04/12/2015, 00.00
CAMBOGIA
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Phnom Penh: i 25 anni del Pime in Cambogia

di p. Ferruccio Brambillasca
P. Ferruccio Brambillasca, Superiore generale del Pime, ha celebrato l'anniversario assieme a tre vescovi della Chiesa locale e alle suore Missionarie della Carità, anche loro arrivate 25 anni fa in Cambogia: “Questa è una 'missione pura' al suo inizio, nella quale sia lo Spirito Santo che i missionari sono liberi di lavorare per il bene del Paese e della sua gente. Grazie al sacrificio quotidiano dei nostri primi missionari, ora operiamo con semplicità ed entusiasmo per portare il Vangelo ai nostri fratelli”.

Phnom Phen (AsiaNews) – Il Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime) ha festeggiato ieri, insieme alle suore della Missionarie della Carità, 25 anni di presenza in Cambogia. I missionari e le missionarie, insieme ai fedeli e alle autorità della Chiesa, hanno celebrato una messa di ringraziamento nella capitale. Nel 1990 la Cambogia stava uscendo dalla dittatura dei Khmer rossi. La Chiesa era stata azzerata, con gli edifici distrutti e il personale ucciso o espulso. Il nuovo governo ha consentito alla suore di Madre Teresa di aprire un dispensario per aiutare gli ammalati. Le suore hanno chiesto al Pime di avere con loro un cappellano, per celebrare la messa quotidiana. Così è iniziata la missione in Cambogia. P. Gianluca Tavola, Superiore regionale, racconta: “Ieri sera è stato un momento celebrativo per ringraziare il Signore. Noi e le suore siamo venuti insieme qua in Cambogia. Erano presenti il Superiore generale, il Consigliere generale p. Gabriel, e tre vescovi ordinari delle tre prefetture apostoliche della Cambogia. Abbiamo celebrato la messa insieme e poi c'è stato un momento di condivisione, con l'intervento del Superiore, del vescovo e della Superiora regionale delle Missionarie della Carità. Abbiamo invitato i rappresentanti degli istituti religiosi, dei missionari e alcuni fedeli: ci saranno state circa 250 persone”.

Riportiamo l'intervento di p. Ferruccio Brambillasca, Superiore generale del Pime, pronunciato al termine della messa.

Eccellenze mons. Olivier Schmitthaeusler, mons. Enrique Figaredo Avalgonzales, mons. Sudairaj Antomysamy, sacerdoti, membri degli Ordini religiosi e voi tutti figli del Padre Celeste, a voi i miei saluti più cari, da parte di tutti i membri del Pontificio Istituto Missioni Estere, conosciuto come Pime.

Sono molto contento di essere qui, tra voi, a festeggiare oggi il 25mo anno di lavoro fatto dai membri del Pime in questo Paese.

Il nostro Istituto, nato 160 anni fa, è un istituto missionario di quasi 500 membri (sacerdoti e laici) che lavorano per il Regno di Dio in 18 Paesi.

Parlando dell'Asia, i nostri missionari sono stati mandati in Papua Nuova Guinea, Cina, India, Myanmar; e in questi Paesi essi hanno creato comunità locali, diocesi,seminari e altre strutture necessarie per la gestione delle Chiese locali.

Nel corso di 160 anni, Dio ci ha donato 19 martiri che hanno dato la vita per il Vangelo e che sono una sorgente di ispirazione quotidiana per noi missionari del Pime. Il martirio, anche nel vostro bellissimo Paese, è la prova dell'amore incondizionato per Cristo e la peculiarità di una particolare Chiesa, popolo e nazione...

Il nostro Istituto, come potete vedere dalla compagine dei suoi membri che lavorano tra voi, è internazionale. I suoi missionari provengono da differenti nazioni, hanno avuto come unico proposito quello di lasciare il Paese di origine per partire e predicare il Vangelo a tutti i popoli. Questo desiderio di annunciare il Vangelo al di fuori del Paese d'origine fa di noi, anche qui in Cambogia, tutti fratelli che servono i loro fratelli.

In modo simile ad altri istituti missionari, anche il Pime si pone senza riserve nel servizio della Chiesa locale. Per questo motivo, attraverso questa celebrazione, abbiamo voluto impegnarci a continuare il servizio a coloro che sono a capo della Chiesa: il vescovo Olivier Schmitthausler, mons. Enrique Figaredo Alvargonzalez e mons. Sudairaj Antomysamy. In aggiunta alla promessa di continuare a lavorare al servizio della Chiesa locale, noi ci impegniamo a manifestare la natura missionaria dell'Istituto lavorando in mezzo ai non-cristiani, attraverso il dialogo religioso, l'assistenza umanitaria e l'evangelizzazione diretta, perché queste attività sono per noi sia il punto di partenza che l'obiettivo della nostra opera.

Inoltre, in un Paese come la Cambogia, che è conosciuto per gli orrori della guerra e della violenza, ogni missionario del Pime desidera essere un uomo di comunione e di pace, capace di costruire ponti che attraversino le divisioni culturali e religiose.

