Terroristi stranieri hanno partecipato agli attentati nel sud
Almeno 30 mila militanti sono pronti a compiere nuovi attacchi. Povertà, scarsa cultura, risentimento contro il governo, rinascita del fondamentalismo le ragioni che spingono i giovani alla lotta separatista
Bangkok (AsiaNews/Agenzie) Tra i 107 sospetti militanti musulmani uccisi la scorsa settimana dalla polizia thailandese, 7 erano stranieri. Ciò potrebbe essere la prova che integralisti islamici di altri paesi abbiano partecipato alla nuova ondata di violenza nel paese a maggioranza buddista.
Il tenente generale Pisarn Wattanawongkiri non ha voluto fornire ulteriori dettagli, ma altri esponenti dell'esercito hanno detto che stanno verificando se si tratta di indonesiani. In base alla tradizione musulmana, i morti devono essere seppelliti entro 24 ore, ma poiché nessuno ha reclamato i corpi, si ritiene probabile che si tratti di stranieri.
Le autorità che si occupano dell'immigrazione hanno detto che il mese scorso 7 indonesiani sono entrati in Thailandia dal confine con la Malaysia, attraverso la provincia di Narathiwat, ma non risulta che abbiano lasciato il paese. Inizialmente, subito dopo gli attacchi del 28 aprile, il primo ministro Thaksin Shinawatra che sta visitando le province meridionali - aveva escluso il coinvolgimento di stranieri. Ieri, il governo ha aperto un'indagine sull'attentato alla moschea di Krue Se nella provincia di Pattani, dove sono stati uccisi 32 combattenti.
Intanto, polizia ed esercito continuano lo stato di allerta per prevenire altri possibili attacchi. L'intelligence ha infatti riportato che almeno 30 mila giovani musulmani sono pronti a compiere altri attentati nel sud del paese.
A una settimana dagli attacchi, che dall'inizio dell'anno hanno interrotto la tregua di decenni di lotta separatista condotta dai gruppi musulmani che rivendicano l'indipendenza delle province del sud a maggioranza islamica, ci si interroga sulle ragioni che possono spingere giovani e perfino adolescenti a compiere questi atti. Molti ritengono che le cause siano condizioni di estrema povertà, scarsa cultura, risentimento verso le politiche governative filo-buddiste, rinascita del fondamentalismo islamico dopo l'11 settembre. "Da soli, questi ragazzi non avrebbero fatto tutto questo, ma in gruppo lo hanno fatto", ha affermato Layla Kado, proprietaria di un negozio in un villaggio del sud. Secondo Jehissmail Jehmong, politico musulmano della provincia di Pattani, la mente degli attentati ha reclutato solo persone con una forte fede religiosa, "poveri e senza istruzione". Abdul Wani, funzionario musulmano della zona intorno al villaggio di Suso, ha detto che meno di 10 dei 5 mila attentatori aveva un'istruzione superiore. A Suso, 18 giovani tra i 18 e i 30 anni, membri di una popolare squadra di calcio, hanno attaccato le stazioni di polizia armati solo di machete e sono stati uccisi. La maggior parte di loro frequentava le scuole religiose. Il governo non ha apertamente accusato le scuole di alimentare il terrorismo islamico, ma ha dichiarato che farà delle indagini per verificare alcuni possibili sospetti. (MR)
23/09/2004