26/11/2005, 00.00
INDONESIA
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Vescovo a Poso: ingiusta la condanna a morte per tre cattolici

Mons. Suwatan difende i tre detenuti accusati di essere tra i responsabili degli scontri tra cristiani e musulmani a Poso nel 2000; il presule spiega che in quell'occasione i cattolici furono vittime e non istigatori di violenza, e che la pena capitale è eccessiva. La diocesi di Manado prega perchè la sentenza venga cancellata.

Jakarta (AsiaNews/Ucan) - I tre cattolici condannati a morte per le violenze del 2000 a Poso sono innocenti e non vanno giustiziati. Ne è convinto il vescovo di Manado, mons. Joseph Suwatan, che si schiera in difesa dei tre uomini ai quali il presidente indonesiano ha negato a metà mese la grazia.

"Penso - dichiara il presule - che Fabianus Tibo, Dominggus da Silva, e Marinus Riwu non sono responsabili, ma solo vittime degli scontri a Poso". Secondo il vescovo la pena capitale non è giusta nel loro caso".

Nella diocesi di mons. Suwatan rientra anche Poso, la città nella provincia di Sulawesi centrale teatro dal 1998 al 2001 di un sanguinoso conflitto tra cristiani e musulmani costato la vita a circa 2 mila persone. Finora nessun musulmano è stato processato per quegli eventi.

La Corte distrettuale di Palu ha condannato Tibo e due suoi amici alla pena di morte, dopo averli giudicati tra i responsabili di una serie di omicidi di musulmani, avvenuti a Poso tra maggio e giugno del 2000, e che avrebbero innescato gli scontri tra le due comunità. La sentenza capitale è stata poi confermata dall'Alta Corte delle Sulawesi centrali a maggio 2001 e ancora una volta dalla Corte suprema di Jakarta a novembre dello stesso anno. Il 10 novembre scorso il presidente Susilo Bambang Yudhoyono ha respinto la richiesta di grazia. La data dell'esecuzione non è ancora nota. A numerosi indonesiani il processo contro i tre cattolici appare controverso; durante il suo svolgimento si sono verificate intimidazioni su vasta scala da parte dei fondamentalisti islamici. Alcuni osservatori affermano che la giuria non aveva scelta se non "assecondare" i gruppi che volevano i tre uomini colpevoli.

Mons. Suwatan ricorda che i tre condannati sono solo semplici contadini analfebeti, emigrati dall'isola di Flores a Poso in cerca di una vita migliore. Secondo quanto riferisce il presule i cattolici non hanno preso parte agli scontri di Poso, "ma sono divenuti vittime delle rivolte che hanno totalmente distrutto la parrocchia di Santa Teresa, un convento di religiose e diverse scuole cattoliche".

Il segretario di mons. Suwatan racconta che il vescovo, "appena appresa la notizia della grazia negata, ha dichiarato di voler pregare per i tre e le loro famiglie". A queste, aggiunge p. Lengkonk, la nostra diocesi offre sostegno morale e prega affinchè la sentenza venga cancellata.

Il parroco di Santa Teresa, p. Jimmy Tumbelaka, si è recato spesso a trovare i tre cristiani in carcere. Egli ha anche incontrato Hasyim Muzadi, presidente del Nahdlatul Ulama - la più grande organizzazione musulmana in Indonesia - il quale ha mostrato di appoggiare la causa. Nelle intenzioni del parroco anche parlare con il nunzio apostolico in Indonesia, mons. Malcolm Ranjith, "per discutere di cosa poter fare".

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