12/01/2021, 12.01
TAIWAN
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Grande successo di Taipei: 800mila stranieri trasferitisi nel 2020

Stabilità politica, successo nella lotta alla pandemia e dinamismo economico dietro il grande afflusso. Talenti attratti dalle opportunità offerte dai giganti tecnologici. Crescono anche gli arrivi di giornalisti. Rabbia di Pechino: gli Usa rafforzano i legami diplomatici con le autorità taiwanesi.

Taipei (AsiaNews) – Quasi 800mila stranieri si sono trasferiti nel 2020 a Taiwan per lavoro. Date le restrizioni agli spostamenti internazionali per la pandemia, quelli forniti di recente dall’Amministrazione nazionale per l’immigrazione sono numeri eccezionali: 24mila arrivi in più rispetto al 2018.

La democrazia taiwanese è il Paese che ha avuto più successo nella lotta al coronavirus. Con quasi 24 milioni di abitanti, una densità di 650 per kmq (decima al mondo), Taiwan non solo ha contenuto la pandemia in modo efficace, ma ha raggiunto nel 2020 risultati economici superiori alla Cina. Secondo dati ufficiali e calcoli degli esperti, il Pil cinese ha chiuso il 2020 con un +2,1%: quello taiwanese si aggira tra il +2,3 e il +2,5%. Il ministero del Commercio e dell’industria di Taipei ha poi rivelato che numerose aziende taiwanesi da tempo presenti in Cina hanno riportato le proprie attività sull’isola: si tratta di investimenti per 1.100 miliardi di dollari taiwanesi (32 miliardi di euro), che hanno generato 100mila nuovi posti di lavoro.

La stabilità politica, i risultati sanitari e il dinamismo economico hanno favorito l’afflusso di talenti stranieri, soprattutto in ambito tecnologico, il fiore all’occhiello dell’industria locale. Negli ultimi tre anni il governo di Tsai Ing- wen ha facilitato le pratiche per la concessione dei permessi di soggiorno. Un aiuto lo danno anche giganti tecnologici come Google, Microsoft, IBM e Qualcomm, che continuano ad ampliare le proprie operazioni nell’isola.

Fra gli stranieri che si sono stabiliti a Taiwan lo scorso anno, 820 sono uomini d’affari. Almeno 124 sono giornalisti che scelgono l’isola per coprire le notizie sulla Cina. Risiedendo in territorio cinese essi rischierebbero problemi legali, se non la prigione. Il governo cinese è quello che nel 2020 ha imprigionato più giornalisti. Secondo dati pubblicati in dicembre da Reporter senza frontiere, su 387 cronisti detenuti in tutto il mondo, 117 si trovano in Cina.

Le autorità taiwanesi spiegano che le favorevoli condizioni sanitarie incentivano il trasferimento di interi gruppi familiari. Essi apprezzano soprattutto la possibilità per i giovani di poter frequentare in sicurezza le lezioni scolastiche, al contrario di quanto accade in molte parti del mondo.

Taipei è sempre più presa a modello per la sua gestione della pandemia. Il boicottaggio di Pechino al suo ingresso nell’Assemblea dell’Organizzazione mondiale della sanità ha causato la reazione di molti Paesi, che ne chiedono l’ammissione.

Per la Cina, l’isola è una provincia “ribelle”, da riconquistare con la forza se necessario. Davanti alle ripetute minacce cinesi, l’amministrazione Usa di Donald Trump ha accresciuto il suo sostegno alle autorità taiwanesi. Oggi l’ambasciatore degli Stati Uniti nei Paesi Bassi ha incontrato l’incaricato d’affari di Taiwan nello Stato europeo. Lo scorso 9 gennaio il segretario di Stato Mike Pompeo ha eliminato ogni restrizione formale agli incontri tra i rappresentati statunitensi e quelli taiwanesi, una decisione che ha scatenato le proteste di Pechino.  

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