'Senza speranza': fenomenologia di una canzone virale in Cina
Il musicista-influencer Wang Bo, della Cina continentale, ha trasformato una battuta di un politico taiwanese in un ritornello che in queste settimane sta spopolando su entrambe le sponde dello Stretto di Taiwan. Pechino ha provato a dargli una connotazione di protesta politica contro il governo dell'isola ribelle, ma il messaggio vero è l'autoironia di fronte all'insoddisfazione ampiamente diffusa anche nell'autoproclamata "seconda potenza mondiale".
Taipei (AsiaNews) - "Dovevi affrontare tutto con calma e sicurezza, ora invece corri qua e là, barcollando e strisciando. Stai mentendo consapevolmente, perché ti commuovi? Perché stai piangendo? Sei senza speranza”
Questa battuta, ricca di dramma e tensione emotiva, è tratta da un intervento tenuto nel 2017 dal consigliere comunale taiwanese Wang Shijian durante un’interpellanza al Consiglio municipale di Taipei. In modo inaspettato, durante la settimana delle vacanze nazionali del 2025, il musicista influencer Wang Bo ha trasformato quelle parole in testo e musica, dando vita alla canzone “Senza Speranza” (没出息), che nell’arco di una sola notte è diventata virale in rete.
La melodia orecchiabile, unita al video originale carico di pathos, ha creato un effetto audiovisivo tanto ironico quanto profondo. Il brano è rapidamente esploso, generando versioni in mandarino, giapponese, inglese e altre lingue, diventando un fenomeno transnazionale che ha travolto entrambe le sponde dello Stretto di Taiwan.
Il successo di “Senza Speranza” deriva innanzitutto dalla capacità di Wang Bo di cogliere i trend di Internet e di trasformarli con straordinaria creatività. Non è la prima volta che trasforma meme online in musica pop: già un anno fa la sua canzone per bambini “Felpa con cappuccio” aveva riscosso grande successo. Anche questa volta non ha fatto eccezione: dal commento infantile sulla felpa al discorso politico infuocato di Wang Shijian, Wang Bo dimostra una creatività popolare capace di “trasformare tutto in canzone”.
Questo modo di creare “a partire da materiale locale”, combinato con i meccanismi algoritmici delle piattaforme, ha prodotto un effetto virale irresistibile - “ipnotico, orecchiabile, contagioso” - diventando un tipico esempio di risonanza culturale tra le due sponde dello Stretto.
Il meme alla base della canzone nasce dalle parole del consigliere Wang Shijian, soprannominato “Il re che sostiene il drago”: si dice che molti funzionari “rimproverati” da lui abbiano poi fatto carriera. Nell’era dei meme musicali, a Taiwan la sua immagine è diventata quella di un politico del Partito Democratico Progressista (DPP) che mette al primo posto gli interessi dei cittadini, al di là delle lotte partitiche. Recentemente è stato anche eletto membro del Parlamento taiwanese.
Interessante il commento dell’Ufficio per gli Affari di Taiwan della Cina continentale riguardo al successo della canzone diffuso dalla CCTV – la tv pubblica di Pechino: il portavoce ha accolto positivamente questa “interazione spontanea e divertente” tra i due lati dello Stretto, ma ha anche colto l’occasione per dire che la canzone ricorda “i politici taiwanesi senza speranza”, che fanno procedere Taiwan “barcollando e strisciando”, mentre il lavoro di Pechino su Taiwan procede “con calma e sicurezza”.
In Cina molti media statali e social media hanno poi amplificato questa interpretazione politica, pubblicando versioni estese del brano che sembrano una condanna di Lai Ching-te e dell’indipendentismo taiwanese. In realtà, però, per molti cittadini della Cina continentale vedere politici che vengono interrogati “come nipoti rimproverati dal nonno” senza poter rispondere è una scena quasi impensabile. Proprio come i video del giudice americano Frank Caprio, amati dal pubblico cinese, anche “Senza Speranza” ha suscitato non solo empatia emotiva, ma anche una sottile ammirazione per il sistema politico e il controllo del potere esistenti sull’altra sponda dello Stretto.
