07/08/2015, 00.00
TAIWAN
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Taiwan, il suicidio di Lin Kuan-hua non ferma la protesta degli studenti

di Xin Yage
Il giovane si è ucciso per protestare contro i nuovi testi scolastici, ritenuti troppo vicini alla Cina continentale. I genitori chiedono di rispettarne la memoria, mentre i suoi compagni affermano che andranno avanti nelle dimostrazioni. Il caso diviene politico: scontro aperto fra il Kuomintang e il Partito democratico progressista.

Taipei (AsiaNews) – La mattina del 30 luglio i genitori lo trovano morto in camera sua. Lin Kuan-hua (林冠華) si è suicidato bruciando il carbone usato per riscaldare d'inverno e chiudendo porte e finestre nella sua stanza. Aveva da anni problemi di depressione, e nelle ultime settimane aveva trovato una grande ragione per cui lottare: il cambiamento del punto di vista storico (accusato di essere “sinocentrico”) nei nuovi testi scolastici approvati dal ministero, pronti per essere usati durante il nuovo anno accademico.

Come leader della protesta sui nuovi testi scolastici (反高中課綱微調運動), Lin aveva guidato l’irruzione nel ministero dell’educazione il 24 luglio, a capo di altri 32 coetanei: era stato arrestato, poi rilasciato e aveva scritto un messaggio sibillino la vigilia del suo ventesimo compleanno: “Voglio far parlare i media” (我要讓媒體輿論瘋狂燃燒), ma senza poterlo dire ora: "Ci sono cose che non si possono dire, si possono solo fare” (不能說,有些事不能說,只能做).

I compagni e gli amici di lotta lo vedono come un simbolo e un eroe della battaglia contro l’istituzione, i genitori (soprattutto la mamma in un commovente appello) invece chiedono di rispettare la memoria del figlio, raccontando la sua storia di depressione. La sua morte non deve essere vista come effetto di una “sconfitta” inflitta dalle forze dell’ordine e delle istituzioni. “Ringraziamo la sua scuola e i suoi insegnanti - racconta il padre - in questi anni, a volte molto difficili per nostro figlio, ci sono stati vicini nel vivere e combattere la sua depressione. Gli eventi degli ultimi giorni sono insignificanti rispetto alla sua storia di sofferenza”.

Ovviamente non sono della stessa idea, anche se rispettano la posizione dei famigliari, le decine di studenti coinvolte nella protesta. “Lui era molto lucido nelle sue scelte, il fatto che non si possa rivendicare posizioni di verità storiche, a causa del regime in cui viviamo, è la dimostrazione che i singoli non contano nulla!” afferma Wang Liuyi che dal primo giorno ha partecipato alla protesta.

Il direttore della scuola tecnica Juang Jing (莊敬高職), Lin Shu-kuei (林淑貴) durante un'intervista aveva sottolineato i problemi emotivi che affliggevano da tempo Lin Kuan-hua e avevano spinto insegnanti e genitori a richiedere supporto terapeutico per e lo studente.

Il 2 agosto quasi 1000 studenti si sono radunati per continuare la protesta nel nome di Lin. La sua morte “ha risvegliato molte coscienze che avevano subito un 'lavaggio del cervello' da parte del partito nazionalista Kuomingtang (Kmt, 國民黨) per decenni" afferma un'altra studentessa.

In questo fine settimana si aspetta il tifone Soudelor, ma un gran numero dei partecipanti alla protesta non demorde e si appresta a stazionare davanti al ministero. "Non vogliamo andarcene, vogliamo mostrare l'importanza della verità e delle nostre radici storiche" ci dice uno studente dal cognome Chen.

Una visita in due scuole superiori di Taipei per raccogliere opinioni tra gli studenti dimostra che la maggioranza sostiene la protesta, anche se non la ritiene così importante come la protesta dei girasoli dello scorso anno. "E' una causa minore anche se ha le sue ragioni" dice Ivy, studentessa dell'ultimo anno della più prestigiosa scuola superiore femminile di Taipei.

Altri studenti affermano che nonostante le cause del suicidio di Lin "siano da individuare nella sua storia personale costellata da depressioni ricorrenti, come i suoi stessi genitori affermano, tuttavia il poter essere liberi di mettere in discussione le scelte imposte dal ministero è un fattore molto importante in una democrazia". "Senza libertà di parola ritorniamo all'era del regime" conclude Wang Mingde (王明德), terzo anno di scuola superiore. "Nelle nostre famiglie ci sono nonni o antenati che hanno lottato con grandi sacrifici per ottenere libertà, diritti e democrazia. Non vogliamo che siano dimenticati o sottovalutati", afferma la studentessa Wu (吳學生).

La presidente del Partito Democratico Progressista (Dpp, 民主進步黨) Tsai Ing-wen (蔡英文), che ha altissime probabilità di essere eletta prima presidente donna di Taiwan il prossimo anno, ha chiesto di cancellare le denunce per gli studenti e per i tre giornalisti che erano stati arrestati il 24 luglio. "Gli studenti stanno lottando per una società migliore e più rispettosa delle opinioni altrui mentre la polizia, arrestando i giornalisti, ha negato il diritto più semplice e basilare della libertà di stampa". Anche i due sindaci di Kaohsiung e Taipei, molto popolari agli occhi dell'opinione pubblica, hanno fortemente condannato l'arresto dei tre giornalisti che erano entrati con gli studenti durante l'irruzione per poter coprire l'evento.

Da parte sua Hung Hsiu-chu (洪秀柱) la candidata alla presidenza da parte del Kmt, ha sottolineato che il Dpp è irresponsabile e complice nel mandare gli studenti in prima linea a protestare, lavorando dietro le quinte nel sostenerli materialmente e ideologicamente.

Il ministro dell'Educazione  Wu Se-hwa (吳思華) ha sottolineato come sin dall'inizio il ministero ha sostenuto che i nuovi testi scolastici non sono obbligatori ma la loro scelta rimane a discrezione degli insegnanti. I vecchi testi sono sempre validi e disponibili.

A livello di contenuti nei libri di testo, i cambi contestati dai fautori della protesta spaziano su dettagli in quattro ambiti: geografia, cultura, storia ed educazione civica. Per quanto riguarda la storia di Taiwan, ci sono contenuti che nei nuovi testi sono espressi come "(Taiwan) recuperato dalla Cina" invece che "dato alla Cina" dopo la fine dell'occupazione giapponese nel 1945. E l'occupazione di 50 anni da parte del Giappone espressa come "il Giappone ha occupato" l'isola, invece di dire "il Giappone ha governato" l'isola.

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