19/03/2013, 00.00
RUSSIA-VATICANO
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Arcivescovo a Mosca: papa Francesco, Cristo al centro della riforma della Chiesa

di Marta Allevato
In un'intervista ad AsiaNews, mons. Pezzi racconta lo stupore di cattolici e ortodossi all'elezione del card. Bergoglio e le aspettative sullo sviluppo del dialogo tra le due Chiese. Per l'incontro tra il Pontefice e il Patriarca di Mosca rimangono "impedimenti" ancora difficili da chiarire, come la questione delle proprietà ecclesiastiche degli uniati in Ucraina occidentale. Il desiderio di rinnovamento e "ritorno all'origine" che percorre anche la comunità ortodossa russa.

Mosca (AsiaNews) - Non solo il richiamo forte alla semplicità e povertà, ma soprattutto quello a riportare al centro della Chiesa il rapporto con Cristo. E' questo quello che più di tutto ha colpito del nuovo Pontefice l'arcivescovo della Madre di Dio a Mosca, mons. Paolo Pezzi, che ad AsiaNews racconta le reazioni nella comunità cattolica russa all'elezione del card. Jorge Mario Bergoglio e il desiderio di rinnovamento spirituale che Papa Francesco ha riacceso anche tra i fedeli ortodossi. Dopo un'iniziale smarrimento, dovuto al fatto che nessuno conosceva bene la figura del successore di Benedetto XVI - riferisce mons. Pezzi - anche il Patriarcato di Mosca si è rassicurato e lo ha accolto con favore e buoni auspici per il dialogo tra le due Chiese sorelle. Pur rimanendo "disagi" che continuano a ostacolare un incontro tra il Pontefice e il leader degli ortodossi russi.

Eccellenza, ha mai conosciuto di persona il card. Bergoglio?

Sì, quando non era ancora cardinale tra il 2000 e il 2001, quando andai a Buenos Aires per un viaggio e ancora non lavoravo in Russia.

Che impressione le fece?

Di una persona semplice, profonda e con una buona capacità di entrare in rapporto diretto con l'interlocutore che ha davanti.

Cosa l'ha colpita di più dei primi gesti e discorsi del Papa? 

Che in tutto quello che dice, e nel come lo dice, vi sia il profondo richiamo a Cristo. L'aver scelto il nome Francesco indica sicuramente degli intendimenti chiari: vivere la povertà, intesa in modo radicale come San Francesco d'Assisi. Il che significa essere dediti totalmente a Cristo e non avere altre preoccupazioni. Mi sembra evidente che al fondo di tutto vi sia la convinzione che il primo compito e la prima necessità sia il rapporto con Cristo. Poi, certamente, vi è anche un'attenzione al rapporto con le persone, soprattutto le più povere, e alla necessità di rinnovare il rapporto con la realtà creata da Dio.

Come è stato accolto dai cattolici in Russia?

Molto favorevolmente. Ho notato una reale, semplice e umile disponibilità ad accogliere il Papa in quanto tale, per la chiara e manifestata percezione che occorre avere un Padre. Sulla persona di Papa Francesco, devo dire che molti sono rimasti colpiti in positivo dalla sua immediatezza.

Come erano state prese dalla comunità cattolica russa le dimissioni di Benedetto XVI?

Inizialmente è stato uno shock, perché nessuno se lo aspettava. Ma dopo, la gente ha capito che la scelta che faceva il Papa non era una rinuncia, ma il modo di aiutarci a penetrare nel fatto che la Chiesa la guida Cristo. Da parte di alcuni vi è stata la tentazione di confrontare la scelta di Giovanni Paolo II (di non lasciare anche se gravemente malato) con quella di Benedetto XVI, ma la maggioranza delle persone è riuscita a vedervi non un'alternativa, bensì la responsabilità del Papa davanti a Dio, la centralità del bene della Chiesa e il fatto che chi guida la Chiesa è Cristo. I fedeli hanno capito che la stessa finalità può dare origine a due scelte, che di per sé possono essere viste come contrastanti.

Come hanno reagito all'elezione di Papa Francesco gli esponenti Patriarcato di Mosca?

La reazione iniziale è stata anche qui di sorpresa, perché è una figura a loro abbastanza sconosciuta. Poi sono apparse, quasi subito, nei media delle notizie che dimostravano, invece, quanti contatti avesse già avuto l'arcivescovo di Buenos Aires con le Chiese orientali, tanto cattoliche quanto ortodosse. Il card. Bergoglio è stato ordinario per i cattolici di rito orientale in Argentina. Ha, quindi, contatti e una conoscenza molto buona della realtà della Chiesa greco-cattolica in Argentina.

