16/03/2011, 00.00
GIAPPONE – INDIA
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Yamaguchi, gesuita indiano chiede preghiere per il Giappone

di Arun D’Souza
La testimonianza di fratel Arun S’Souza sj, missionario nella prefettura di Yamaguchi, circa mille chilometri a sud di Tokyo.
 Tokyo (AsiaNews) – Mentre i governi stranieri si affrettano a far tornare nei loro Paesi i loro compatrioti che vivono in Giappone, fratel Arun D’Souza sj, indiano, è ancora nella prefettura di Yamaguchi, a circa mille chilometri a sud di Tokyo (1.200 chilometri dall’epicentro del terremoto). Il gesuita racconta ad AsiaNews la situazione: il Giappone “è nelle mani di Dio”.

La prefettura di Yamaguchi, dove io mi trovo, non è stata colpita in maniera diretta. Ma anche qui abbiamo sentito le scosse e assistiamo al dramma che vive la popolazione giapponese. Il terremoto è stato solo l’inizio. Lo tsunami, con le sue onde alte più di 10 metri, ha distrutto la vita di migliaia di persone, oltre che le infrastrutture di base. L’acqua è penetrata fino a cinque chilometri nell’entroterra, e il sale ha reso il terreno delle zone sommerse inabitabile.

Il danno va oltre l’immaginazione e il controllo umani. In Giappone, per esempio, è ancora inverno, molte volte il termometro segna zero gradi. La notte il freddo è terribile. Nei casi più estremi, quattro persone devono dividersi una fetta di pane, perché ricevere scorte di cibo è molto difficile: strade e aeroporti sono danneggiati in maniera seria; gli elicotteri non possono avvinarsi alla centrale nucleare entro un raggio di  50 chilometri a causa delle radiazioni che potrebbero danneggiarne le strumentazioni. Circa mezzo milione di persone sono fuori dalle loro case, in strada o nelle aree preposte all’evacuazione. Per ridurre l’uso dell’energia elettrica, in tutta l’area intorno al centro di Tokyo la corrente viene staccata per diverse ore ogni giorno. In poche parole: la situazione va peggiorando.

Dopo la prima scossa, durata quattro minuti, ce ne saranno state almeno altre 300 e gli esperti dicono che i tremori continueranno per tutto il resto dell’anno. Ancora adesso la terra trema diverse volte al giorno, spesso anche per tre minuti. La croce sul campanile della chiesa di S. Ignazio, al centro di Tokyo e con circa 18mila fedeli cattolici registrati, è stata distrutta durante la prima scossa.

Penso che queste persone abbiamo bisogno di preghiere e incoraggiamento per rimettere insieme i pezzi della loro vita… solo le preghiere possono dare loro sicurezza. In un Paese come il Giappone, preparato a fronteggiare l’eventualità di una tragedia di tali dimensioni, ora come ora tutto è solo nelle mani di Dio e nella furia della natura.

(Ha collaborato Nirmala Carvalho)
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