Uno potrebbe chiedere: “Come è stato possibile che 25 anni fa, attraverso l'iniziativa di p. Cagnasso, che all'epoca era superiore generale del Pime, è stata fondata una nuova missione in Cambogia? La missione del Pime in Cambogia come si è inserita nel contesto delle altre missioni nel mondo? C'è una lezione che la nostra presenza qui può insegnare al popolo cambogiano e all'intero Istituto? Quali sono stati i cambiamenti necessari che si sono dovuti fare? Quali sono le iniziative e le attività che devono essere continuate? Cosa dobbiamo correggere nel nostro modo di fare missione in Cambogia?”.

Come potete vedere, le domande non hanno una risposta semplice, specialmente per me che visito questa missione e questo splendido Paese per la prima volta. Solo adesso inizio a comprendere un po' di come questa missione opera. Comunque devo dire che, anche se non avevo familiarità con essa, ho avuto sempre un interesse per questa missione. Non può essere solo per il fatto che, nei miei 15 anni di missione in Giappone, ho conosciuto dei volontari che sono venuti a lavorare qui, ma anche perché questa missione in Cambogia non rispecchia la forma classica della missione che ha molte strutture, molte chiese e cappelle, molti sacerdoti, suore e fedeli. Essa è una “missione pura” al suo inizio, nella quale sia lo Spirito Santo che voi siete liberi di lavorare per il bene del Paese e della sua gente.

Come sapete, siamo appena entrati “in punta di piedi” in Cambogia, mandando professori ad insegnare a livello universitario, assistendo le suore di Madre Teresa (alle quali rivolgo un ringraziamento particolare) e con i progetti umanitari di New Humanity, il cui lavoro è veramente prezioso per le persone che hanno bisogno di assistenza a diversi livelli.

Tra i pionieri, voglio segnalare p. Antonio Vendramin, che parlerà più tardi stasera. Lui ha passato i primi anni di missione da solo. Poi voglio menzionare p. Franco Legnani, che vive al nostro quartier generale a Roma. Mi ha raccontato dei primi passi fatti dai missionari del Pime in queste terre, in cui i primi anni sono stati vissuti dai missionari in mezzo alle incertezze, perché non era ancora chiaro per noi se il Pime potesse investire più personale in questa missione. Come potete tutti ben capire, vivere ogni giorno nell'insicurezza non è d'aiuto e non contribuisce a lavorare con mente serena. Anche se l'incertezza può generare saggezza e pazienza in un missionario, che lo accompagnano per il resto della sua vita missionaria.

Per cui, grazie al sacrificio quotidiano dei nostri primi missionari del Pime, ora la nostra missione gode del lavoro di giovani sacerdoti e, da un punto di vista legale, è una Delegazione del Pime che dipende direttamente dal Superiore generale e dal suo Consiglio.

Naturalmente, fra i missionari che hanno faticato in Cambogia ma che, purtroppo, sono già andati a ricevere la loro ricompensa eterna, non posso non menzionare p. Mariano Ponzinibbi. Nonostante abbia lavorato qui solo per pochi anni, grazie alla sua presenza significativa ha lasciato un'impressione positiva e durevole in tutti coloro che lo hanno conosciuto.

Devo anche citare la presenza dei missionari laici del Pime (Cml) e quelli dell'Alp (Associazione Laici Pime). Sono tutte persone che hanno contribuito a introdurre il nostro Istituto nella corrente del lavoro missionario qui in Cambogia in un modo professionale, come missionari laici.

Per noi membri del Pime, questa missione in Cambogia è una delle più giovani e, perciò, è considerata il riferimento di ciò che dovremmo fare come istituto missionario per trovare modi più rilevanti e più efficaci per compiere il lavoro missionario nel prossimo millennio. Prima di tutto è una missione “magra”, con pochi missionari e tutti relativamente giovani. Questi giovani missionari sono così uniti alla Chiesa locale che uno di essi è vicario generale della diocesi. Essi sono anche legati alla comunità tra di loro. E, ancora più importante, essi lavorano in mezzo ai non-cristiani con uno stile di vita semplice che porta testimonianza del Vangelo di Gesù in modo molto efficace.

Se noi paragoniamo questi 25 anni di attività missionaria in Cambogia con i molti decenni passati in Cina o in India, dove stiamo lavorando dall'inizio della nascita del nostro Istituto missionario, 25 anni non sono tanti. Però essi ci danno l'opportunità di riflettere seriamente sul nostro lavoro compiuto fin qui e su quello che possiamo fare in futuro.

Spero che questo lavoro possa continuare con quella semplicità ed entusiasmo che sono presenti da quando abbiamo messo il primo piede in questo Paese. Lo spero affinché la nostra comunità in Cambogia possa essere sempre una comunità missionaria al servizio del Vangelo e dei poveri.

Chiedo a tutti voi presenti di assisterci in questo nostro impegno e di richiamarci a questa sfida, se falliremo in questo sforzo.

Esprimo ancora una volta la mia gratitudine a tutti quanti sono qui stasera, per il sostegno che ci avete dato nel corso di questi 25 anni. Possa il Signore continuare a benedirvi nel vostro ministero tra il popolo cambogiano.

E a tutti voi auguro una piacevole serata!

P. Ferruccio Brambillasca, Superiore Generale del Pime

 

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