Il motivo per cui la canzone ha toccato così tanto i netizen è che le sue parole descrivono perfettamente l’ansia collettiva e l’autoironia profonda di chi si trova sospeso tra sogni e realtà. Sono nate versioni alternative della canzone - “edizione ubriaco al volante”, “edizione gourmet”, “edizione borsa”, “edizione studentesca” – legate a ogni fase della vita: a vent’anni si crede di poter vivere “con calma e sicurezza”, a trent’anni ci si scopre “affannati e barcollanti”, a quarant’anni si “mente consapevolmente”, a cinquanta ci si ritrova “a piangere in silenzio nel cuore della notte” e alla fine ci si deride con un “sei senza speranza”. Questa universalità – al di là dell’età e della professione - permette a ciascuno di ritrovarsi nella canzone.
Alcuni critici sostengono che questa esplosione emotiva non sia del tutto negativa: rappresenta una catarsi collettiva. Ridendo insieme e con autoironia, gli ascoltatori imparano ad accettarsi e riconciliarsi con le proprie imperfezioni. “Senza Speranza” diventa così l’opposto di una “canzone motivazionale”: attraverso l’umorismo trasforma la frustrazione in una forma di incoraggiamento. Dice che la vita è dura, ma dobbiamo comunque continuare a “barcollare e strisciare” con un sorriso.
Al di là delle metafore politiche e della leggerezza del fenomeno pop, lascia però dietro di sé una riflessione inquietante: se in una società i cittadini condividono in modo così diffuso sentimenti di ansia, impotenza e autoironia, si tratta di un segnale profondo. La sequenza dal “vivere con calma” al “barcollare e strisciare”, soprattutto nella versione “studentesca” (asilo: “con calma”; medie: “in fretta”; superiori: “barcollando”; università: “mentendo consapevolmente”; primo lavoro: “perché piangi?”; mezza età: “senza speranza”), descrive con precisione la disperazione collettiva di chi, in un contesto di ingiustizia sistemica e rigidità sociale, non ha più spazio per progredire.
L’ondata emotiva che accompagna la canzone è una protesta silenziosa contro l’involuzione, la pressione sociale e la disuguaglianza nella distribuzione delle risorse.
Curiosamente, proprio mentre “Senza Speranza” conquistava la rete, i media statali cinesi lanciavano una campagna per “frenare il vento delle emozioni negative”. Testate come People’s Daily, CCTV e China News stanno ammonendo contro la “diffusione intenzionale di emozioni negative”, sostenendo che molti casi sociali vengono “amplificati in modo tendenzioso” e “inquinano la rete”.
Questa narrativa ufficiale contrasta però fortemente con quanto la popolazione percepisce: negli ultimi dieci anni, le notizie su leader che visitano di persona i luoghi colpiti da calamità sono diminuite; durante l’alluvione di Baise (nel Guangxi), per esempio, non si è visto quasi nessun servizio mediatico per giorni. Incidenti, suicidi e tragedie quotidiane vengono spesso rimossi dai social network entro poche ore. Le sofferenze e le voci dei cittadini restano confinate ai margini di Internet.
In questo contesto di crisi economica, insicurezza e malcontento crescente, molti cittadini leggono nelle parole di “Senza Speranza” una forma di resistenza e introspezione. Quando un Paese che si proclamava “seconda potenza mondiale” si ritrova isolato e pieno di problemi interni, il contrasto diventa doloroso. La frase “Perché piangi? Sei senza speranza” non suona più solo come autoironia, ma come una velata critica al governo. La gente si chiede: come siamo passati dal “vivere con calma” al “barcollare e strisciare”? Non è forse il momento di riflettere seriamente?
“Senza Speranza” è passata così dall’essere un semplice meme a diventare una valvola di sfogo collettiva, un modo ironico e profondo per esprimere l’insoddisfazione per la realtà e la preoccupazione per il futuro.
03/07/2017 08:48
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