualsiasi prestazione sanitaria.

Anche chi gode di assistenza sanitaria deve spesso anticipare le spese e i rimborsi pubblici non sempre sono tempestivi. Inoltre lo Stato in genere copre le spese presso gli ospedali del luogo di residenza: se il malato vuole curarsi presso l’ospedale di un’altra città, perché garantisce prestazioni migliori, spesso deve pagarsi le cure.

Gli esperti sanitari hanno commentato con favore l’attesa riforma, ma c’è anche delusione per la poca determinatezza.

Wen Jainmin, direttore sanitario all’Ospedale Wangjing, che dipende dalla China Academy of Chinese Medical Science, ha osservato al South China Morning Post che “il difficile è porre [le innovazioni] in pratica… Finché [non leggiamo] i documenti specifici sulla riforma del sistema ospedaliero pubblico [che indicheranno le misure concrete], avremo riserve”. Nemmeno sono chiariti i tempi di attuazione e le misure immediate. Intanto, non è stato abolito il ricarico del 15% che la legge consente agli ospedali sul costo delle medicine erogate.

Zhogn Nanshan, direttore del Guangzhou Institute of Respiratory Disease ed esperto del governo, rinvia alla conferenza nazionale sulla sanità prevista ad aprile, per la quale prevede “saranno forniti dettagli più specifici sull’attuazione della riforma”.

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