04/03/2017, 12.23
SIRIA - ONU
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P. Ibrahim: dalla diplomazia segnali di speranza, ad Aleppo situazione ancora drammatica

A Ginevra cauto ottimismo dopo i colloqui Onu. Parroco di Aleppo: “Da 60 giorni senza acqua, manca l’elettricità”. I progetti della Chiesa: cibo, elettricità, sanità. E nel medio periodo ricostruzione di case e attività commerciali. L’aiuto alle giovani coppie, “futuro” della città. 

 

Aleppo (AsiaNews) - Gli incontri a livello diplomatico rappresentano sempre “un segno di speranza per noi” e di sicuro nei colloqui che si sono svolti a Ginevra “qualcosa di positivo c’è per noi. Certo, emergono con chiarezza le diverse opinioni, il cammino da seguire è molto lungo, ci sono ostacoli, ma rimane sempre un segno di speranza”. È quanto racconta ad AsiaNews p. Ibrahim Alsabagh, 44enne francescano, guardiano e parroco della parrocchia latina di Aleppo, commentando l’ultimo round di colloqui di pace sulla Siria, sotto l’egida Onu, conclusi ieri a Ginevra. “Noi qui ad Aleppo continuiamo a coltivare questa speranza - aggiunge il sacerdote - mantenendo salda la strada indicata dalla Chiesa ancora prima del conflitto. Bisogna cambiare tante cose, ma lo si può fare solo attraverso il dialogo, non con le armi”. 

“L’uscita dei gruppi armati da Aleppo - spiega p. Ibrahim - è un successo frutto del dialogo, un compromesso raggiunto grazie alla mediazione di tutte le parti in causa. Ed è stata una svolta essenziale per gli abitanti della città”. “Sappiamo anche - aggiunge - che vi sono molti accordi sul terreno fra i gruppi combattenti: ecco, speriamo che questi accordi e i dialoghi a Ginevra, uniti, diamo segnali postivi per il bene del popolo”. 

Secondo quanto riferisce l’inviato speciale Onu per la Siria Staffan de Mistura, i colloqui di pace a Ginevra (Svizzera) si sono conclusi “con una nota più positiva” rispetto agli incontri del passato. Certo, anche dagli incontri di questa settimana - i primi in circa un anno sotto l’egida delle Nazioni Unite - non sono emerse novità sostanziali e non si sono registrati passi in avanti significativi.

Tuttavia, per l’alto funzionario Onu il clima sembra essere migliore rispetto ai precedenti “colloqui indiretti” del passato. Piccoli passi in avanti favoriti anche dagli incontri di Astana a gennaio, mediati da Turchia, Russia e Iran, che hanno riunito per la prima volta attorno a un tavolo i rappresentanti governativi da un lato e “tutti” i principali gruppi di opposizione dall’altro. 

“Il treno è pronto - ha affermato de Mistura - si trova in stazione, sta scaldando il motore. Ha solo bisogno di un’accelerata”. Bocche cucite fra i delegati governativi, che hanno lasciato la sede dei colloqui senza rilasciare alcun commento. Nasr al-Hariri, capo negoziatore dell’opposizione, rilancia: “Pur avendo chiuso questo round di colloqui senza risultati specifici… posso dire che questa volta sono stati più positivi”. “Per la prima volta - conclude - abbiamo discusso in modo sufficientemente approfondito della Siria e del futuro della transizione politica in Siria”. 

Ora l’obiettivo è tenere una nuova serie di incontri [la quinta] entro la fine di marzo o i primi giorni del mese prossimo. Al centro delle discussioni quattro elementi chiave: la forma di governo, una bozza di Costituzione, le elezioni e la lotta al terrorismo. Quest’ultimo punto è stato inserito dietro pressione della delegazione governativa, che considera peraltro “terroristi” tutti i gruppi ribelli e combattenti. Per le Nazioni Unite sono invece due i gruppi terroristi, esclusi dai colloqui di pace: lo Stato islamico (SI) e l’ex Fronte di al Nusra, un tempo emanazione di al Qaeda nel Paese arabo. 

Mentre la diplomazia internazionale fatica a trovare una via di uscita a un conflitto giunto ormai al settimo anno, e che ha causato oltre 310mila vittime e milioni di rifugiati, ad Aleppo si sperimenta un lento ritorno alla normalità. “Stiamo bene dal punto di vista dei missili - racconta p. Ibrahim - anche se in diverse zone della periferia si continua a combattere e negli ospedali arrivano ancora feriti con cadenza quotidiana”. 

Il problema principale è costituito dalla mancanza di energia elettrica e di acqua, le persone sono costrette a fare la fila giorno e notte per prelevarla dai pozzi o dai camion-cisterna. “Da quasi 60 giorni manca l’acqua - racconta il parroco - e la situazione inizia a diventare drammatica”. Alcuni abitanti cercano di ripristinare le attività, ripartire con i lavori, cercando di ricostruire la quotidianità del periodo pre-guerra. “Si tratta di iniziative personali - racconta - ma sono gocce nel mare del bisogno e l’economia della città resta ancora legata alla sussistenza… Bisogna ricostruire da zero”.

Di fronte alle necessità, la Chiesa locale ha avviato alcuni progetti che guardano anche al medio periodo. “Continuiamo a fornire cibo, acqua, medicinali - racconta p. Ibrahim - per sopperire all’emergenza. A questo, però, si sono affiancati progetti di ricostruzione delle case demolite o danneggiate nel conflitto. Ad oggi abbiamo 700 richieste di riparazione, lo scorso anno ne abbiamo sistemate 268 e solo a gennaio 30. L’obiettivo è arrivare a 2mila entro fine anno”. 

I progetti si scontrano però con difficoltà oggettive: “Prendiamo - spiega il sacerdote - il progetto di sistemazione delle case: possiamo contare sul lavoro di sei ingegneri di varie denominazioni cristiane, però sentiamo molto la mancanza di manodopera. Giovani fuggiti o sottoposti al fermo di leva obbligatorio e spediti in guerra. Una situazione drammatica”.
La Chiesa ha promosso infine altri due progetti: il primo riguarda il sostegno economico a piccole attività imprenditoriali, previa approvazione del progetto. “Se sono validi - racconta il sacerdote - li finanziamo per consentire la riapertura delle attività”. E poi le giovani coppie che si sono sposate durante la guerra: “Una iniziativa - conclude p. Ibrahim - importante per il futuro di Aleppo: abbiamo più di 750 famiglie con bambini piccoli o appena sposate. Diamo loro un sostegno per le spese alimentari, l’elettricità, la copertura sanitaria. Vogliamo tutelare il nucleo primario e la base della società, interagendo con loro scopriamo quanto siano grandi i bisogni”.(DS)

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