Vescovi filippini: 'No alla centrale nucleare di Alaminos'
Il ministero per l'Energia vorrebbe far ripartire dalla provincia di Pangasinan la produzione di energia atomica nelle Filippine con la costruzione di un impianto da 1.200 megawatt. In una lettera pastorale l'opposizione dei presuli della regione dove sorgerebbe la centrale: "Dopo Fukushima si scelga la prudenza, investendo nelle energie rinnovabili che garantiscono sicurezza, resilienza e un vero sviluppo a lungo termine per il nostro popolo”.
Manila (AsiaNews) - Un gruppo di vescovi filippini ha preso posizione in questi giorni contro la proposta di costruzione di una centrale nucleare ad Alaminos, nella provincia di Pangasinan, a nord di Manila, citando motivi di sicurezza, ambientali e morali, parlando di un “rischio inaccettabile”.
Il progetto, avanzato dal ministero per l’Energia dell’amministrazione Marcos, rappresenta una rinascita delle ambizioni nucleari nelle Filippine, rimaste inattive sin dagli anni ’80, quando fu dismessa la centrale nucleare di Bataan, l’unico impianto atomico del Paese (nella foto). I promotori sostengono che potrebbe fornire l’energia necessaria per soddisfare la crescente domanda interna, con studi iniziali che indicano una struttura da 1.200 megawatt. La centrale nucleare proposta sarebbe però costruita nella parte occidentale della provincia, più vicina alla faglia di East Zambales.
Il 4 dicembre, l’arcivescovo Socrates Buenaventura Villegas di Lingayen-Dagupan, il vescovo ausiliare Fidelis Bautista Layog, il vescovo Daniel Presto di San Fernando, La Union, padre Getty Ferrer della diocesi di San Jose, Nueva Ecija, il vescovo Napoleon Sipalay di Alaminos, il vescovo Jacinto Jose di Urdaneta e il vescovo Prudencio Andaya di Cabanatuan hanno pubblicato una lettera pastorale per esprimere la loro opposizione al progetto.
“Esortiamo i nostri funzionari di governo, i responsabili politici e tutto il popolo filippino a scegliere la via della prudenza e della sostenibilità. Dobbiamo investire fortemente in infrastrutture per l’energia rinnovabile che garantiscano sicurezza, resilienza e un vero sviluppo a lungo termine per il nostro popolo”, hanno dichiarato i presuli.
Le Filippine avrebbero un grande potenziale energetico grazie alle ricche risorse di energie rinnovabili, ma sono soggette a disastri naturali come tifoni e terremoti. I vescovi invitano “a esercitare estrema cautela e prudenza quando consideriamo fonti energetiche che comportano rischi irreversibili e a lungo termine”. Citano il disastro di Fukushima dell’11 marzo 2011 in Giappone come esempio a sostegno della loro posizione, affermando che ha mostrato i “pericoli insolubili” dell’energia nucleare e come possa danneggiare persone, mezzi di sussistenza e ambiente in modo irreversibile. “Un incidente catastrofico causato da un forte terremoto o da un super tifone supera di gran lunga qualsiasi beneficio energetico previsto”.
I vescovi sottolineano la necessità di cautela, responsabilità intergenerazionale e il passaggio alle energie rinnovabili per proteggere le generazioni future, in linea con il messaggio proposto da papa Francesco nell’enciclica Laudato si’. Notano che la loro regione è vulnerabile ai disastri e che il problema dei rifiuti radioattivi è irreversibile.
“Pangasinan non è nostra. Dobbiamo alle generazioni future mantenerla al sicuro da una catastrofe nucleare. I rischi sono maggiori dei benefici”, osservano. “Non a Pangasinan e in nessun altro luogo”, concludono i vescovi della regione, invitando i funzionari del governo e il pubblico a mettere la sicurezza delle persone e il bene comune al di sopra degli interessi economici o commerciali.
04/10/2023 13:18





