02/02/2021, 11.53
TURCHIA
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Vicario d’Anatolia: povertà e Covid, cresce la solidarietà fra cristiani e musulmani

Almeno 17 milioni di cittadini su 81 milioni vivono sotto la soglia della povertà. Il tasso di disoccupazione effettivo ha raggiunto il 40%. La pandemia ha avuto impatto negativo sull’economia, ma ha alimentato la solidarietà. Fra i più colpiti i rifugiati irakeni. Le difficoltà “non soffochino la generosità”.

Istanbul (AsiaNews) - In Turchia, come in tutte le nazioni colpite dal Covid-19, “vi sono stati riflessi negativi in termini di economia e occupazione”, ma “ciò che conta è che la pandemia non soffochi, anzi deve alimentare la solidarietà” anche fra cristiani e musulmani. È quanto sottolinea ad AsiaNews mons. Paolo Bizzeti, vicario apostolico dell’Anatolia e presidente di Caritas Turchia, anche lui colpito dal nuovo coronavirus e sulla via di una piena guarigione. “Qui il virus ha colpito meno che altrove in termini di vite umane, forse anche per una popolazione più giovane e lockdown prolungati - aggiunge il prelato - ma molti che campavano grazie a lavori giornalieri o saltuari, o ancora col turismo hanno subito pesanti contraccolpi”. 

Attivisti, ong ed enti di assistenza parlano di un consistente aumento dei poveri in Turchia, legato anche e soprattutto alla pandemia da nuovo coronavirus che ha avuto un impatto ancor più negativo sui settori più deboli della società. Per le strade e all’esterno di alimentari e supermercati è sempre più frequente osservare persone in attesa di frutta e verdura scartate perché inadatte alla vendita o madri che non hanno più latte da dare ai figli perché anch’esse malnutrite. 

Già nel 2018 il Paese attraversava un periodo di crisi economica, che il nuovo coronavirus ha amplificato. Secondo un’inchiesta relativa al 2019 dell’Istituto turco di statistica, su un totale di 81 milioni di cittadini almeno 17 milioni vivono al di sotto della soglia di povertà. I dati per il 2020 non sono ancora disponibili, ma la tendenza parla di un ulteriore peggioramento e la situazione si complica ancor più se si prendono in esame gli immigrati e i lavoratori stranieri. 

Il dato ufficiale relativo alla disoccupazione si aggira attorno al 13% in tempo di pandemia. In realtà, se si prendono in esame le fluttuazioni di mercato e le richieste di quanti cercano occupazione, il dato di quanti sono senza un lavoro stabile ed effettivo sono circa 10 milioni, pari al 40% della forza lavoro complessiva. Anche questo, avvertono gli esperti, è un segno che conferma il peggioramento dell’economia e un aumento generale e sempre più marcato della povertà. 

“Nell’ultimo mese - sottolinea mons. Bizzeti - la lira turca ha riguadagnato circa il 10% del suo valore, ma dall’altro lato vi sono segnali ancora negativi come la disoccupazione in crescita. Fra i più colpiti vi sono i rifugiati, in particolare quelli provenienti dall’Iraq, che non possono avere un lavoro in regola e devono vivere di espedienti e dell’aiuto di organizzazioni umanitarie, fra le quali la Caritas”. 

In un momento di pandemia e crisi economia, prosegue il vicario apostolico, vi sono però segnali positivi di una “rinnovata solidarietà, come dice spesso papa Francesco il quale afferma che solo assieme si possono vincere le difficoltà”. “Qui nel sud, a Iskenderun - racconta - noi della Caritas abbiamo raggiunto un accordo con il capo quartiere e ogni 15 giorni diamo dei pacchi alimentari alle famiglie della zona, che sono in larghissima maggioranza musulmane. L’azione della Caritas si è allargata, rispetto ai confini tradizionali dei rifugiati cristiani o dei poveri che fanno riferimento al circuito ecclesiale”. 

Il governo e le autorità “fanno molto”, ma è altrettanto vero “che non si può arrivare dappertutto quando i bisogni sono così vasti. Per noi è importante poter fornire un contributo in una situazione così drammatica, perché la pandemia non ha colpito solo sotto il profilo sanitario, ma anche da un punto di vista economico e sociale”. “Io stesso sono stato colpito dal Covid e negli ultimi due mesi sono uscito poco, ma ho visto aumentare le persone che chiedono l’elemosina sebbene qui la povertà sia vissuta in maniera dignitosa e non in termini drammatici”. Uno dei problemi, conclude mons. Bizzeti, è che “sono diminuiti gli aiuti dall’esterno, anche dall’Italia. Noi dipendiamo da questi aiuti, e seppure la generosità resta abbondante non si può dire che sia scontata. L’auspicio è che queste difficoltà economiche non soffochino lo slancio di generosità”.

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