19/07/2007, 00.00
MYANMAR
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Un referendum approverà la nuova costituzione, quasi pronta

Iniziato il ciclo finale di incontri per decidere la nuova costituzione, in discussione dal 1993, che sarà poi sottoposta a un referendum popolare. Ma ai militari resterà un ruolo determinante.

Yangoon (AsiaNews/Agenzie) – La giunta militare del Myanmar ha iniziato l’ultimo ciclo di incontri per decidere la nuova Costituzione. Oltre mille delegati –per la gran parte scelti dalla giunta- completeranno i lavori entro due mesi, ma gli attivisti per la democrazia dicono che servirà solo a mantenere il potere nelle mani dei militari. Ieri Kyaw Hsan, ministro per l’Informazione, ha detto che la costituzione sarà poi sottoposta a un referendum popolare, seguito dalle elezioni nazionali.

Il premier Thein Sein ha dichirato che “questo è l’ultimo ciclo di incontri”, per discutere su elezioni, partiti politici, situazioni di emergenze e le procedure di revisione costituzionale.

I lavori sono boicottati della Lega nazionale per la democrazia (Nld), che 17 anni fa ha dominato le ultime elezioni. I militari non gli permisero di formare un governo e la sua leader Aung San Suu Kyi ha passato in detenzione 12 degli ultimi 17 anni. A maggio, gli attuali arresti domiciliari sono stati prorogati per un altro anno. Comunque Thein Nyunt, portavoce del Nld, dice che hanno mandato le loro proposte per la nuova costituzione e che “parleremo della nuova costituzione al momento opportuno”.

I governi occidentali dicono che senza la partecipazione di Suu Kyi, che ha vinto le ultime elezioni democratiche subito prima di essere arrestata, questi colloqui sono solo un paravento dei militari per mantenere il potere, prevedendo in modo ufficiale un ruolo dominante per l’esercito nella politica, tramite una riserva del 25% dei seggi nel parlamento e di ministeri chiave. Il capo delle forze armate potrà inoltre dichiarare lo “stato d’emergenza” senza l’approvazione del governo.

Brad Adams, direttore di Human Rights Watch per l’Asia, dice che la giunta, al di là delle dichiarazioni di voler tornare a un governo civile e ad uno Stato di diritto, vuole “garantire che i militari mantengano il controllo e che la popolazione sia esclusa” dalle vere decisioni.

I militari, al potere dal 1962, hanno iniziato la riforma costituzionale nel 1993.

 

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