07/11/2023, 13.47
VATICANO - INDIA
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Vaticano, Diwali: costruire la pace attraverso verità, giustizia, amore e libertà

Sono gli stessi pilastri elencati da Papa San Giovanni XXIII nell'enciclica "Pacem in Terris" del 1963, ma attuali ancora oggi, si legge nel tradizione messaggio di auguri rilasciato oggi Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso per la festa indù delle luci. Si tratta di fondamenti necessari anche per non cedere al "disprezzo della dignità umana", "alla limitazione dei diritti e delle libertà fondamentali dei cittadini, compresi i diritti religiosi" e "all'aggressione" nei confronti di coloro che sono in molti modi diversi.

Città del Vaticano (AsiaNews) - “Come credenti, dobbiamo esprimere la nostra aspirazione alla pace attraverso sforzi coerenti e concordati, fondati su una fedeltà incrollabile” ai “pilastri” di “verità”, “giustizia”, ”amore” e “libertà”. È quanto si legge nel tradizionale messaggio del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso per la festa indù di Diwali, che quest’anno si festeggia il 12 novembre. Chiamata anche Deepavali, o “festa delle luci”, segna l’inizio di un nuovo anno, rappresentando la vittoria della verità sulla menzogna, della luce sulle tenebre, della vita sulla morte, del bene sul male. 

Tuttavia, per costruire la pace, è necessario evitare di “cedere al pessimismo, allo scoraggiamento e alla rinuncia”, che spesso sono provocati dal “disprezzo della dignità umana, dalla negazione o dalla limitazione dei diritti e delle libertà fondamentali dei cittadini, compresi i diritti religiosi, dall'intolleranza e dall'odio, dall'ingiustizia e dalla discriminazione, dalla violenza e dall'aggressione nei confronti di coloro che sono etnicamente, ulturalmente, economicamente, linguisticamente e religiosamente diversi, o contro i membri più vulnerabili della società”, si legge ancora nel documento a firma del cardinale prefetto Miguel Ángel Ayuso Guixot e del segretario mons. Indunil Kodithuwakku Janakaratne Kankanamalage.

“Quest'anno ricorre il sessantesimo anniversario della Pacem in Terris, la Lettera Enciclica di Papa Giovanni XXIII”, spiega il testo, che ha come tema “Cristiani e indù: costruiamo la pace nella verità, nella giustizia, nell'amore e nella libertà”. 

“Nel 1963, quando il mondo era profondamente turbato e sull'orlo di una guerra nucleare, quel documento lanciò un appello tempestivo, appassionato e quanto mai necessario ai capi e ai popoli del mondo affinché lavorassero insieme per la pace, esortandoli a trovare soluzioni amichevoli ai problemi in uno spirito di fiducia reciproca, attraverso il dialogo e i negoziati”.

L’insegnamento dell’enciclica - si legge ancora - ha dato origine, negli ultimi sessant'anni, a una maggiore consapevolezza tra le persone di tutto il mondo - anche se in misura diversa - della necessità di rispettare la dignità trascendentale delle persone, i loro diritti legittimi e la loro responsabilità condivisa di operare per il bene comune in uno spirito di solidarietà”.

Tuttavia, continua il testo, “la piena realizzazione della sua profezia di pace rimane un sogno lontano, che può essere realizzato solo attraverso sforzi di collaborazione da parte di uomini e donne di ogni tradizione religiosa e di tutti i settori della società”.

A tale scopo, quindi “le famiglie, guidate dall'esempio dei genitori e degli anziani, così come le istituzioni educative e i media, dovrebbero svolgere un ruolo preminente nell'ispirare il desiderio di pace e nell'insegnare i valori che costruiscono la pace negli uomini e nelle donne di ogni età”.

Il messaggio - pubblicato in lingua inglese, italiana, francese e hindi - si conclude sottolineando il “grande potenziale” del dialogo interreligioso “per alimentare la fiducia reciproca e l'amicizia sociale tra le comunità interreligiose”, una missione che spetta anche ai responsabili religiosi: “Come credenti e responsabili delle nostre rispettive religioni, con convinzioni comuni e un senso di responsabilità condivisa per il benessere dell'umanità, possiamo noi, cristiani e indù, sforzarci sinceramente di diventare artigiani della pace”.

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