Stasera libero Alexander, cittadino Usa rapito da Hamas. Si torna a sperare nel cessate il fuoco
Atteso per le 18.30 ora locale il rilascio frutto di trattative fra il movimento estremista e l’amministrazione Usa. Si riaccende la speranza dei familiari degli altri ostaggi, ma Netanyahu conferma che non intende negoziare con Hamas. Emergenza umanitaria nella Striscia di fa sempre più grave. A Gerusalemme secondo “summit per la pace” dei movimenti pacifisti arabi e israeliani.
Gerusalemme (AsiaNews) - È questione di ore, al più tardi nella serata di oggi, la liberazione del prigioniero israelo-americano Edan Alexander, soldato dell’esercito nelle mani di Hamas dal 7 ottobre 2023 e il cui rilascio è previsto alle 18.30 ora locale. Yael Alexander, la madre del giovane, è arrivata in Israele dagli Stati Uniti e ha parlato con i media dall’aeroporto Ben Gurion chiedendo il rilascio di tutti i prigionieri perché il compito “non è finito. Non possiamo riposare e non possiamo dimenticare, tutti - ha aggiunto - devono tornare a casa”. Nel fine settimana i vertici del movimento estremista avevano anticipato la liberazione fra oggi e domani, anche se il premier israeliano ha già fatto sapere che non vi sono piani di tregua, ma solo una pausa per l’uscita sicura. Dunque la campagna militare continua, pur in un quadro di crescente emergenza umanitaria e di appelli per la pace lanciati ieri anche da papa Leone XIV nel primo Regina Caeli in san Pietro. Della liberazione ha parlato anche il presidente Usa Donald Trump, atteso domani in Medio oriente: l’ostaggio americano “ritenuto morto - ha scritto - sarà rilasciato da Hamas. Grande notizia!”. Un accordo raggiunto dopo colloqui a quattro tra Hamas, Stati Uniti, Egitto e Qatar, che potrebbe aprire la strada ai restanti 59 detenuti nella Striscia di Gaza a 19 mesi dall’attacco.
Edan Alexander, 20enne soldato dell’esercito, possiede doppio passaporto israeliano e statunitense, è cresciuto con la famiglia nel New Jersey (Usa) e, al termine degli studi liceali, ha scelto di prestare servizio nelle forze armate. Si era unito alla brigata Golani, quando il 7 ottobre 2023 Hamas ha attaccato Israele uccidendo oltre 1200 persone e sequestrando 251 fra civili e militari, innescando la durissima risposta dello Stato ebraico sfociata nell’invasione. Un conflitto sanguinoso tuttora in atto che ha provocato una gravissima crisi umanitaria e la morte di oltre 52mila palestinesi nella Striscia secondo fonti dei miliziani, la maggior parte dei quali civili comprese donne e bambini. A questo si uniscono le devastazione di un’enclave ormai in gran parte demolita.
Durante le fasi concitate del sequestro dalla propria base, il giovane è riuscito a inviare un messaggio alla madre dicendole di essere ferito e di avere schegge conficcate nelle gambe a causa delle esplosioni, ma di essere riuscito a mettersi al riparo in una zona sicura. La famiglia ha perso i contatti verso le 7 del mattino e, a lungo, ha atteso di avere notizie certe sulla sua sorte. Nel novembre dello scorso anno i miliziani di Hamas hanno diffuso un video in cui Edan si appella all’allora neo-presidente eletto Trump - atteso per domani in una visita ufficiale in tre nazioni del Medio oriente fra le quali l’Arabia Saudita - per il suo rilascio. Annunciando la liberazione del giovane, il primo maschio in divisa dall’attacco del 7 ottobre (sinora i pochi militari liberati o restituiti erano tutte soldatesse), i vertici del movimento che controlla la Striscia hanno confermato la disponibilità a negoziati per un accordo definitivo. Un piano che dovrebbe prevedere lo scambio di prigionieri con la tregua permanente e una nuova gestione di Gaza.
In una nota diffusa oggi Hamas ha dichiarato che il rilascio di Edan si inserisce nel quadro degli sforzi finalizzati al raggiungimento del cessate il fuoco e all’ingresso di aiuti umanitari ad una popolazione stremata da quasi 600 giorni di guerra. Al tempo stesso i miliziani aprono a una nuova amministrazione della Striscia, che sia affidata ad un organismo indipendente e qualificato. Il fronte statunitense continua a lavorare per la liberazione di tutti i prigionieri - vivi o morti - con passaporto Usa: “Chiediamo ad Hamas - ha detto l’inviato speciale di Trump per i rapiti Adam Boehler - di restituire anche i corpi di altri quattro americani”. Oggi è arrivato a Tel Aviv anche l’inviato speciale statunitense per il Medio oriente Steven Witkoff, che oltre a finalizzare il rilascio del soldato intende favorire la restituzione degli altri in mano ad Hamas.
