09/12/2003, 00.00
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Vescovi filippini criticano la Arroyo sulla pena di morte

Manila (AsiaNews) – “I vescovi cattolici riaffermano la loro posizione contro la pena capitale in modo ancora più vigoroso e sono perciò contro la cancellazione della moratoria. Noi non crediamo che [la pena di morte] fermi la criminalità, a meno che non vi sia uno scadimento generale della legge e dell’ordine”. Lo ha affermato mons. Fernando Capalla, arcivescovo di Davao e Presidente della Conferenza Episcopale delle Filippine in un incontro pubblico l’8 dicembre.

Venerdì scorso il presidente Gloria Macapagal-Arroyo ha tolto la moratoria sulla pena di morte, dopo che la cronaca è stata invasa da notizie di rapimenti a causa di estorsione. “Sebbene dal punto di vista morale io sia contraria alla pena di morte, ha detto la Arroyo, in determinate eccezionali circostanze il presidente deve tenere presente l’interesse più grande del pubblico”. E ha aggiunto che non si opporrà alle esecuzioni in programma per la fine di gennaio 2004.

Dionisio Santiago, direttore dell’Ufficio Correzionale, ha detto che per il 30 di gennaio sono previste 2 esecuzioni per iniezione letale. Intanto 25 persone accusate di rapimento e 4 per delitti di droga sono nel corridoio della morte. secondo il portavoce del presidente, sono proprio i criminali colpevoli di rapimenti e per delitti legati alla droga i primi ad essere perseguiti con la pena di morte.

Le Filippine sono definite “la capitale asiatica del rapimento”, con una media di un rapimento ogni 3 giorni. Quest’anno vi sono stati almeno 158 rapimenti; molti non sono stati nemmeno denunciati, per paura che i rapitori si vendichino sui familiari delle vittime.

Rodolfo Diamante, segretario esecutivo della Commissione Episcopale per la Pastorale delle Prigioni, afferma che, nel togliere la moratoria, il presidente è stato influenzato dalla ricca comunità cinese, a cui appartiene una buona parte dei rapiti. Diamante ha detto che la mossa del Presidente è puramente politica, “succube delle pressioni di un gruppo, di cui ella ha bisogno”.

Mons. Capalla ha aggiunto: “Come cittadini di questo paese noi rispettiamo il diritto e la prerogativa del Presidente di proteggere l’ordine pubblico, come anche il suo diritto di cambiare idea”. Alcuni mesi fa, in un’udienza con il Papa in Vaticano, la Arroyo aveva riaffermato la sua opposizione alla pena capitale e aveva detto che sarebbe rimasta fedele a questo principio morale.

Mons. Capalla ha anche detto che la Conferenza Episcopale è una istituzione indipendente dal governo e che “la Chiesa Cattolica deve rivendicare e mantenere il diritto e la libertà di parlare su temi morali, rispettando il diritto e la libertà del governo o di chiunque di non essere d’accordo”.

“Per questo motivo, ha concluso il vescovo,  sul tema della pena di morte, la nostra posizione è di collaborazione critica con il governo”. (SE)

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