10/12/2008, 00.00
INDIA - PAKISTAN
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Sono tutti pakistani i terroristi di Mumbai, condannati dai musulmani dell'India

La polizia indiana li ha identificati. Rimane alta la tensione con Islamabad, che non chiarisce quali accuse muova agli estremisti arrestati. I musulmani di Mumbai condannano l’attentato e rifiutano la sepoltura ai terroristi.

New Delhi (AsiaNews/Agenzie) – Sono tutti pakistani i 10 autori degli attacchi a Mumbai, che hanno ucciso almeno 172 persone e ferite circa 300. Intanto gli islamici di Mumbai condannano l’attentato e il terrorismo.

Rakesh Maria, capo della polizia di Mumbai,  ha detto ieri di avere ottenuto le notizie dall’unico terrorista sopravvissuto e catturato, Mohammed Ajmal Amir Iman, e ha indicato alcuni nomi e zone di provenienza. Secondo stampa Usa, il vicecommissario di Mumbai Deven Bharti ha anche detto che i 10 erano parte di un commando addestrato per queste azioni e che almeno altri 20 terroristi sono pronti ad agire contro l’India.

L’India accusa il gruppo estremista islamico Lashkar-e-Taiba (Let) che ha sede in Pakistan e rimprovera Islamabad di non averlo stroncato, seppure lo ha messo fuori legge dal 2001.

Il Pakistan nei giorni scorsi ha arrestato 16 estremisti, tra cui Zaki-ur-Rehman Lakhvi ritenuto capo operativo del Let. Ma permane alta la tensione tra i 2 Paesi e ieri Shah Mehmood Qureshi, ministro pakistano degli Esteri, ha ripetuto che il Paese “non desidera una guerra” con l’India, ma è “del tutto pronto se altri la scatenano”. Ha aggiunto che gli arrestati “saranno giudicati in Pakistan”. Tuttavia non si conoscono le accuse mosse contro di loro e il premier Yousaf Raza Gilani oggi ha detto solo che “sono trattenuti per indagini”.

Esperti non credono che Islamabad progetti azioni sistematiche contro il Let, che potrebbero suscitare proteste locali. Ci si chiede pure se voglia agire contro il gruppo caritativo Jamaat-ud-Dawa, che ha migliaia di seguaci, gestisce oltre 100 scuole islamiche ed è ritenuto finanziare Let. Gli Usa lo ritengono un gruppo terrorista e ieri l’India ha chiesto alle Nazioni Unite di qualificarlo tale.

Intanto gli islamici indiani hanno condannato con fermezza l’attentato. Il cimitero islamico di Mumbai Bada Kabrastan ha rifiutato di accogliere gli attentatori, seguito dagli altri cimiteri. Ibrahim Tai, presidente del Muslim Council Trust, esprime la generale convinzione che “l’ideologia terrorista non ha rapporti con i principi dell’Islam”. Per cui gli attentatori “non sono islamici e non possono essere seppelliti nei cimiteri islamici”. Ci sono state anche manifestazioni di protesta contro il terrorismo (nella foto).

In India, su una popolazione di  1,15 miliardi,  vivono circa 150 milioni di islamici, molti di essi nell'emarginazione. Sono disoccupati il 52% degli uomini islamici e il 91% delle donne; circa la metà di chi ha meno di 46 anni è analfabeta; sono islamici il 40% dei carcerati.

Un fatto da segnalare è che dopo l’attentato non ci sono state rappresaglie di tipo etnico-religioso. Maulana Burhanuddin Qasmi, direttore di una madrassa a Jogeshwari, nella Mumbai islamica, ricorda con almeno 10 estremisti indù sono stati arrestati a novembre per aver lanciato bombe tra gli islamici riuniti a pregare, a Malegaon. “Nessuna religione – commenta – ha il monopolio del terrorismo”.

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