13/04/2006, 00.00
INDONESIA
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Un sacerdote pronto a morire per salvare i tre cattolici indonesiani

di Benteng Reges

Padre Leonardus Mali invia la sua proposta al presidente; gli studenti universitari accolgono con entusiasmo l'iniziativa e danno il via a una raccolta di firme a favore di Tibo e dei suoi compagni.

Jakarta (AsiaNews) – Un sacerdote cattolico indonesiano è pronto a dare la sua vita per salvare quella di Tibo e dei suoi due compagni condannati a morte a Palu, Sulawesi centrali. Da Roma, dove si trova per motivi di studio, p. Leonardus Mali, dell'arcidiocesi di Kupang, provincia di Nusa Tenggara Timur, ha inviato una lettera al presidente Susilo Bambang Yudhoyono dichiarando di "essere pronto a morire per la libertà dei tre cattolici".

Fabianus Tibo, Dominggus da Silva e Marinus Riwu, sono condannati a morte come responsabili di violenze avvenute nel 2000 a Poso, nell'ambito di un lungo conflitto tra la comunità musulmana e cristiana. "Il conflitto di Poso è una storia complicata – spiega p. Mali – ma dispiace apprendere che le forze di sicurezza e la giustizia non ne vogliono svelare lo scenario e si accaniscono a ritenere questi contadini analfabeti gli ideatori di tutto".

La proposta di p. Mali ha riscosso grande seguito tra i giovani nel Paese, soprattutto tra gli studenti universitari. Ieri numerosi iscritti alla University Indonesia (Ui) a Jakarta hanno dato il via a una campagna a favore di Tibo. L'iniziativa prevede il dispiegamento di un lungo striscione, dove tutti i favorevoli alla liberazione dei tre condannati apporranno la loro firma; gli organizzatori si aspettano almeno un milione di adesioni.

Non tutti, però, vedono di buon occhio le dichiarazioni di p. Mali. Padre Norbert Bethan, membro del Padma - il gruppo di avvocati che difende Tibo e i compagni - ritiene la proposta del sacerdote "fuori luogo" e pericolosa, perché "potrebbe dare l'impressione che i tre siano veramente colpevoli". La loro innocenza va riconosciuta legalmente.

Dopo le dichiarazioni del capo della polizia delle Sulawesi centrali, brigadiere generale Oegroseno, sulla necessità di cancellare l'esecuzione per condurre nuovi interrogatori, aumentano le speranze. Da tempo Tibo ha fatto i nomi di 16 persone, responsabili delle violenze del 2000, e sulle quali la difesa chiede maggiori indagini. Ieri il viceprocuratore generale per i crimini generici, Prasetyo SH, ha detto che la sentenza "non verrà portata a termine presto", se Tibo deve essere ancora interrogato.

Intanto si analizza il perché Oegroseno, che da settimane annunciava la preparazione del plotone d'esecuzione, abbia cambiato idea. Alcuni pensano che siano arrivati "ordini dall'alto"; ma il comando centrale della polizia a Jakarta non ha voluto fare commenti. Il vice portavoce della polizia ha solo ribadito: "L'esecuzione è nelle mani del Procuratore generale". Quest'ultimo, per ora, sembra deciso a giustiziare Tibo e i suoi compagni.

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