16/06/2023, 12.28
CINA
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Pechino: contro il crollo demografico fecondazione assistita nel sistema sanitario

Nella capitale le coppie potranno beneficiare di 16 tecniche, dalla Fivet alla conservazione dello sperma. Il nodo delle donne non sposate che vogliono avere figli; gli esperti temono il collasso del sistema a fronte di troppe richieste.  Lo scorso anno il numero di neonati è sceso al minimo storico di 6,77 per mille abitanti. Previsto un ulteriore calo per il 2023. 

Pechino (AsiaNews) - Il governo cinese rilancia la sfida per sostenere la natalità e contrastare il crollo demografico, con le sue inevitabili ripercussioni sulla sfera economica e lo sviluppo che sembrano segnare sempre più il passo nell’ultimo periodo. Da la decisione, ufficializzata ieri, da parte della municipalità di Pechino di inserire all’interno del sistema sanitario della capitale almeno 16 tecniche diverse di fecondazione assistita alle coppie, ultima (e in una certa misura disperata) mossa delle autorità per stimolare le nascite.

Per certi versi si tratta di una vera e propria rivoluzione, che comprende anche materie sensibili e tematiche che sono al centro di confronti di natura etica, oltre ad un marcato intervento medico in un’ottica di procreazione assistita.  Secondo quanto riferisce Du Xin, vice-direttore del Municipal Medical Insurance Bureau di Pechino, saranno inclusi nell’assicurazione di base la fecondazione in vitro, il trapianto di embrioni, il congelamento e la conservazione dello sperma. Una misura che giunge in una fase in cui la Cina cerca di contrastare il crollo della natalità, con il primo calo demografico in 60 anni frutto di decenni di politica del figlio unico. Lo scorso anno il numero di neonati è sceso al minimo storico di 6,77 per mille abitanti e si prevede un ulteriore calo nel 2023.

Lo scorso agosto la Commissione nazionale cinese per la Salute ha dato indicazioni alle province per riformare le politiche a sostegno dei tassi di fertilità. Il Liaoning, nel nord-est, ha dichiarato a maggio che avrebbe incluso le tecnologie di riproduzione assistita a partire dal primo luglio.

L’annuncio di Pechino precede anche il verdetto del tribunale per quanto concerne la vicenda di Teresa Xu, una donna cinese di 35 anni non sposata che ha fatto causa a un ospedale pubblico della capitale per violazione dei diritti, perché si è rifiutato di congelarle gli ovuli perché non sposata. Preoccupati dal rapido invecchiamento, a marzo i consiglieri politici del governo hanno proposto che le donne nubili e celibi abbiano accesso, tra gli altri servizi, al congelamento degli ovuli e ai trattamenti di fecondazione in vitro (Fivet).

Per le donne non sposate in tutto il Paese è difficile accedere a trattamenti di fertilità e tecnologie di congelamento degli ovuli, a causa della regola nazionale che impone il matrimonio. Ciononostante, alcune cliniche private in determinate province, quella quella sud-occidentale del Sichuan, hanno già iniziato ad autorizzare e praticare la Fivet a nubili per contrastare il calo delle nascite. Inoltre, la liberalizzazione dei trattamenti per la fertilità a livello nazionale potrebbe scatenare una maggiore domanda in quello che è già il più grande mercato del mondo, mettendo - è il timore dei medici e degli esperti del settore - a dura prova i servizi pro-fertilità già ora assai limitati.

Da tempo demografi e economisti spingevano il governo cinese ha togliere ogni limite nella generazione di figli. Dagli anni ’80 la Cina aveva reso obbligatoria la legge sul figlio unico, spesso attuata in modo radicale e violento. Nel 2016 il governo ha lanciato la politica dei “due figli”. Ma a quanto pare, tale politica non sta dando buoni risultati: molte coppie non vogliono avere figli per nulla, o ne vogliono solo uno perché giudicano tale scelta troppo dispendiosa. Nel 2020 alcuni membri dell’Accademia delle scienze sociali, per facilitare nuove nascite, hanno lanciato un appello allo Stato per la promozione delle gravidanze, la fecondazione artificiale e l’aiuto parentale, soprattutto nelle aree dove la popolazione è più anziana.

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