07/05/2004, 00.00
CINA-ITALIA
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Wen Jiabao parla solo di investimenti, dimentica i diritti umani

Roma (AsiaNews) - Ieri sera a cena, lontano dai riflettori, il premier cinese Wen Jiabao diceva che i rapporti tra Italia e Cina dovrebbero ispirarsi a Matteo Ricci, che è l'italiano più famoso nel suo Paese, più che a Marco Polo. Cultura, e basata sulla fede, insomma, più che commercio. Oggi, quando ha parlato alla platea di imprenditori e politici riuniti in Confindustria per un seminario sul tema della promozione degli investimenti tra Italia e Cina, di quell'affermazione non c'è stata traccia. Investimenti, sviluppo economico, risparmio i temi toccati. E quando ha parlato di "diritti", l'ha fatto per riferire della tutela della proprietà intellettuale e delle "norme molto severe varate contro il reato di contraffazione", che preoccupa molto i nostri industriali.

"L'impressione – spiega ad AsiaNews Michela Parmeggiani, responsabile del servizio export internazionalizzazione dell'Associazione industriali di Rimini – dal punto di vista operativo, degli imprenditori, è positiva. Le prospettive sembrano buone". Ieri, racconta, ci sono stati 550 incontri tra imprenditori italiani e cinesi, oggi ce ne sono altri 250. "800 in tutto, certo ci saranno contatti che rimangono senza seguito, ma tanti ne avranno".

L'impegno, da parte degli esponenti politici italiani, è stato per sollecitare investimenti, sia da parte degli imprenditori italiani in Cina che da parte cinese in Italia. "Se io fossi un giovane imprenditore – ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi - privilegerei la Cina". Lo stesso Berlusconi ha poi aggiunto che "anche il nostro e' un mercato interessante per le imprese cinesi. Un mercato che guarderebbe con molta simpatia a prodotti con il segno dell'originalità creativa di quel Paese". "La Cina si appresta a diventare uno dei piu' grandi paesi investitori del mondo, per questo l'Italia vede nella Cina un nuovo partner strategico", ha detto, dal canto suo, il vice ministro delle Attività produttive Adolfo Urso, secondo il quale "le relazioni economiche tra Italia e Cina devono andare oltre la mera collaborazione commerciale, e puntare sugli investimenti produttivi. Le imprese italiane investono troppo poco in Cina, molto meno dei partner europei".

Solo dal Presidente del Consiglio è venuto anche un accenno alla questione dei diritti umani, quando ha detto: "mi piacerebbe che la Cina possa diventare una grande democrazia e un grande Stato di diritto, in cui i diritti umani siano riconosciuti come sono riconosciuti oggi nella civiltà occidentale''.

"E' stato un accenno che nessuno ha raccolto", commenta Michela Parmeggiani. "Non so – aggiunge – se per via del contenuto dell'incontro, che ha per tema gli investimenti e magari non è sembrato opportuno... Credo comunque che l'accenno fatto da Berlusconi abbia fatto capire che per l'Italia, come per l'Unione europea, quel tema è importante. E' stato un segnale e credo non indifferente".

La Cina, nelle parole del suo capo di governo, vuole uno sviluppo "duraturo e stabile". Essa "è sulla strada dello sviluppo e può contribuire al processo di pace e di sviluppo di tutto il mondo. Per questo persistiamo nella politica di apertura e di relazioni amichevoli con tutti gli altri Paesi"'. Egli ha poi sostenuto che nonostante la velocità con cui cresce l'economia cinese il suo Paese "è ancora un paese in via di sviluppo, ma con un enorme mercato interno, numerosissima mano d'opera e un grande risparmio popolare".

L'aspetto "umano" dell'intervento di cinese Wen Jiabao è stata l'affermazione che i bambini cinesi amano le maglie del Milan e delle Juventus, perché le vedono in televisione, e che "nelle nostre città ormai dappertutto ci sono pizzerie italiane, e al mio nipotino la pizza piace moltissimo".

 

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