22/06/2025, 09.51
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Verso la beatificazione p. Béchara Abou Mrad, il "Curato d'Ars" libanese

di Fady Noun

Con il riconoscimento da parte della Commissione medica in Vaticano di un miracolo avvenuta per la sua intercessione – una guarigione "diretta, totale e permanente", secondo l'archimandrita salvatoriano Mtanios Haddad – il sacerdote greco-cattolico Béchara Abou-Mrad (1853-1930) potrebbe presto essere proclamato beato.

Beirut (AsiaNews) - La notizia ha riempito di gioia i devoti del p. Béchara Abou-Mrad (1853-1930), sacerdote della Chiesa greco-cattolica, da molti considerato il "Curato d’Ars libanese": una donna affetta da artrosi invalidante è guarita grazie alla sua intercessione, e il carattere miracoloso della guarigione è stato ufficialmente riconosciuto dalla commissione medica del dicastero per le Cause dei santi. La via per la beatificazione di questo sacerdote salvatoriano, già proclamato venerabile nel 2010 da Benedetto XVI, è quindi aperta. Morto nel 1930, p. Béchara Abou-Mrad era già venerato in vita per la sua santità. Al confessionale, dove passava anche dodici ore di seguito, la sua scienza delle anime era ammirevole. Viveva con la consapevolezza di essere la "sentinella" di cui parla il profeta Ezechiele, e di dover "rendere conto del sangue" di coloro che era incaricato di avvertire (Ezechiele 3,17). In segno di venerazione, le sue spoglie mortali sono murate in una parete della chiesa del convento del Santo Salvatore (Deir el-Moukhallès, Joun, a nord di Saida): un santo in un luogo santo.

La guarigione miracolosa in questione è quella di Thérèse Skaff Asmar, risalente al 2009. Sofferente di artrosi di quarto grado, la donna aveva chiesto l’intercessione del p. Béchara Abou Mrad in modo del tutto casuale. Mentre cercava uno spartito di pianoforte per la figlia, trovò un opuscolo su di lui in un cassetto. Il carattere miracoloso della guarigione è stato ufficialmente riconosciuto il 27 marzo scorso. Secondo l'archimandrita Mtanios Haddad, postulatore della causa, la guarigione è stata "diretta, completa e permanente". Per "diretta", la Chiesa intende che è attribuibile specificamente all’intercessione di un santo, non a una richiesta generica.

Nato nel 1853 a Zahlé, la grande città cristiana della Békaa, P. Béchara Abou Mrad – il cui nome di battesimo era Salim Jabbour Abou Mrad – aveva solo 7 anni quando i suoi genitori furono costretti a fuggire dai massacri anticristiani del 1860, rifugiandosi nel Kesrouan. Una volta tornati a Zahlé, la sua vocazione fu inizialmente ostacolata dal padre, che lo voleva commerciante. Fu grazie alla madre che, nel 1874, a 21 anni, poté entrare nell’Ordine basiliano del Santissimo Salvatore. Esitò anche a farsi sacerdote, considerandosi indegno, e successivamente fu riluttante ad accettare di ascoltare le confessioni.

Il suo percorso religioso conobbe tre fasi: fu prima novizio e poi assistente nel seminario dei Padri salvatoriani, a un’ora di cammino dal convento del Santo Salvatore. Dal 1892 fu assegnato alla grande parrocchia di Deir el-Qamar. In quel tempo non c’erano strade asfaltate né automobili, solo sentieri e strade sterrate. Divenne così un instancabile camminatore, servendo le comunità del Chouf, come Bénouiti e Serjbal, per trent’anni, in ogni condizione climatica, celebrando messe e recitando il rosario incessantemente, tanto che alcuni dei suoi compagni gli chiedevano, scherzando, di abbreviare le preghiere. Nel 1922, a causa dell’età, fu trasferito alla cattedrale di Saida, dove si dedicò completamente al confessionale. Morì nel convento del Santo Salvatore nel 1930, circondato dall'affetto dei suoi confratelli.

Si spense il giorno precedente la prima domenica di Quaresima del 1930, dedicato nella liturgia ai defunti. Nella notte, dopo cinque giorni senza mangiare né bere, mostrava segni d’impazienza, guardando insistentemente la sveglia, come un uomo in attesa di un appuntamento. Come molti santi, si ritiene avesse avuto una premonizione della sua morte. I confratelli monaci e sacerdoti lo accompagnarono con litanie e preghiere fino al suo ultimo respiro, all’alba.

Per i suoi contemporanei, l’eroicità delle virtù di Padre Béchara Abou Mrad era evidente in ogni suo gesto, nella cappella come in refettorio, nella cella come sui sentieri di montagna. Anni di penitenza avevano fiaccato il suo corpo, ma la sua preghiera era potente: per sua intercessione i moribondi guarivano, le coppie sterili concepivano, la febbre tifoide regrediva, e la pioggia arrivava dopo lunghi periodi di siccità. In un caso, la porta chiusa di una cappella si aprì da sola. "Pura bontà della Vergine", disse al testimone del prodigio, che lo raccontò solo dopo la sua morte. Tra le guarigioni, anche quella del figlio del governatore druso (Moutasarref) di Beiteddine.

Ora che un miracolo a lui attribuito è stato riconosciuto ufficialmente dalla commissione medica, manca solo l’ultima verifica teologica per la promulgazione del decreto che aprirà la strada alla beatificazione. Tuttavia, potrebbero volerci ancora mesi legati alle procedure del dicastero prima della trasmissione dei documenti al Papa. L’iter prevede anche l’apertura della sua tomba, poiché il Vaticano conserva reliquie dei beati. Nonostante questi ostacoli, p. Mtanios spera che per p. Abou Mrad venga concessa un’eccezione prevista dal regolamento, accordando una priorità alla sua causa. La cerimonia di beatificazione potrebbe tenersi presso il convento del Santo Salvatore, in Libano. Molti la attendono con impazienza.

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