19/02/2022, 11.00
MYANMAR
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Yangon: rapporto denuncia gli affari dell'Asean con la giunta militare

Il gruppo di attivisti Justice for Myanmar ha documentato i commerci tra le nazioni del sud-est asiatico e i generali birmani. Investimenti nei settori immobiliare, petrolifero e delle telecomunicazioni. I Paesi della regione non hanno imposto sanzioni alle attività dell'esercito.

Yangon (AsiaNews) - Secondo un rapporto pubblicato dal gruppo di attivisti Justice for Myanmar (Jfm) alcuni membri dell’Associazione della nazioni del sud-est asiatico (Asean) hanno fatto affari con la giunta militare birmana che ha preso il controllo del Paese con un colpo di Stato il primo febbraio di un anno fa.

Il Jfm ha rilasciato le proprie dichiarazioni il 17 febbraio, in concomitanza con un vertice dell’organizzazione regionale da cui sono stati esclusi (ancora una volta) i generali e i funzionari birmani. Il diplomatico Wunna Maung Lwin non ha preso parte al summit a Phnom Penh perché il Myanmar non ha mostrato progressi nel ridurre il livello di violenza e riportare il Paese su una traiettoria democratica. Semmai nei mesi scorsi è avvenuto il contrario: a dicembre la giunta ha bombardato Loikaw, capoluogo dello Stato Kayah, generando un esodo di sfollati, saliti a oltre 400mila secondo i dati dell’Unhcr. Fonti locali sostengono che ora le milizie etniche e l’esercito si combattono in tutto il Paese, anche nelle regioni centrali che in passato sono state risparmiate dai conflitti.

Al momento le entrate dell’esercito provengono da alcune entità commerciali controllate dai militari, tra cui la Myanma Oil and Gas Enterprise (Moge), la Myanmar Economic Corporation (Mec) e la Myanma Economic Holdings (Mehl).

In base alle informazioni raccolte da Jfm, l’impresa thailandese PTT Exploration and Production gestisce il giacimento di gas di Zawtika ed è uno degli investitori nel pozzo di Yadana, di cui, a seguito delle decisioni di Total e Chevron di ritirarsi dal Paese, si appresta a prendere il controllo. Nell’anno finanziario 2017-18, il governo del Myanmar aveva ricevuto oltre 40 milioni di dollari per il giacimento di Zawtika e oltre 250 milioni di dollari per quello di Yadana. Ora gli investimenti vanno direttamente nelle casse della giunta.

L’Indonesia e le Filippine in anni recenti hanno invece venduto armi al Tatmadaw (l’esercito birmano). L’impresa statale indonesia PT Pindad ha esportato proiettili in Myanmar nel 2020 e ora detiene un accordo di cooperazione con la compagnia True North, di proprietà di Htoo Htoo Shein Oo, figlio del ministro delle Finanze della giunta militare, Win Shein. 

Il governo del Vietnam investe nelle infrastrutture di comunicazione del Myanmar tramite Viettel, una società di telecomunicazioni di proprietà del ministero della Difesa. Viettel è anche un investitore nella compagnia di telefonia mobile Mytel, altra fonte di reddito per l’esercito. La Mytel è nota per la sorveglianza che conduce sui propri clienti.

Una cittadina cinese naturalizzata cambogiana, She Zhi Jiang, è invece a capo di un progetto immobiliare nello Stato Karen, lo Yatai City, in fase di sviluppo come joint venture con la Karen State Border Guard Force, un gruppo di miliziani sotto il comando del Tatmadaw.

I fautori della campagna Blood Money, nata dalle contestazioni dei sindacalisti birmani, hanno invitato i membri dell'Asean a smettere di fare affari con i militari: "Invece di dire alla giunta di fermare la violenza e i crimini, devono essere portati avanti sforzi pratici per interrompere i commerci”, ha dichiarato Ko Ye, un portavoce della campagna.

Il Jfm ha evidenziato che nessun paese dell'Asean ha finora imposto sanzioni alla giunta o alle sue attività.

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