14/06/2016, 09.30
ISLAM
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Ramadan e Giubileo misericordia, cristiani e musulmani in digiuno e preghiera per la pace

Il patriarcato caldeo in Iraq invita la comunità cristiana a osservare il digiuno musulmano il prossimo 17 giugno. In Pakistan le comunità cristiane organizzano pasti dell’Iftar aperti a fedeli di tutte le religioni. Ad Aleppo iniziative di solidarietà per famiglie musulmane povere. Per l’emerito di Davao (Filippine) il digiuno diventa “modalità di dialogo”.

 

Baghdad (AsiaNews) - Il Ramadan come occasione di incontro, confronto, preghiera e digiuno comune per la pace nel mondo, per il dialogo interreligioso, per contrastare ogni fondamentalismo e la logica di violenza e terrore di chi perpetra crimini con il manto della religione. In questo Anno giubilare della Misericordia indetto da papa Francesco, il mese sacro dell’islam dedicato al digiuno e alla preghiera diventa ancor più occasione di ponte e di dialogo fra cristiani e musulmani, in Medio oriente e in molte altre parti del mondo. Dall’Iraq al Pakistan, dalle Filippine alla Siria si moltiplicano luoghi e momenti - come scrive la Chiesa irakena - per promuovere “pace e fraternità”.

Il patriarcato caldeo invita la comunità cristiana a digiunare il prossimo venerdì 17 giugno, in “solidarietà” con i musulmani e per lanciare un messaggio di pace in Iraq, nazione martoriata da conflitti e violenze. In un messaggio inviato ad AsiaNews, Mar Louis Raphael Sako invita a digiunare e pregare “per la pace e la stabilità” in Iraq e nella regione; sua beatitudine chiede anche maggiore impegno a favore degli sfollati “al fine di promuovere una cultura di amore, fraternità e coesistenza armoniosa”.

La Chiesa irakena è impegnata in prima persona nell’opera di assistenza e aiuto, distribuisce cibi e generi di prima necessità, presta cure mediche e organizza, in questo mese sacro per l’islam, pasti dell’Iftar (consumati dopo il tramonto del sole) per i musulmani. Per sensibilizzare tutta la comunità, conclude la nota, “il patriarca caldeo, i vescovi ausiliari e i collaboratori hanno deciso di digiunare in questo particolare giorno”.

Il ramadan in Pakistan diventa invece occasione per organizzare i pasti dell’Iftar “aperti” a tutta la comunità, cristiani e musulmani. Attivisti e leader cristiani invitano scuole e parrocchie a promuovere pasti comuni al tramonto, quando si conclude il tempo giornaliero di digiuno. Questi momenti aiuterebbero a “promuovere una vera amicizia”.

Secondo alcune personalità della Chiesa locale, alle cene nei ristoranti in cui vengono invitate personalità islamiche vanno privilegiati pasti comuni nelle abitazioni private, che permettono di riunire membri di entrambe le fedi. “Il Ramadan - spiega ad AsiaNews il sacerdote irakeno p. Aftab James Paul - è una buona occasione per ricostruire le relazioni […] e far capire ai nostri fratelli musulmani che condividiamo gli stessi valori”.

Dall’inizio del Ramadan l’arcidiocesi siro-ortodossa di Aleppo, in Siria, organizza pasti mattutini e serali, dopo il tramonto, per le famiglie musulmane povere della città. Le famiglie cristiane del sobborgo di Sulaimaniyah ogni giorno preparano i pasti per i musulmani, che vengono poi distribuiti nella cattedrale di Sant’Efrem.

In un comunicato diffuso sui media dell’arcidiocesi i vertici della Chiesa siro-ortodossa locale spiegano che si tratta di un “semplice gesto” per esprimere “solidarietà” fra cittadini di religione diversa, con l’obiettivo di rilanciare la convivenza e la fratellanza in una realtà di guerra. Del resto la comunità cristiana promuove da tempo iniziative di solidarietà nel Paese aperte a tutte le fedi, come i bambini orfani musulmani che vengono accolti e accuditi in strutture della Chiesa.

Nelle Filippine l’arcivescovo emerito di Davao ha esortato anche i non musulmani a osservare il digiuno giornaliero durante il Ramadan. “Dovremmo promuovere questo tipo di attività - sottolinea mons. Fernando Robles Capalla - come modalità di dialogo con le altre religioni”. Il prelato ha aggiunto che il digiuno è comune a tutte le religioni ed è un gesto positivo di solidarietà. Esso non è solo un’astinenza dal consumo di cibo e bevande, conclude il prelato, ma anche un momento per rafforzare la devozione personale.

 

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