15/06/2022, 13.36
INDIA
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Vescovo di Pune dialoga con i nazionalisti indù della Rss

di Nirmala Carvalho

Mons. Thomas Dabre ad AsiaNews dopo i malumori di alcuni cristiani per il suo intervento a una conferenza organizzata dal movimento della destra religiosa, sempre più spesso accusata di fomentare l'intolleranza verso le altre religioni: "Gesù amava il suo popolo, in questo senso ho detto che era un patriota. Sull'amore comune per la nostra terra e cultura possiamo trovare un punto di incontro".

Pune (AsiaNews) - Un vescovo cattolico in dialogo con la Rashtriya Swayamsevak Sangh (RSS), l’ “organizzazione nazionale dei volontari” della destra nazionalista indù nota per le sue bandiere color zafferano. È successo domenica scorsa a Pune, la capitale culturale dello Stato indiano del Maharashtra, dove il vescovo locale Thomas Dabre – già membro del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso ed ex presidente della Commissione dottrinale della Conferenza episcopale cattolica dell'India – ha preso parte al lancio del "Social Science Journal", una rivista trimestrale dello Shripati Shastri Research Institute of Social Sciences, un’istituzione legata alla galassia della destra religiosa indù.

“La RSS - racconta mons. Dabre ad AsiaNews - aveva pubblicato questo periodico per promuovere la ricerca sulle questioni indiane. Hanno pubblicato anche un mio messaggio in prima pagina. Mi hanno invitato a partecipare alla presentazione e ho accettato volentieri. Negli incontri dei vescovi indiani ho sempre detto che dobbiamo avere un dialogo con loro. Il defunto arcivescovo Abraham Viruthakulangara di Nagpur (dove si trova il quartier generale della RSS ndr) voleva questo dialogo, ma ci ha lasciato prematuramente. Da allora non è più successo nulla. Personalmente ho mantenuto buoni rapporti con la RSS, ho stretto legami di amicizia con loro ed è stato un onore per me che abbiano pubblicato un mio messaggio. Voglio fare da tramite tra la Chiesa cattolica e loro perché Pune è il centro principale dell'ideologia della RSS”.

Nel suo intervento mons. Dabre ha detto che l’amore per la propria nazione accomuna il Sangh e la comunità cristiana. Parole che sono state ampiamente riprese dai media e che - nel contesto della crescita degli episodi di intolleranza da parte dei nazionalisti indù nei confronti delle minoranze religiose in India - hanno suscitato non pochi malumori tra i cristiani indiani. “Sto leggendo tutte le reazioni - risponde ad AsiaNews il vescovo di Pune - mi paiono una tempesta in un bicchier d’acqua. Si basano probabilmente sulla mancata conoscenza di quanto intendevo dire io ma anche di quanto afferma la RSS. Se si sostiene che i suoi valori sono opposti a quelli del Vangelo, vorrei sapere a quali valori ci si riferisce”.

Quanto alla sua posizione spiega di aver detto alla conferenza innanzi tutto che “c'è bisogno di un dialogo tra la RSS e la Chiesa per chiarire i malintesi e i pregiudizi da entrambe le parti. Chi crea polemiche ha mai parlato con la RSS? Li conoscono davvero?”. “Penso che i principi della RSS siano accettabili per il cristianesimo - continua mons. Dabre - perché Gesù stesso amava il suo popolo, amava la cultura ebraica. In questo senso ho detto che era un patriota e che anche i suoi seguaci dovrebbero esserlo”.

“Nella Bibbia – aggiunge ancora il presule - è scritto che Dio ha dato agli ebrei la terra d'Israele, quindi ha dato a ogni nazione la sua terra con i suoi confini. È scritto in Deuteronomio 32, Isaia 34 e anche nei Salmi: Dio ha distribuito la terra tra tutti i popoli. Per questo noi cristiani in India amiamo il nostro Paese e siamo patrioti. Ho detto che sono gli stessi principi che stanno a cuore alla RSS: l'amore per la terra, l'amore per il popolo e l'amore per la cultura. In questo contesto ho detto che i principi e i valori della RSS sono accettabili per noi cristiani”.

“Ho anche elogiato - conclude mons. Pune - l’insistenza che nella rivista viene riservata al tema della ricerca. Ho detto loro che in un Paese in cui il 30% della popolazione è in condizioni di povertà e con una superstizione così diffusa, abbiamo tutti bisogno di fatti oggettivi. La ricerca li porterà alla luce”.

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