23/03/2018, 08.53
RUSSIA-VATICANO
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Un nuovo incontro di papa Francesco e Kirill in Bielorussia

di Vladimir Rozanskij

Francesco si reca nei Paesi Baltici a fine settembre; Kirill in Bielorussia a metà ottobre. Entusiasta il presidente Lukašenko, al potere da quasi 25 anni. Nunziatura e patriarcato al lavoro. La Bielorussia ha una vocazione ecumenica. E’ vicina la firma di un concordato in cui i cattolici hanno gli stessi diritti degli ortodossi.

Mosca (AsiaNews) – La Bielorussia è il luogo di un possibile prossimo incontro tra papa Francesco e il patriarca di Mosca Kirill (Gundjaev), forse un po’ meno esotico e lontano dell’Avana, dove i due s’incontrarono per la prima storica volta il 12 febbraio 2016. Come avvenne allora, quando i due leader incrociarono i rispettivi itinerari di visita nelle Americhe, si profila un’opportunità autunnale per la vicinanza dei viaggi di Francesco nei Paesi Baltici (dal 22 al 25 settembre) e di Kirill in Bielorussia, in programma il prossimo 13 ottobre.

Della possibile visita del papa in Bielorussia aveva parlato di recente l’arcivescovo di Minsk, Tadeusz Kondrusiewicz, accogliendo a fine settembre nella capitale bielorussa i presidenti del Ccee (Conferenza episcopale europea) riuniti per l’annuale sessione plenaria. Nell’occasione anche il presidente del paese, Aleksandr Lukašenko, si era espresso in favore di una visita papale, e magari anche di un nuovo incontro sotto la sua egida tra il papa e il patriarca di Mosca. A Minsk, in effetti, furono firmati gli unici accordi tra i due Paesi in conflitto, Russia e Ucraina, che hanno se non altro mitigato gli scontri della guerra, chiamata da allora “a bassa intensità” o “ibrida”. La Russia Bianca è da sempre un terreno di mediazione tra gli altri due ceppi maggiori degli slavi orientali, la Grande e la Piccola Russia (Ucraina). Lo stesso Lukašenko è al potere dal 1994, subito dopo il comunismo e cinque anni prima dello stesso Putin; i suoi “sudditi” lo chiamano bat’ka, “padrino”, ed egli non disdegnerebbe suggellare il quarto di secolo al potere con una grande iniziativa di pace tra popoli e religioni.

La notizia della visita autunnale di Kirill ha quindi rilanciato nei giorni scorsi la suggestiva ipotesi dell’incontro tra i due leader in questa terra, dove cattolici e ortodossi si confrontano e si sostengono vicendevolmente in modo molto più positivo che altrove. La Bielorussia nasce infatti dalla storia della Polonia latina e della Russia bizantina, e anche oggi, su quasi 10 milioni di abitanti, la minoranza cattolica conta una fetta di quasi 3 milioni; la capitale Minsk, una metropoli di 3 milioni di residenti, è uno dei luoghi più “misti” tra  le due principali confessioni cristiane. Anche il metropolita di Minsk, Pavel (Ponomarev), Esarca della Chiesa ortodossa bielorussa in comunione con Mosca, si è dichiarato interessato all’ipotesi della visita papale, facendo peraltro professione di umiltà: “Per quanto riguarda la visita del Pontefice in Bielorussia, si tratta di una questione che devono valutare il capo della Chiesa Ortodossa Russa e di quella Cattolica. Non è il nostro livello, non è neanche il livello delle relazioni interconfessionali, è un livello squisitamente ecclesiale. Non appena il papa di Roma discuterà una possibile visita con il patriarca, ci faranno sapere a quale livello ci dobbiamo mettere noi”.

Il nunzio vaticano in Bielorussia, l’arcivescovo ungherese Gabor Pinter, ha dichiarato alla stampa che papa Francesco ha un’opinione “eccezionalmente positiva” di una sua possibile visita nel Paese, ma non ci sono al momento date e programmi precisi. Il diplomatico ha comunque precisato che “si sta attualmente svolgendo un intenso lavoro, affinché tale evento possa realizzarsi nel prossimo futuro”, magari intorno alle date della visita nei Paesi baltici di Lituania, Lettonia ed Estonia del prossimo settembre.

La visita del papa potrebbe addirittura celebrare una forma di “concordato” tra la Chiesa cattolica e la Repubblica di Bielorussia, che è attualmente in fase di discussione tra le due parti. I cattolici locali cercano di ottenere gli stessi diritti della Chiesa Ortodossa, il cui accordo ufficiale con lo Stato fa da modello a quello ora oggetto di trattative. In esso verrebbe riconosciuto il ruolo storico del cattolicesimo nella cultura e nella formazione delle tradizioni del Paese, storicamente al confine tra l’Occidente e l’Oriente. Oltre ad affermare i diritti di aggregazione e di formazione delle proprie strutture ecclesiastiche, ai cattolici si darebbe piena libertà di sviluppare attività sociali, educative e caritative a tutto campo, in armonia con gli stessi ortodossi. La Bielorussia, insomma, potrebbe fungere da modello delle relazioni ecumeniche, soprattutto in una regione da sempre attraversata da forti tensioni e conflitti etnico-religiosi.

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