24/08/2025, 09.26
ECCLESIA IN ASIA
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‘La Chiesa cinese è ormai una Chiesa dei cinesi’

di Rachel Zhu

Un convegno internazionale a Hong Kong ha ricordato il centenario della consacrazione a Roma di sei vescovi cinesi nel 1926. Tappa fondamentale per l’inculturazione del cattolicesimo cinese e la successiva esperienza dei cardinali autoctoni.

Hong Kong (AsiaNews) - Organizzato dalla Hong Kong Baptist University, si è tenuto con successo l’11 e il 12 agosto presso il campus dell’università il convegno accademico internazionale intitolato “Centenario della consacrazione a Roma di sei vescovi cinesi nel 1926: inculturazione della Chiesa cattolica in Cina e ascesa dei cardinali locali”. L’evento ha visto la partecipazione di quasi venti studiosi provenienti da Cina continentale, Hong Kong, Macao, Stati Uniti, Austria, Repubblica Ceca, Italia e altri Paesi. Gli archivi della Hong Kong Baptist University e della diocesi cattolica di Hong Kong hanno inoltre aperto al pubblico preziosi materiali d’archivio, offrendo una visione diretta del tortuoso processo di inculturazione della Chiesa in Cina negli ultimi cento anni e del suo impatto sociale.

Il 28 ottobre 1926, papa Pio XI consacrò personalmente nella basilica di San Pietro a Roma i primi sei vescovi cinesi, evento simbolico del processo di inculturazione della Chiesa cattolica in Cina. Il convegno si è articolato attorno a quattro grandi temi: “Processo di inculturazione”, “Studi sui cardinali cinesi”, “Vita e sfide dei singoli vescovi” e “Valutazione complessiva del movimento di inculturazione”, esplorando a fondo il significato storico e culturale di quel momento cruciale per la Chiesa in Cina, la società e il dialogo tra civiltà orientale e occidentale.
Il professor Anthony E. Clark della Whitworth University (USA), nel suo intervento intitolato “Resurgam” (“Risorgerò”), ha presentato per la prima volta documenti visivi recentemente digitalizzati che rivelano le dinamiche dietro eventi storici fondamentali: il Concilio di Shanghai del 1924, la consacrazione dei vescovi nel 1926 e l’istituzione della gerarchia ecclesiastica nel 1946. Gli studi di caso hanno riguardato la missione storica e il contributo dei cardinali cinesi come Tommaso Tien Ken-sin, Paolo Yu Pin, Paolo Shan Kuo-hsi e Ignazio Gong Pin-mei.

Il professor Paul Mariani del Boston College e la professoressa Cindy Yik-yi Chu della Hong Kong Baptist University hanno affrontato rispettivamente - attraverso le loro nuove opere “La Chiesa divisa. Il vescovo Jin Luxian e il rinnovamento post-maoista della Chiesa” e “Il cardinale Tong Hon. Rinnovamento nella tradizione della Chiesa di Hong Kong” - i limiti e i risultati dei leader ecclesiastici in contesti storici specifici. La professoressa Chow, anche coordinatrice del convegno, ha sottolineato che la consacrazione dei sei vescovi rappresenta un passaggio cruciale nella storia della Chiesa: studiare i cardinali cinesi successivi è un omaggio ai predecessori e offre un riferimento per l’identità della Chiesa cinese di oggi.

Gli studiosi presenti hanno discusso approfonditamente sulle motivazioni dell’inculturazione e sull’eredità dei vescovi e cardinali cinesi. La professoressa Zhou Pingping della Tongji University ha affermato che il movimento di inculturazione degli anni ’20 è stato il risultato dell’interazione tra i cambiamenti sociali cinesi e l’adattamento religioso, promuovendo il dialogo tra cattolicesimo e cultura cinese e indebolendo l’etichetta di “religione straniera”.

Il professor Franz Gassner della University of Saint Joseph (Macao) e la dottoressa Magdaléna Rychetská della Masaryk University (Repubblica Ceca) hanno sottolineato che, in tempi di guerra e caos sociale, i vescovi cinesi hanno mantenuto la tradizione ecclesiale con vita semplice e preghiera devota, elaborando strategie missionarie locali ispirate alla costituzione della Chiesa universale, mantenendo un’identità “cinese e cattolica” e lasciando un’eredità preziosa alla Chiesa cinese contemporanea.

Alcuni studiosi hanno anche evidenziato che la “Chiesa cattolica cinese” di oggi comprende almeno quattro realtà ecclesiali diverse tra Cina continentale, Hong Kong, Macao e Taiwan, mentre negli anni ’20 era ancora un’entità unificata. La consacrazione dei vescovi cinesi, avvenuta in un contesto di transizione politica e crescente nazionalismo, dimostra che la Chiesa ha mantenuto lo spirito evangelico senza farsi strumentalizzare politicamente, indicando che il motore e il soggetto dell’inculturazione provenivano dall’interno della Chiesa stessa.

I partecipanti al convegno concordano sul fatto che, a cent’anni di distanza, la Chiesa cattolica in Cina sia ormai una Chiesa dei cinesi. Tuttavia, i vescovi cinesi di allora erano poliglotti, profondamente consapevoli della realtà della Chiesa universale e della società, capaci di dialogare in modo costruttivo con forze politiche e gruppi sociali - competenze che, insieme a semplicità e fedeltà, hanno contribuito in modo decisivo al processo di inculturazione.

Naomi Thurston della Chinese University of Hong Kong ha osservato che gli studi storici odierni sul cattolicesimo e sul protestantesimo sono influenzati dai flussi accademici globali: modelli di scambio culturale, discorsi post- e anti-coloniali, prospettive di storia globale e geopolitica, narrazioni transnazionali e diasporiche offrono molteplici riferimenti alla ricerca. Inoltre, l’archiviazione digitale ha reso lo studio della Chiesa più accessibile che mai. Tuttavia, Chiesa e studiosi dovrebbero riflettere sui propri paradigmi di ricerca e rimanere vigili rispetto ai discorsi ideologici.

 

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