27/02/2014, 00.00
COREA
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Pyongyang: missionario cristiano del Sud "confessa i suoi crimini" in tv

Kim Jeong-wook era stato arrestato lo scorso ottobre al confine con la Cina e da allora era sparito nel nulla. Nel corso di una conferenza stampa ha ammesso i suoi "crimini" e ha chiesto "pietà" alle autorità staliniste. Ancora nelle mani del regime il missionario australiano John Short e l'americano Kenneth Bae.

Seoul (AsiaNews) - Un missionario battista sudcoreano arrestato nell'ottobre 2013 dalle autorità di Pyongyang (e scomparso da allora) è riapparso oggi sulla televisione nazionale di Seoul. Kim Jeong-wook, vestito di nero e in buona forma fisica, ha "confessato i propri crimini" durante una conferenza stampa organizzata dal regime: "Agendo per conto del Nis [i servizi di intelligence del Sud nda] ho cercato di rovesciare il governo nordcoreano. Sono dispiaciuto per le mie azioni e chiedo alle autorità di avere pietà di me". Oltre a lui sono ancora nelle mani del governo John Short, missionario australiano 75enne, e Kenneth Bae, cittadino americano condannato a 15 anni per "attività sovversive".

Kim, 50 anni, è stato fermato il giorno stesso in cui è entrato in Corea del Nord attraverso il confine con la Cina. Secondo gli agenti del regime stalinista, aveva con sé Bibbie e "altro materiale religioso cristiano". Subito dopo il suo fermo Pyongyang aveva annunciato di aver catturato "una spia", ma da allora non aveva più menzionato il nome del missionario. Da parte sua, il Nis ha negato sin dal primo momento ogni coinvolgimento.

Nel corso della conferenza stampa, una pratica usuale orchestrata dal Nord per mostrare "spie e traditori" al popolo di tutta la penisola, Kim ha aggiunto: "Volevo creare una serie di chiese sotterranee in Corea del Nord per diffondere qui il cristianesimo. Per farlo, ho ricevuto migliaia di dollari dai servizi segreti di Seoul. Ho seguito le loro istruzioni e ho anche aperto una chiesa illegale a Dandong, in Cina. Le mie azioni costituiscono un crimine, ma non sono stato maltrattato in carcere". Non è chiaro quale pena rischi il missionario, dato che il governo del Nord non ha commentato la conferenza stampa.

La Costituzione nordcoreana garantisce sulla carta la libertà religiosa, ma di fatto essa non esiste nel Paese. L'unica forma di religiosità permessa dal governo è il culto della personalità del dittatore e dei suoi avi: Kim Il-sung e Kim Jong-il sono considerati delle semi-divinità da riverire, e il leader in carica Kim Jong-un il loro diretto discendente. A Pyongyang esistono tre chiese - due protestanti e una cattolica - ma sono ritenute una facciata per i turisti e le organizzazioni non governative. All'interno non operano sacerdoti o religiosi, ma solo funzionari delle Associazioni istituite dal governo per controllare le religioni.  

 

 

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