03/10/2005, 00.00
TURKMENISTAN
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Turkmenistan, violazioni "continue" della libertà religiosa

Arresti arbitrari e percosse contro  cristiani battisti e testimoni di Geova, "stretto controllo" sulle comunità islamiche, luoghi di culto rasi al suolo. Lo denunciano alcune organizzazioni umanitarie, che chiedono agli Stati Uniti una condanna formale e iniziative diplomatiche.

Londra (AsiaNews/Agenzie) – "Il governo del Turkmenistan ancora non permette a chi abita nello Stato di praticare la propria fede con libertà". Lo ha denunciato giovedì 29 settembre a Londra Felix Corley, editore di Forum 18 News Service, agenzia che segue la situazione della libertà religiosa nelle ex repubbliche sovietiche.

Il precedente 28 settembre una coalizione di 10 organizzazioni per la tutela dei diritti dell'uomo, tra cui Human Rights Watch, in una lettera a Condoleeza Rice, Segretario di Stato Usa, ha spiegato che "nel Turkmenistan non c'è nessuna libertà religiosa" e ha chiesto agli Stati Uniti di qualificarlo come "Paese degno di particolare attenzione" per le gravi violazioni alla libertà religiosa. L'americano International Religious Freedom Act del 1998 prevede che, dopo la dichiarazione, il Segretario di Stato può adottare iniziative, dalle pressioni diplomatiche all'imposizione di sanzioni.

Nonostante le ripetute pressioni internazionali, dice la lettera, nella Nazione continuano le persecuzioni, specie a danno delle minoranze come Testimoni di Geova e Cristiani Battisti. Sono abituali le incursioni della polizia durante gli incontri di preghiera, gli arresti arbitrati, le percosse.

"Le comunità religiose – spiega Corley – non hanno libertà di stampare, pubblicare o importare letteratura religiosa". C'è uno stretto controllo sulle comunità islamiche e il governo non ha mai spiegato perché il precedente mufti Nasrullah ibn Ibadullah sia stato arrestato nel 2003 e condannato a 22 anni di carcere con divieto di visite, o perché le moschee demolite o confiscare negli ultimi anni non siano state restituite o risarcite.

La lettera denuncia che il presidente Saparmurat Niyazov vuole istituire una nuova religione fondata sul culto della sua persona: la propaganda pubblica lo glorifica come "profeta", sono obbligatori nelle scuole lo studio del suo libro "Ruhnama" (definito "Santo") e viene ricordato e ringraziato nella "prefazione di tutte le preghiere". Il presidente Niyazov – prosegue la lettera - ha annunciato la prossima pubblicazione di una "lista di riti islamici ammessi", obbligatoria per i musulmani. Nei luoghi di culto è obbligatorio "l'angolo del presidente" dove sono presenti immagini di Niyazov e il suo libro. Nel febbraio 2005 il Consiglio di Stato per gli affari religiosi ha detto ai leader islamici che "compito prioritario per i religiosi è la diffusione degli elevati ideali del sacro libro del nostro grande leader".

Gli attivisti per i diritti umani temono che Washington presti più attenzione attenzione alle esigenze per la sicurezza americana nell'Asia centrale,  che alle gravi violazioni dei diritti,  dopo che, lo scorso luglio, il presidente uzbeko Islam Karimov, già alleato con gli Stati Uniti nella "guerra contro il terrorismo", ha ordinato la chiusura delle basi militari americane nella Nazione, che hanno notevole importanza strategica. Il successivo agosto il generale John Abizaid, capo del Comando centrale Usa, ha visitato il Turkmenistan, accreditando voci su un possibile interessamento per stabilire basi militari nello Stato, ricco anche di petrolio e gas naturale.

Nella lettera la coalizione critica il "prolungato ritardo" dell'esecutivo a prendere alcuna iniziativa e osserva che ciò "potrebbe anche causare dubbi tra i cittadini di uno Stato a maggioranza islamica sulla credibilità del governo degli Stati Uniti come campione per la libertà religiosa". (PB)

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