01/08/2025, 10.03
COREA DEL SUD
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Seoul: Lee riparte dalla legge sul diritto di sciopero

di Lisa Bongiovanni

Il 4 agosto in parlamento il voto definitivo sulla Yellow Envelope Law, un provvedimento che blocca la possibilità per le aziende di chiedere risarcimenti ai lavoratori per le proteste "illegittime" ed estende le responsabilità sui subappalti. Già approvata lo scorso anno, la norma era stata bloccata con il veto dall'allora presidente conservatore Yoon. La contrarietà dei chaebol, i grandi conglomerati industriali coreani, che temono di perdere ulteriore terreno.

Milano (AsiaNews/Agenzie) – Il parlamento della Corea del Sud si appresta a votare una legge importante - e al tempo stesso controversa - sul fronte dei diritti dei lavoratori. I deputati del Partito Democratico di Corea, il partito del presidente Lee Jae Myung che ha la maggioranza nell’assemblea legislativa, il 4 agosto dovrebbero approvare in via definitiva le modifiche al Labor Union Act, note come Yellow Envelope Law. Se emanata, la riforma rafforzerebbe in maniera significativa i diritti dei lavoratori e il potere dei sindacati, in un Paese caratterizzato da forti disuguaglianze sociali, competizione feroce e un sistema spesso permeato dalla corruzione.

A Seoul, i chaebol (i grandi conglomerati industriali) tradizionalmente dominano il mercato del lavoro e bloccano i tentativi di riforme, con denunce di sfruttamento da parte dei lavoratori che da tempo reclamano maggiori tutele. Ma, nel delicato equilibrio tra interessi economici e diritti, una parte del Paese teme che interventi di questo tipo possano rallentare - o addirittura paralizzare - leconomia, già in affanno a causa delle tensioni commerciali con gli Stati Uniti appena mitigate dall’intesa sui dazi al 15%. Lee sembra comunque deciso a portare avanti questa sua promessa elettorale, sbloccando un provvedimento che il suo predecessore - il conservatore Yoon Suk-yeol, uscito di scena con l’impeachment dopo la tentata instaurazione della legge marziale - aveva fermato l’anno scorso avvalendosi del diritto di veto presidenziale.

Il Yellow Envelope Law deve il suo nome a un’iniziativa popolare del 2014, quando alcuni cittadini decisero di sostenere collettivamente, attraverso donazioni inviate all’interno di buste gialle, i lavoratori licenziati dalla SsangYong Motor. Gli ex-dipendenti dell’azienda, in linea con la legislazione ancora in corso, si trovavano in grossa difficoltà: nonostante fossero rimasti senza lavoro, gravava sulle loro spalle l’onere di risarcire il datore di lavoro per tutte le perdite finanziare che lo sciopero aveva causato. Da allora la busta gialla è diventata un simbolo di solidarietà con i lavoratori e per questo, secondo alcuni, il nome della legge sarebbe già di per sé eccessivamente politico e fuorviante. Yellow Envelope Law evocherebbe un momento di forte compassione nazionale, distogliendo l’attenzione dal contenuto effettivo dell’emendamento.

Nel concreto, le modifiche proposte toccano gli articoli 2 e 3 del Trade Union and Labor Relations Adjustment Act rafforzando il diritto di sciopero e ridefinendo la responsabilità del datore di lavoro anche nei rapporti di subappalto. Il primo punto chiave della riforma vuole proteggere il diritto di sciopero, ampliandolo. In Corea del Sud il diritto di sciopero è formalmente garantito dalla legge, ma nella pratica incontra diversi ostacoli. Le aziende, infatti, hanno la possibilità di fare causa ai sindacati chiedendo cospicui risarcimenti economici per i danni subiti durante gli scioperi (la protesta popolare che ha dato il nome alla legge nasceva proprio da un caso di questo tipo). Il problema nasce dal fatto che i casi in cui la legge consente la protesta attraverso l’astensione dal lavoro sono molto limitati; così la maggior parte dei casi gli scioperi vengono considerati illegittimi. E se uno sciopero è giudicato tale, lazienda può chiedere un risarcimento che comprende anche tutte le perdite di fatturato causate dal blocco del lavoro.

Visto che spesso si tratta di grandi colossi industriali, il risarcimento richiesto è spesso fuori dalla portata dei lavoratori. Ne risulta che i lavoratori e i leader sindacali sono scoraggiati dall'organizzare proteste, proprio per il rischio economico a cui andrebbero incontro. Con la nuova legge, invece, i lavoratori potrebbero scioperare anche su temi oggi esclusi dal negoziato sindacale: provvedimenti disciplinari, licenziamenti e persino decisioni di investimento o ristrutturazioni aziendali. Da un lato, dunque, sarebbe un modo per riequilibrare i rapporti di forza tra aziende e lavoratori promuovendo la partecipazione. Per i critici, però, equivarrebbe a obbligare le aziende a ottenere l'approvazione del sindacato prima di prendere importanti decisioni aziendali. Inoltre, potrebbe portare a continui scioperi immobilizzando la produzione industriale.

L’altro nodo fondamentale della riforma consiste nell’ampliamento della definizione di datore di lavoro”. In concreto, significherebbe che anche i dipendenti assunti da aziende in subappalto potrebbero negoziare direttamente con le grandi aziende committenti. Lobiettivo è quello di rendere le multinazionali responsabili delle condizioni di lavoro nella loro filiera, anche quando non sono formalmente loro ad assumere. Attualmente, infatti, giganti come Samsung si servono di reti estese di subappaltatori e non figurano ufficialmente come datori di lavoro. Per fare un esempio: alla fine del 2024, HD Hyundai Heavy Industries e Samsung Heavy Industries avevano rispettivamente 2.420 e 1.430 aziende subappaltatrici. Si tratta di settori ad altissima specializzazione, dove ogni componente richiede una filiera complessa e per questo sarebbe difficile per le aziende committenti fare a meno delle piccole aziende da cui si riforniscono. Tuttavia, a causa di questa necessaria rete, le istanze sollevate dai lavoratori ricadono sulle aziende intermedie - molto più piccole e deboli - nonostante non siano loro a dettare i ritmi produttivi.

A spaventare i critici è il rischio che le multinazionali possano essere obbligate a dialogare con centinaia, se non migliaia, di rappresentanze sindacali diverse. Le case automobilistiche sudcoreane, già preoccupate per l’effetto dei dazi statunitensi, avvertono che questo rischierebbe di indebolire ulteriormente la loro competitività nelle esportazioni, causando costi più alti, minore flessibilità e tempi di produzione più lunghi.

Secondo il presidente Lee Jae Myung, il Yellow Envelope Law mira invece ad allineare la normativa coreana sul lavoro agli standard globali. L’ Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) ha ribadito in diverse occasioni il problema della duplice struttura del mercato del lavoro coreano, profondamente diviso tra grandi e piccole imprese. I conglomerati industriali, i cosiddetti chaebol, detengono “un potere sproporzionato e dettano legge sul mondo del lavoro limitando la crescita a lungo termine” ha dichiarato il presidente, definendo il disegno di legge un passo necessario.

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