22/07/2014, 00.00
CINA
Invia ad un amico

Wenzhou, contro la demolizione delle chiese, pastore cristiano in sciopero della fame

Zhan Yingsheng, leader della chiesa della Salvezza, si è barricato sul campanile per evitare la distruzione della croce che campeggia sul tetto. È in sciopero della fame dallo scorso 16 luglio, ma non teme la morte: "L'amore di Cristo ha cambiato un codardo in un coraggioso. Non cerco pubblicità, sono stato costretto a questo gesto perché qui non esistono più alternative". Cresce l'insofferenza contro la repressione religiosa: il caso dei seminaristi di Pechino e l'esempio dell'eroico vescovo Ma Daqin. Il testo completo del testamento spirituale del pastore.

Wenzhou (AsiaNews) - L'amore di Cristo e il suo sacrificio sulla croce "mi hanno cambiato: da codardo ho scoperto il coraggio. E se il mio sacrificio potrà essere utile per fermare la tempesta che si sta abbattendo sulle chiese e sulle croci cinesi, allora non sarà stato vano. Non cerco pubblicità: ho preso questa decisione perché non ho più alternative". Lo scrive il pastore cristiano della chiesa della Salvezza di Wenzhou, Zhan Yingsheng, in una lettera-testamento inviata a China Aid (e tradotta da AsiaNews) scritta dopo aver iniziato uno sciopero della fame chiuso nel campanile della sua chiesa.

Prima di iniziare la sua reclusione (lo scorso 16 luglio) Zhan si è dimesso dal Movimento delle Tre Autonomie, l'organizzazione statale che riunisce le congregazioni protestanti della Cina. La decisione di vivere "preparandosi al martirio" è maturata durante la campagna di demolizioni contro i luoghi di culto cristiani della provincia dello Zhejiang, ed è stata rinforzata dal clima di intolleranza religiosa sempre più crescente nel Paese.

Il suo non è un gesto isolato. Nei giorni scorsi i seminaristi cattolici di Pechino hanno scelto di non ritirare il diploma di fine anno per non essere costretti a partecipare alla messa insieme ai vescovi illeciti, ordinati senza il consenso del Papa; allo stesso modo, da più di 2 anni l'eroico vescovo ausiliare di Shanghai, mons. Taddeo Ma Daqin, vive recluso nel seminario di Sheshan per essersi dimesso dall'Associazione patriottica e aver pubblicamente dichiarato la sua fedeltà alla Santa Sede. Di seguito il testo completo della lettera del pastore Zhan.

Le mie volontà

Il mio nome è Zhan Yingsheng e sono un uomo di etnia han. Sono nato il 16 giugno 1971. Sono un cristiano e uno studente, che si è diplomato in Studi biblici presso il Seminario teologico dello Zhejiang. La lettera che segue è stata scritta con le idee molto chiare. Se la leggerete, sarete fortunati perché sarete fra i testimoni di quello che accade.

Prima di tutto voglio che sia chiaro che quello che sto facendo non è in alcun modo uno spettacolo o un tentativo di ottenere della pubblicità. Sto facendo questa scelta perché non ho altre alternative. Tuttavia, e questo pensiero è per i miei amici e parenti, voglio rassicurarvi: in quanto cristiano non ho alcuna intenzione di suicidarmi. Se uno di questi giorni doveste sentire che sono stato chiamato al Cielo, con ogni probabilità vorrà dire che sono stato abbastanza fortunato da unirmi alle schiere dei martiri. Paolo, apostolo di Cristo, ci ricorda ogni giorno che vivere con il Signore è meglio di ogni altra cosa.

La ragione più importante che mi ha spinto a prendere questa decisione è che ho visto troppi miei fratelli e sorelle gettati nel panico e nel dolore, in varie parti della provincia dello Zhejiang, a causa della tempesta di demolizioni illegali delle nostre croci portata avanti dalle agenzie governative. Per essere fedeli alla propria religione, questi fratelli e queste sorelle hanno difeso le croci, che non sono "strutture illegali". Per più di 20 giorni, in diverse chiese, la guardia è andata avanti: in alcuni casi si è superato il mese. Moltissime fra queste persone lavorano in grandi aziende, in società immobiliari, oppure hanno un piccolo negozietto: ebbene, nonostante le minacce esplicite dei funzionari del governo non si sono allontanati dalla propria guardia.

In Cina, nazione che si presuppone adotti lo stato di diritto, alcuni funzionari del governo mettono i propri desideri al di sopra della legge. Allo stesso tempo i loro subordinati, che vogliono essere promossi per le loro performance, violano i regolamenti e le norme disciplinari a spese della fede dei cristiani. Competono fra di loro per il numero e la velocità di demolizioni compiute, in modo da ottenere premi in denaro. Ebbene, vedere questo comportamento fa sanguinare il mio cuore. Ecco perché ho deciso di andare a vivere sul campanile della mia chiesa, sotto la mia croce, per pregare e digiunare insieme alla Bibbia e agli inni sacri.

Il governo della contea ha deciso che il suo primo obiettivo è quello di demolire con la forza la chiesa della Salvezza. Hanno minacciato i collaboratori della chiesa attraverso diversi livelli di potere e diversi dipartimenti. Se decidessimo di vigilare contro la demolizione della nostra croce, con tutti i nostri sforzi, temo che i risultati sarebbero persino peggiori di quelli della chiesa Sanjiang. D'altra parte io comprendo anche questi funzionari, che se non obbediscono rischiano di compromettere la propria posizione. Di fronte a questi fatti, io e miei collaboratori non abbiamo particolare fiducia di riuscire a evitare la demolizione della nostra chiesa.