Questo ha in qualche modo 'rassicurato' gli ortodossi russi?

Mi pare di sì, perché poi hanno espresso con più forza un'attesa positiva per il futuro. Anche con la Chiesa ortodossa russa il card. Bergoglio ha avuto rapporto frequenti. Mi hanno detto che partecipava quasi tutti gli anni alla liturgia pasquale ortodossa a Buenos Aires.

In Argentina ha avuto anche rapporti con le Chiese ortodosse russe?

Sì, sia con il Patriarcato di Mosca, che con la Chiesa ortodossa russa sotto il Patriarcato di Mosca all'estero, che in Argentina non si è completamente riunita a Mosca come successo nel resto del mondo. Quando ci sono state delle questioni materiali legate ai beni ecclesiastici, che tiravano in ballo anche le autorità politiche, il card. Bergoglio ha giocato un ruolo di aiuto nella vicenda e questo è stato letto molto positivamente.

Che importanza riveste il dialogo ecumenico, per la Chiesa russa-ortodossa in questo momento?

Il dialogo ecumenico non è un'espressione gradita in genere dalle Chiese ortodosse, che preferiscono un più "dialogo tra le Chiese". In questo senso una priorità non lo è mai stata, mentre la Chiesa ortodossa russa ritiene possibile e necessario un dialogo che va sviluppato sulla linea di promozione e difesa delle posizioni comuni, soprattutto in campo sociale e nella difesa dei cristiani nel mondo. Il Patriarcato di Mosca ritiene che ci sia stato uno sviluppo positivo di questo dialogo e che ci siano le premesse perché questo possa continuare e intensificarsi con papa Francesco.

Si potrebbe avvicinare l'incontro tra il Pontefice e il Patriarca?

A me non sembra ci siano delle grandi differenze rispetto al passato. La posizione è sempre la stessa: la Chiesa ortodossa russa ritiene che ci siano degli impedimenti che renderebbero questo incontro solamente un avvenimento mediatico, al quale non ritengono sia opportuno cedere.

Quali sarebbero, in concreto, questi problemi?

Ogni volta c'è qualcosa: oggi è la questione dei greco-cattolici in Ucraina, in passato erano altri problemi (presunto proselitismo cattolico, ndr), in futuro potranno emergerne di nuovi.

L'ostacolo più grande, ripetono dal Patriarcato, pare proprio la questione dei cosiddetti uniati in Ucraina

Sembra di sì. Però, in cosa consista effettivamente il problema dell'esistenza della Chiesa greco-cattolica in quel Paese non è chiaro. Capisco benissimo i problemi che ci sono stati, capisco che possano essere affrontati e che non possa essere facile trovare un tavolo di lavoro, ma mi è meno facile capire in che cosa questa difficoltà costituisca un ostacolo a un possibile incontro. La cosa positiva è che questo incontro è comunque ritenuto auspicabile. Allo stesso tempo, però, permane un certo disagio, che forse prima o poi riusciremo a chiarire e a superare.

Il metropolita Hilarion, capo del dipartimento sinodale per le relazione esterne della Chiesa, ha citato esplicitamente come condizione per un incontro la soluzione dei "conflitti degli anni'80 e '90", cioè la questione delle chiese ortodosse di cui si sono impadroniti i greco-cattolici in Ucraina occidentale con la caduta del regime sovietico. Si sta lavorando su questo?

La questione di come sia avvenuta la restituzione della proprietà ecclesiastiche o di come una Chiesa si sia appropriata delle proprietà precedentemente appartenenti all'altra - cosa, peraltro, che è stata reciproca - non mi risulta sia affrontata in un tavolo di lavoro apposito.

Il Patriarcato di Mosca è al centro di una serie di scandali mediatici legati alla presunta vita di lusso e privilegi del suo clero. Una figura come papa Francesco ha acceso tra i fedeli ortodossi un desiderio di rinnovamento anche per la loro Chiesa?

Sì. In diversi ortodossi ho sentito questo desiderio, ma non nei termini in cui, invece, l'ho letto nei mezzi di comunicazione. Si tratta più di un desiderato ritorno all'origine, di una desiderata e necessaria purificazione della propria testimonianza.

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