17/06/2022, 13.02
INDIAN MANDALA
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Stop al 'posto fisso' nell'esercito: si scatena la rabbia dei giovani indiani

di Giorgio Bernardelli

Assalti alle stazioni con treni dati alle fiamme per il programma Agnipath che limita a 4 anni (anziché 17) la ferma militare. Il governo Modi sostiene sia un modo per ammodernare la Difesa. Ma limitando l'accesso a uno dei maggiori datori di lavoro del pubblico impiego sta facendo emergere il problema della disoccupazione giovanile che nelle città indiane è sopra al 20%.

Milano (AsiaNews) - Da tre giorni l’India è scossa da violente proteste dopo che il governo Modi ha presentato una riforma delle regole per l’arruolamento nell’esercito che rende più difficile la prospettiva di un “posto fisso” nelle forze armate. Vi sono stati assalti alle stazioni con treni dati alle fiamme in diversi Stati indiani dal Bihar all’Uttar Pradesh. Oggi si contano anche un morto e sei feriti a Secunderabad, nello Stato del Telangana.

Tutto è nato dalla presentazione martedì 14 giugno del programma Agnipath (“sentiero di fuoco”) con cui il governo bandisce le nuove selezioni per i ranghi dell’esercito introducendo una novità radicale: d’ora in poi i giovani indiani tra i 17 e i 21 anni che vorranno concorrere, anziché avere davanti a sé la prospettiva di una ferma di 17 anni (com’è stato finora), verranno reclutati per un periodo più breve di soli 4 anni (di cui 6 mesi riservati alla formazione). Al termine di questo periodo solo il 25% saranno poi selezionati per proseguire la carriera militare; tutti gli altri saranno congedati senza aver maturato alcun diritto a una pensione, ma solo una generica prelazione nelle selezioni per gli altri uffici pubblici.

L’ambizioso nome Agnipath scelto dal governo allude al titolo di un celebre film di Bollywood sulla storia di riscatto di un giovane di un villaggio che si costruisce un futuro ribellandosi contro un potente boss mafioso locale. L’accoglienza della piazza, però, è stata ben diversa, anche perché la selezione dei nuovi posti nell’esercito era molto attesa dopo essere stata sospesa per ben due anni a causa della pandemia.

Con i suoi 1,4 milioni di effettivi l’esercito indiano è infatti uno dei maggiori datori di lavoro del Paese: fino al 2019 accoglieva nei suoi ranghi ogni anno 60mila nuove reclute. Ma con il nuovo programma nel 2022 verranno arruolati solo 46mila nuovi giovani e tutti con le nuove regole.

Dietro alla riforma c’è la volontà del governo Modi di razionare i costi dell’esercito andando a tagliare la spesa per scatti di anzianità e pensioni: con il nuovo schema è previsto per i soldati un compenso mensile di 30mila rupie (poco più di 300 euro), che nell’arco dei quattro anni non potrà arrivare a superare le 40mila rupie. Di qui la rabbia dei giovani, ma anche le polemiche nell’opinione pubblica: c’è chi accusa l’esecutivo di mettere a rischio la sicurezza del Paese con una riorganizzazione proprio mentre le truppe di New Delhi sono schierate ai confini per fronteggiare le minacce nella regione del Kashmir – contesa con il Pakistan – e nel confronto con la Cina nella regione del Ladakh, sulle montagne dell’Himalaya. Al contrario i fautori della riforma sostengono che proprio liberare risorse ringiovanendo gli effettivi permetterà di aumentare l’efficienza delle truppe, aumentando contemporaneamente la spesa per dispositivi di difesa più all’avanguardia.

Al di là dello scontro tutto interno all’esercito la vera questione che le proteste intorno al programma Agnipath sollevano è il tema della disoccupazione giovanile in India. Ieri sera il governo Modi ha provato a correre ai ripari innalzando “eccezionalmente” nel bando 2022 il limite di età per le nuove reclute a 23 anni, tenendo conto del fatto che da due anni i concorsi per l’accesso ai ranghi dell’esercito erano fermi. Ma il malcontento per le ridotte prospettive di lavoro nel settore pubblico indiano va ben al di là del nodo dell’esercito. Già a gennaio in Bihar c’erano stati assalti ai treni molto simili a quelli di questi giorni in occasione del concorso per i ferrovieri. In quel caso erano stati oltre 12,5 milioni a concorrere per i 35mila posti banditi, con una prima scrematura online che aveva lasciato fuori molti giovani. Dopo le violenze il governo centrale aveva sospeso le prove e avviato un‘inchiesta.

Sono tutti segnali di quanto la pandemia abbia lasciato dietro di sé ripercussioni pesanti nel mondo del lavoro indiano. La ripresa nei posti di lavoro stenta a decollare: soprattutto nelle aree urbane, il tasso di disoccupazione giovanile è sopra al 20%, con un peggioramento sensibile rispetto al 2019. Il tasso ufficiale generale di partecipazione al lavoro è sceso a maggio in India al 39,91%, il livello più basso degli ultimi anni. Per correre ai ripari nei giorni scorsi il governo Modi ha promesso la creazione di un milione di nuovi posti di lavoro nel settore del pubblico impiego nel prossimo anno e mezzo. Ma il primo banco di prova – il programma Agnipath – ha mandato un segnale di segno opposto, scatenando la rabbia dei giovani indiani.

 

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