09/11/2010, 00.00
COREA
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Riconciliazione e aiuti alimentari ai coreani del Nord

di Matteo Choi Seok Kyoon
Alluvioni e il braccio di ferro tra il regime di Pyongyang e Seoul, mettono a rischio la vita di milioni di nordcoreani, che passeranno l’inverno senza cibo. Al V Forum per la riconciliazione tra le due Coree, l’arcivescovo di Seoul sfida i laici cattolici ad essere cristiani autentici e ad aiutare i fratelli del Nord nonostante il gelo tra i due governi.

Seoul (AsiaNews) – Nei prossimi mesi, milioni di nord coreani, soprattutto donne, anziani e bambini rischiano di restare senza cibo. Le recenti alluvioni, le ferree politiche del regime e la parziale interruzione degli aiuti provenienti dalla Corea del Sud hanno fatto calare di oltre 1,4 milioni di tonnellate la disponibilità di derrate alimentari necessarie per superare l’inverno.

In questi anni, il governo di Seoul ha mantenuto la linea dura nei confronti del regime di Pyongyang, che da parte sua ha preferito promuovere il suo programma nucleare e finanziare l’esercito invece di aiutare la popolazione. Secondo i membri dei partiti più conservatori, il Nord avrebbe infatti utilizzato gli aiuti per sostenere il proprio esercito anzichè soccorrere milioni di affamati.

Per trovare una soluzione al braccio di ferro diplomatico tra i due Paesi e aiutare i fratelli del nord, i rappresentati del Consiglio per l’apostolato dei laici cattolici di Corea hanno discusso sul tema degli aiuti al V Forum sulla riconciliazione, avvenuto lo scorso 4 novembre a Seoul.     

Nel suo intervento Kwon Tae-jin, vicedirettore del Korea Rural Economic Institute, ha suggerito la creazione di sistemi di controllo e trasparenza da imporre al regime di Pyongyang per verificare la reale distribuzione degli aiuti tra la gente. “Oltre all’assistenza di cibo – ha aggiunto – possiamo promuovere la produzione interna, aiutando i recercatori locali nel trovare metodi di coltura più adatti e piantare alberi per diminuire i danni delle alluvioni”.    

Yang Mun-su, membro dell’ Institute for Far Eastern Studies all’Università di Kyungnam, ha difeso invece la politica degli aiuti, sottolineando che la loro parziale interruzione nel 2008, ha generato nel Sud un surplus di produzione di oltre 1,4 milioni di tonnellate di riso. La conseguenza è stato un generale crollo dei prezzi del riso, che a tutt’oggi costringe il governo di Seoul a sostenere l’industria agricola in crisi e pagare per conservare il riso nei magazzini. Yang ha affermato che le oltre 400mila tonnelate di riso inviate dal governo precedente hanno dato respiro alla popolazione del nord, colpita oltre che dalle carestia anche dalla svalutazione della moneta voluta dal regime. 

All’evento era presente anche Mons. Andrea Yom Su-jeong, vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Seul. Egli ha invitato i cattolici a non indurire il proprio cuore, soprattutto in questo periodo di gelo tra i due governi. “Se ignoriamo i nostri fratelli e sorelle del Nord – ha affermato - dobbiamo domandarci: ‘Siamo veramente cristiani autentici?’. Per il prelato il dialogo e la riconciliazione sono una delle strade principali per portare aiuto ai fratelli del Nord. 

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