25/07/2023, 13.54
CINA
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Rimosso Qin Gang: a Wang Yi il ministero degli Esteri cinese

Il diplomatico che da un mese per ragioni ignote non appariva agli appuntamenti ufficiali è stato ufficialmente liquidato. Al suo posto ritorna il già potente consigliere per le relazioni internazionali di Xi Jinping. Ma l'uscita di scena di uno dei più noti "wolf warriors" è uno smacco anche per il presidente in una fase politica delicata a Pechino.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – A un mese dalla sua ultima apparizione ufficiale il ministro degli Esteri cinese Qin Gang è stato ufficialmente rimosso. Ad annunciarlo è stata CCTV, la tv di Stato cinese, dando conto della decisione ratificata oggi in una sessione speciale del Comitato permanente dell'Assemblea nazionale del popolo, tenutasi dopo la riunione tenutasi ieri del Politburo, il massimo organo decisionale. Al posto di Qin Gang al ministero degli Esteri arriva direttamente Wang Yi, il responsabile delle relazioni internazionali per il Partito, che aveva già guidato il ministero degli Esteri. Era stato lui - ad esempio - nel febbraio 2020 a incontrare a Monaco a margine della Conferenza sulla sicurezza, il segretario per i rapporti con gli Stati della Santa Sede, l'arcivescovo Paul Gallagher. 

Wang Yi aveva già ha un profilo superiore a quello di Qin, essendo il principale assistente del presidente Xi Jinping in politica estera, e aveva già preso il centro della ribalta negli incontri diplomatici di queste settimane dopo l’improvvisa “sparizione” di Qin Gang, apparso in pubblico l’ultima volta il 25 giugno in un incontro con gli ambasciatori di Vietnam e Sri Lanka. Inizialmente la strana assenza del 57enne ex ambasciatore a Washington era stata giustificata verbalmente con ragioni di salute, che erano però poi scomparse nei testi ufficiali. E i funzionari del ministero avevano smesso di rispondere alle domande in proposito.

Ora la rimozione certifica la caduta in disgrazia di Qin Gang che rappresenta anche uno smacco personale per Xi Jinping: il diplomatico, considerato uno degli esponenti più rappresentativi dei “wolf warriors” (l’ala più dura nel ribattere nell’arena internazionale alle critiche contro Pechino), era infatti annoverato tra i fedelissimi del presidente che ne aveva sostenuto l’ascesa subito dopo aver ottenuto la riconferma del suo terzo mandato alla guida del Partino nel XX Congresso dell’ottobre scorso.

Dalle comunicazioni ufficiali – come sempre a Pechino – nulla trapela sulle ragioni dell’improvvisa rimozione di Qin Gang, restato incarica appena sei mesi. Tra le voci rimbalzate in queste settimane sulla sua scomparsa non era mancata persino una vicenda privata: era stata evocata una relazione con una giornalista di Hong Kong che lavorava negli Stati Uniti, giudicata inopportuna. Ma al di là di quali siano state le reali motivazioni resta il rimescolamento delle carte al vertice della diplomazia di Pechino in una fase estremamente delicata per Xi Jinping, con il difficile quadro internazionale che va a intrecciarsi con i risultati ampiamente sotto le attese dell’economia cinese.

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