La notizia della liberazione del 20enne soldato ha restituito fiducia ai familiari degli altri ostaggi prigionieri nella Striscia che, anche in queste ultime settimane, hanno contestato le politiche del governo. Per i parenti, infatti, il primo ministro Benjamin Netanyahu e il suo esecutivo per opportunismo politico e ideologico continuano a prediligere il conflitto e le armi, alle trattative con Hamas per la liberazione dei prigionieri ancora a Gaza. “È il momento di una svolta nei negoziati” ha dichiarato in queste ore il Forum dei parenti, secondo cui “la responsabilità ricade sul governo israeliano. Nessuno deve essere lasciato indietro”. “Se le notizie sono corrette, il ritorno di Edan - aggiungono - deve rappresentare l’inizio di un accordo unificato che riporti a casa tutti i 59 ostaggi”. E il premier, concludono, deve “adempiere immediatamente al supremo obbligo morale e alla richiesta della stragrande maggioranza dell’opinione pubblica: riportare tutti a casa”.
Tuttavia, il capo del governo ha già chiarito che non intende trattare e che “Hamas non avrà nulla in cambio della liberazione dell’ostaggio” con doppia cittadinanza, mentre la guerra continuerà. “Gli Stati Uniti hanno informato Israele dell’intenzione di Hamas di rilasciare il soldato Edan Alexander come gesto di rispetto verso gli americani, senza alcuna compensazione o condizione. Gli Stati Uniti hanno comunicato a Israele che questa mossa dovrebbe portare all’avvio di negoziati per il rilascio degli ostaggi, secondo il piano originale di Witkoff, che Israele ha già accettato”. Ciononostante, i negoziati - conclude la nota dell’ufficio di gabinetto del governo - continueranno a svolgersi “sotto pressione [militare], con l’impegno di raggiungere tutti gli obiettivi della guerra”.
Intanto un nuovo rapporto pubblicato in queste ore conferma la drammatica situazione degli abitanti della Striscia, circa 2,1 milioni di persone a rischio fame dopo 19 mesi di guerra, sfollamenti forzati e il blocco degli aiuti umanitari. Secondo un rapporto dell’Integrated Food Security Phase Classification (Ipc), una scala della fame globale utilizzata dalle Nazioni Unite e da molte agenzie umanitarie, almeno mezzo milione di persone nell’enclave sono in grave pericolo. “I beni indispensabili per la sopravvivenza delle persone sono esauriti o dovrebbero esaurirsi nelle prossime settimane” afferma Ipc, aggiungendo che il “rischio carestia nella Striscia non è solo possibile, ma sempre più probabile”.
Infine, da Israele giungono anche voci di quanti si oppongono alla guerra del premier Netanyahu e dai ministri dell’ultra-destra radicale e religiosa, fra i quali il titolare della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir e quello delle Finanze Bezalel Smotrich. Nei giorni scorsi, infatti, si è tenuto il secondo “Summit di pace” di Gerusalemme dal 7 ottobre 2023, che ha riunito migliaia di persone che rilanciano la richiesta della fine del conflitto e della soluzione a due-Stati. Fra i partecipanti l’ex primo ministro Ehud Olmert e un intervento da remoto del presidente francese Emmanuel Macron. Ad unire i presenti all’International Convention Center la richiesta di un accordo con Hamas in cambio della liberazione dei prigionieri e un negoziato serio per mettere fine al conflitto israelo-palestinese. “Ognuno di noi qui può agire per porre fine alla guerra, verso un accordo globale e la creazione di una nuova leadership per entrambi i popoli” ha detto Maoz Inon, i cui genitori sono stati uccisi da Hamas nella loro casa di Netiv Ha’asara il 7 ottobre 2023. “Siamo qui con voi non nonostante il dolore, ma proprio per questo. Invece di vendicarmi per conto dei miei genitori che non sono più qui, sto scegliendo - ha aggiunto Inon - un futuro diverso per i miei figli”.
15/03/2024 14:22
24/10/2020 09:57