19/07/2005, 00.00
INDIA
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Washington e New Delhi, collaborazione su nucleare civile e terrorismo

di Nirmala Carvalho

Gli Stati Uniti promettono tecnologia per potenziare l'industria del nucleare civile in India, finora vista con diffidenza. Delhi sogna il seggio permanente al Consiglio di Sicurezza Onu. Soddisfazione nella  Chiesa cattolica indiana: la più numerosa democrazia del mondo emerge sulla scena internazionale.

New Delhi (AsiaNews) – Gli Stati Uniti forniranno tecnologia per sostenere lo sviluppo dell'industria nucleare indiana. È questo il risultato più significativo emerso dopo il primo giorno della visita a Washington del premier indiano, Manmohan Singh. L'evento è segno di un concreto avvicinamento tra i due stati un tempo rivali. La decisione segna una svolta nei rapporti tra i due paesi. Gli Usa avevano imposto tagli ai trasferimenti di tecnologia nucleare verso l'India, dopo che questa nel 1998 ha portato a termine test nucleari militari. New Delhi ha bisogno però di potenziare il settore dell'energia nucleare per alimentare la sua crescente economia. Finora Washington non aveva ancora allentato la morsa, perché l'India non è tra gli aderenti al Trattato internazionale di non proliferazione. Ieri il presidente George W. Bush ha promesso di chiedere al Congresso di cambiare la legge e di sollecitare altri paesi a modificare regolamenti internazionali per permettere scambi con l'India nel settore. Analisti osservano che in questo nuovo impegno degli Usa va letto il tentativo di arginare l'influenza cinese nella regione e evitare un'eventuale alleanza tra Delhi e Pechino. Dal canto suo Singh - arrivato ieri nella capitale americana, per ripartire tra 3 giorni – ha dichiarato l'impegno ad aderire agli accordi internazionali contro la proliferazione e a lavorare con la IAEA (International Atomic Energy Agency).

In un'intervista ad AsiaNews il card. Telesphore Toppo, presidente della Conferenza episcopale indiana, esprime soddisfazione per l'emergere dell'India sulla scena mondiale come grande potenza. "Il sostegno Usa al settore del nucleare civile in India è il segno che il Paese sta ricevendo riconoscimenti a livello internazionale". "È uno sviluppo positivo – continua - e ugualmente significativo è l'impegno dell'India per la pace".

La questione del terrorismo globale è uno dei punti che il presidente Bush e Singh hanno discusso ieri. Secondo il cardinale l'India "può contribuire concretamente a portare la pace nel lacerato mondo di oggi". Dello stesso parere mons. Oswald Gracias, segretario generale della Conferenza episcopale indiana, che precisa: "Quando si parla di terrorismo internazionale la stampa non dà peso all'India, ci deve essere una maggiore attenzione a questo fenomeno nel paese".

Il nuovo atteggiamento di Washington verso New Delhi è percepibile anche dal tipo di visita approntata per l'ospite indiano: quella di Singh è una visita "cerimoniale", solo la quinta del tipo, che il presidente americano ha concesso in 5 anni. "È evidente – commenta Toppo – l'importanza con cui gli Usa vedono questo incontro" con la più numerosa democrazia del mondo. Il porporato ricorda che Singh è un "famoso economista" e gli accordi commerciali con gli Stati Uniti saranno "benefici" per le economie di entrambi i paesi. Ma "la visita a Washington – sottolinea - è a vantaggio di tutta l'umanità".

Ieri durante la conferenza congiunta Bush ha dichiarato che "i rapporti tra India e Usa non sono mai stati più forti". Singh, invece, ha parlato del bisogno di assicurare "adeguati" rifornimenti energetici, appoggiare la guerra al terrorismo condotta dagli Usa e di un urgente riforma del Consiglio di Sicurezza Onu, dove l'India aspira ad ottenere un seggio permanente. Mons. Gracias spiega: "L'India conta sull'appoggio Usa all'interno del Consiglio e in cambio apre i mercati e la sua economia". Ma la questione del seggio permanente alle Nazioni Unite non è stata neppure menzionata da Bush. Egli ha però riferito di nuovi passi nelle relazioni sul piano della difesa, con accordi che aiuteranno le "due nazioni a lavorare per obiettivi di sicurezza comuni".

Nell'incontro di ieri Bush e Singh non hanno parlato dell'escalation di violenze anticristiane perpetrate da fondamentalisti indù in diversi stati dell'India. A riguardo il card. Toppo ha detto: "Sono questioni interne, su cui anche la conferenza episcopale sta cercando soluzioni". In compenso il presidente statunitense ha assicurato che la politica Usa sul Kashmir rimane invariata: "Il Kashmir è un problema che devono risolvere India e Pakistan. Il nostro compito è incoraggiare i due paesi a trovare un accordo".

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