07/07/2010, 00.00
CINA - STATI UNITI
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Washington chiede il rilascio di Xue Feng, arrestato per "segreti geologici di Stato"

Xue, in carcere dal novembre 2007, è stato condannato a 8 anni di carcere. Ha venduto un suo studio sulle industrie petrolifere cinesi. Il governo Usa chiede che sia liberato “per motivi umanitari”, ma Pechino risponde che è un “affare interno cinese”. Xue denuncia torture. Rischia di innescarsi un incidente diplomatico.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Gli Stati Uniti premono perché la Cina liberi il geologo Usa Xue Feng, condannato a 8 anni di reclusione per violazione del segreto di Stato. Pechino insiste che si tratta un suo “affare interno”, ma Washington rilancia ed esprime “dubbi” sulla giustizia cinese e sulla sentenza di condanna.

Xue, cittadino Usa nato in Cina, è in carcere dal novembre 2007 per avere venduto alla ditta americana di consulenza His per la quale lavorava un archivio sull’attività dell’industria petrolifera cinese. Il 5 luglio è stato condannato a 8 anni di carcere, nonostante il deciso intervento di Washington, con l’ambasciatore Jon Huntsman che ha voluto partecipare al processo e si è detto “costernato” per la condanna.

Ieri Mark Toner, portavoce del Dipartimento di Stato Usa, ha detto in conferenza stampa che “noi rimaniamo preoccupati in modo estremo circa [il rispetto de]i suoi diritti  nel processo sotto la legge cinese” e che comunque “chiediamo alla Cina il rilascio del dottor Xue per motivi umanitari e la sua immediata estradizione negli Stati Uniti”.

Secondo fonti diplomatiche il caso di Xue, cittadino Usa, è stato trattato di persona dal presidente Barack Obama con il presidente cinese Hu Jintao. Personale diplomatico ha visitato Xue in carcere circa 30 volte.

Secca la risposta del portavoce del ministro cinese degli Esteri Qin Gang che “si tratta di una questione interna della Cina”, che non consente “interferenze straniere”. “Il caso è stato deciso dai giudici cinesi, che hanno giudicato nello stretto rispetto della legge”.

In una polemica a distanza, Toner ha ribadito che “la protezione dei cittadini Usa all’estero è la nostra prima priorità”, assicurando che “abbiamo seguito e continueremo a seguire il caso ai massimi livelli”.

Xue si è sempre difeso dicendo che le informazioni da lui fornite provenivano da database pubblici accessibili a chiunque.

L’accusa di violazione di segreto di Stato è tra le più insidiose in Cina, perché ogni notizia può essere classificata come tale a giudizio inappellabile delle autorità politiche e non è in pratica possibile fornire prova contraria. La Fondazione Dui Hua, che difende i diritti umani, ha detto che i dati sono stati classificati come segreti solo dopo che Xue li aveva forniti.

Nei suoi incontri con personale diplomatico, Xue ha mostrato sulle braccia segni di ustioni di sigarette e ha detto che è stato torturato dalle guardie durante gli interrogatori.

L’amministrazione Obama è stata più volte accusata dai gruppi pro-diritti umani di privilegiare con la Cina i rapporti commerciali, a scapito del rispetto dei diritti umani. La vicenda di Xue rischia di innescare un vero braccio di ferro, con nessuna delle due parti che vuole mostrarsi remissiva alle esigenze dell’altra. Nell’occasione, quotidiani Usa ricordano al governo la necessità di un maggior impegno per i tanti attivisti democratici cinesi in carcere per avere difeso i diritti umani.

Questo caso ricorda quello di Stern Hu, australiano di origine cinese e direttore esecutivo della ditta leader mineraria Rio Tinto, condannato a novembre 2009 a 10 anni di carcere per corruzione e spionaggio industriale per avere dato denaro a funzionari cinesi per avere notizie riservate sul prezzo che Pechino era disposta a pagare per il minerale ferroso (la Cina è il maggior consumatore di acciaio e tra la Rio Tinto e le ditte statali cinesi si svolgeva una complessa trattativa per determinare il prezzo del ferro). Il suo processo suscitò ampie proteste dall’Australia, anche per le violazioni dei diritti di difesa: i media hanno riferito che ai funzionari cinesi “corrotti” è stata persino negata la loro comparizione nel processo come testimoni, per non chiarite ragioni superiori.

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