13/02/2007, 00.00
AFGHANISTAN
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Ancora “remoto” il sogno di una chiesa pubblica in Afghanistan

Il Superiore della missione sui iuris nel Paese racconta di una “crescente e partecipe” comunità cattolica internazionale, e auspica l’ampliamento della chiesa madre, interna all’ambasciata italiana a Kabul. Ancora impossibile celebrare fuori di sedi diplomatiche o campi militari.

Kabul (AsiaNews) – Cresce la comunità cattolica internazionale in Afghanistan e il suo pastore, p. Giuseppe Moretti, nutre una forte speranza: “Vedere ingrandita l’attuale chiesa madre”, che fin dalla sua nascita - negli anni ’30 - si trova all'interno dell’ambasciata italiana a Kabul. E aggiunge che è un'ipotesi “più che remota” la quella di costruire una vera e propria chiesa in muratura fuori dai compound dei contingenti stranieri o dalle sedi diplomatiche.

P. Moretti, Superiore della missio sui iuris dell’Afghanistan, spiega ad AsiaNews come attualmente i cristiani possono pregare nel Paese dei talebani. “Oltre alla chiesa storica nell’ambasciata italiana, si sta costruendo all’interno del compound italiano ad Herat un centro plurifunzionale, dove si potrà celebrare anche la Santa Messa. Qui, al momento, le funzioni religiose si svolgono sotto una tenda”.

Come ad Herat anche altri campi militari hanno la loro cappella; alcuni, come quello canadese, hanno anche una moschea per i soldati afghani. A Kabul nel Campo Invicta esiste una vera cappella in muratura, distinta dagli altri edifici. “L’8 dicembre scorso - racconta p. Moretti - un corto circuito l’aveva praticamente distrutta, ma ora è stata riedificata, ancor più bella e accogliente di prima”. Anche altri contingenti militari internazionali operanti in Afghanistan hanno nel loro campo una cappella, ad esempio i francesi, i portoghesi, gli statunitensi e i greci. “Gli afgani che lavorano con gli stranieri – aggiunge p. Moretti – vedono con piacere il fatto che gli occidentali abbiano un luogo religioso dove professare la loro fede; è un motivo di grande rispetto da parte della popolazione”.

Pur rendendosi conto delle enormi difficoltà, p. Moretti ha ancora speranza che il suo “ardente sogno” di una chiesa cattolica pubblica possa realizzarsi. I presupposti erano già stati gettati. Nel 1992 un rappresentante del governo di Najibullah -  l'ultimo filocomunista - si reca dal Superiore della missio sui iuris per sottoporre il progetto di edificazione di una chiesa. I piani sono poi stati accantonati in seguito all'involuzione della situazione politica afghana: guerra civile, salita al potere dei talebani, guerra Usa.

“Chissà quando questo potrà avvenire! Forse fra qualche secolo? Ma i tempi di Dio non sono fortunatamente i nostri – sottolinea il sacerdote barnabita - mi accontenterei soltanto di vedere ampliata l’attuale chiesa madre, dato il crescente numero dei fedeli”. Alla messa domenicale partecipano attualmente 150 persone e la chiesa ne può contenere al massimo 100. “La comunità dei fedeli, tutti stranieri, è molto viva – racconta p. Moretti – già la scorsa settimana mi hanno chiesto quando celebreremo il Mercoledì delle ceneri, un segno di grande partecipazione. Speriamo”.

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