29/06/2021, 13.40
PAKISTAN
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Schiavi dei mattoni: altre famiglie libere, il grazie ad AsiaNews (VIDEO)

di Shafique Khokhar

Nella fabbrica di Faisalabad il padrone aveva tentato di tenere imprigionate alcune famiglie con nuove bollette, ma anche questo debito è stato ripagato con la generosità dei nostri lettori. Le loro testimonianze: "Voleva tenerci schiavi, ma non sapeva che Dio è grande e nel suo disegno ci vuole liberi".

Faisalabad (AsiaNews) - Avevano ripagato il loro debito, ma il padrone aveva provato a ricattarle di nuovo con alcune bollette dell'energia elettrica. Grazie alla generosità dei nostri lettori, però, adesso altre sette famiglie hanno potuto lasciare la fabbrica di mattoni. Dal Pakistan si aggiungono nuovi ringraziamenti alla campagna promossa dal dicembre scorso da AsiaNews con la diocesi di Faisalabad: un aiuto ai lavoratori tenuti schiavi con le loro famiglie a causa dei debiti accumulati con il proprio datore di lavoro.

Sono 52 le famiglie per le quali, con la mediazione non facile del corrispondente della nostra agenzia, il padrone della fabbrica ha accettato di ripianare il debito. L'accordo era che queste famiglie potessero essere libere di andarsene con il mese di giugno, quando finisce la stagione per la costruzione dei mattoni. Otto famiglie erano già riuscite a partire, mentre per altre sette era sorto un nuovo ricatto sulle bollette dell'elettricità. Ma anche questo ostacolo è stato risolto e adesso possono essere libere di ricominciare una nuova vita.

Aslam Masih, un cristiano di 55 anni, racconta ad AsiaNews: “Sono qui da 20 anni, ho tre figlie e due figli piccoli. La più grande ormai ha 18 anni, lavora anche lei nella fabbrica di mattoni. Abbiamo cercato in tutti i modi di ripagare il debito di 150mila rupie (circa 800 euro) ma non ci siamo riusciti; anzi, a causa della pandemia abbiamo dovuto contrarne anche un altro. Ma grazie alla campagna di AsiaNews a marzo avevamo restituito tutti i soldi".

Aslam spiega che il datore di lavoro li ha obbligati lavorare ancora fino a giugno, pagandoli. "Siamo rimasti in sette famiglie. All'inizio del mese ci ha offerto un altro prestito con l'intento di costringerci a restare ancora, ma noi l'abbiamo rifiutato. A quel punto il padrone ha detto che potevamo andarcene solo dopo aver pagato le bollette dell'elettricità, che ammontavano ad altre 120mila rupie (circa 680 euro). Così abbiamo chiesto ancora aiuto ad AsiaNews. E grazie a voi adesso siamo finalmente liberi; le nostre preghiere sono state ascoltate, nessuno ci avrebbe creduto”.

Neelam Bibi, moglie di Qasim Masih e madre di due figli piccoli, aggiunge: “Per noi è il giorno dell'indipendenza. Eravamo preoccupati per i nostri figli, non volevamo crescessero qui. Ma avevamo contratto un debito per le medicine di mio figlio e 160mila rupie (880 euro) erano troppi soldi per noi. Preghiamo tutti i giorni per le persone che attraverso AsiaNews ci hanno aiutato a ripagare prima il debito e adesso anche queste bollette che il padrone adesso ci aveva imposto. Voleva tenerci schiavi, ma non sapeva che Dio è grande e nel suo disegno ci vuole liberi. Che sollievo sapere che i nostri figli ora potranno andare a scuola e non saranno più schiavi di nessuno”.

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