15/06/2017, 11.36
GIAPPONE
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Stretta di Shinzo Abe sul terrorismo. Proteste per la limitazione dei diritti civili

Al terzo tentativo il parlamento giapponese ha approvato il controverso disegno di legge. Per il governo le nuove norme sono necessarie per rispettare la Convenzione Onu contro la criminalità organizzata e per prevenire il terrorismo in vista delle Olimpiadi 2020. Ma i critici sostengono che vi sono restrizioni della libertà e dei diritti civili che nulla hanno a che fare con il crimine e il terrorismo.

Tokyo (AsiaNews/Agenzie) – Il parlamento giapponese ha approvato oggi il controverso disegno di legge del primo ministro Shinzo Abe che dà allo Stato il potere di controllare e arrestare le persone fin dalle fasi preliminari di possibili attività criminali. E’ riuscito così il terzo tentativo di approvare una proposta che le opposizioni e vari osservatori internazionali nonché esperti legali considerano rischiosa per i diritti civili e politici. Il testo ha ottenuto il via libera della Camera alta grazie allo stratagemma di saltare un passaggio in commissione. 

Migliaia di persone hanno fatto in tempo a riunirsi in segno di protesta davanti al parlamento. Temono che il prossimo passaggio possa essere la revisione della Costituzione. Il governo Abe sostiene che la nuova normativa è necessaria per rispettare la Convenzione Onu contro la criminalità organizzata, in funzione della prevenzione sul terrorismo e in vista delle Olimpiadi 2020 che vede il Giappone come Paese ospitante. Ma i critici sostengono che nelle nuove fattispecie di reati sono comprese delle restrizioni della libertà e dei diritti civili che nulla hanno a che fare con la criminalità e con il terrorismo. Piuttosto, sembrano condurre ad una sorveglianza eccessiva da parte dello Stato. Per esempio tra i 277 reati “gravi” indicati dalla legge c’è l’organizzazione di sit-in di protesta contro le speculazioni edilizie o il download illegale della musica.

Secondo alcuni detrattori, Abe vorrebbe aprire la strada ad una revisione della costituzione giapponese, da lui giudicata troppo pacifista, che ha definito la politica di sicurezza del Giappone dopo la Seconda guerra mondiale. Proprio il mese scorso egli ha proposto, pur mantenendo per ora l’articolo 9 della Carta in cui si ripudia la guerra, di modificare la normativa sul diritto della difesa del Paese entro il 2020.

“Nell’agenda di Abe c’è un referendum costituzionale prospettico al possibile coinvolgimento del Giappone in possibili future guerre”, ipotizza Koichi Nakano, professore di Scienze politiche alla Sophia University di Tokyo. Ma altri sostengono che Abe abbia voluto accelerare l'approvazione della legge anti-terrorismo solo per chiudere al più presto la sessione corrente del parlamento al fine di evitare la discussione su uno scandalo politico che lo vedrebbe coinvolto, relativo a presunti favoritismi nell’istituzione di una scuola. Una polemica che potrebbe influenzare il voto del 2 luglio per le elezioni amministrative di Tokyo.  

Abe ha reagito con veemenza alle accuse sostenendo che le norme si applicheranno solo per la prevenzione di attività del terrorismo e del crimine organizzato. “Mancano soltanto tre anni alle Olimpiadi di Tokyo”, ha spiegato, “e dobbiamo cooperare con la comunità internazionale per prevenire gli atti di terrorismo. Ecco perché la legge è stata promulgata”. Abe aveva già replicato con gli stessi argomenti a Joseph Cannataci, relatore speciale sul diritto alla privacy presso l’Onu, che gli aveva scritto una lettera aperta esprimendo preocupazioni per la sua proposta di legge “anti-cospirazione”.   

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