Come singolo individuo, imploro il Signore di darmi la volontà ferma di un martire. Ne ho bisogno, soprattutto durante la demolizione della croce. Non voglio dire che mi farebbe piacere divenire un martire per una croce da 6 tonnellate. Ma come cristiano, costretto ad affrontare un'ingiustizia, sento la mia coscienza parlare con forza: devo compiere il mio dovere. E devo comprendere in maniera profonda cosa significa che "Cristo mi chiama a morire per Lui". Se il martirio o la tribolazione di qualche cristiano potesse calmare la tempesta di demolizioni e fermare questa campagna, se aiutasse lo stato di diritto a divenire realtà nel nostro Paese, ebbene possa il Signore sostenermi con solidità.

È stata una scelta davvero molto difficile. Come prima cosa, penso a mia moglie che mi ha guidato nella fede nel Signore. Nello stesso anno, il 1992, l'ho conosciuta e ho deciso di dedicare la mia vita a Dio. In un battito di ciglia sono passati 22 anni. Oltre a Cristo, che è morto per me sulla croce, la persona a cui devo di più è proprio mia moglie. Insieme noi due abbiamo lavorato sodo, e alla fine siamo riusciti ad avere una casa al numero 152 di Shanglin Road (dove viviamo ancora). Insieme abbiamo cresciuto una figlia, oggi al secondo anno di liceo. All'inizio, sia io che mia moglie eravamo nel business dell'abbigliamento: nel 2005 Dio mi ha voluto spostare, chiamandomi a servire "a tempo pieno" nella chiesa della Salvezza di Shuitou. Dal 2007 ho iniziato a prepararmi, passando quasi tutto il tempo sui libri: ho lasciato tutto il lavoro domestico su di lei.

Mia cara, se dovessi andare e lasciarti, dovrai crescere nostra figlia da sola. Se Dio dovesse preparare per te un nuovo marito in Cristo, ricorda che devi obbedire al Signore e vivere una buona vita confidando in Lui. Mia mamma e il mio papà sono cristiani, e sono il mio fardello più pesante: dopo il diploma ho passato lontano da casa tanti anni e non ho compiuto il mio dovere filiale nei loro confronti. Mi farebbe piacere che tu, magari di tanto in tanto e dopo la preghiera, potessi passare a trovarli.

Yilin, con te sono stato padre per la prima volta e non avevo molta esperienza. Mentre crescevi, non sono stato in grado di darti il giusto tempo, necessario per guidarti. Anche se l'ho fatto soltanto per amore, non ti ho insegnato la disciplina con i giusti metodi. A volte ti ho persino dato qualche schiaffo, urlando per la rabbia. Ti ho ferita al cuore, ma spero che con il tempo potrai capirmi. Mia amata figlia, date le attuali condizioni dovrai studiare duramente per avere migliori possibilità di trovare un buon posto nella società e per essere in grado di testimoniare Gesù. La vita sarà molto dura per mamma, e tu dovrai comprenderla al meglio. Sono sicuro che compirai bene i tuoi doveri filiali, perché mi fido di te. Non lamentarti con Dio, perché Lui è sempre pronto ad aiutarti: ricorda di cercare il Suo aiuto quando ne avrai bisogno.

Cari collaboratori, in mezzo a queste terribili circostanze ricordatevi di essere uniti: uno nel Signore, amandovi l'un l'altro e aiutando i più vulnerabili. Non cadete nello schema del diavolo e non attaccatevi fra di voi. Cercate invece di perdonarvi e di comprendervi nell'amore per la croce.

Cari amici e parenti, io ringrazio Dio per avervi messo nella mia vita: mi avete portato cose meravigliose, animando un'esistenza altrimenti insipida. Mosso dal Signore, ho iniziato a scrivere ieri pomeriggio. Mentre vi scrivo, sono quasi morto. Chi fra voi mi conosce meglio sa che sono sempre stato timoroso della morte, sa che ho vissuto nella codardia e senza un'opinione personale. Anche se "la cosa più difficile nella vita è la morte", ora so che l'amore che scorre con il sangue di Gesù dalla croce è più forte di tutto. Io ringrazio Dio per avermi rafforzato con questo amore! Spero che nel Regno della gloria avrò la possibilità di rivedervi tutti. Ricordatevi che Cristo vi ama, così come ama me. Possa Dio benedire ognuno di voi!

Il vostro inutile servo Zhan Yingsheng

Finito di scrivere nella chiesa della Salvezza il 17 luglio 2014

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Il Pcc vede in Gesù un nemico politico: Ecco perché vuole abbattere i cristiani
21/12/2015
Zhejiang, arrestati 16 cristiani protestanti: si opponevano alla demolizione delle croci
30/07/2015
Vescovo e sacerdoti di Wenzhou denunciano la campagna del governo contro le croci e le chiese del Zhejiang
04/08/2014
Sacerdoti di Wenzhou: Basta rimanere in silenzio! Gridiamo per salvare le nostre croci!
11/08/2015
Wenzhou, anche la Chiesa non ufficiale contro le demolizioni. La diocesi in digiuno
30/07/2015


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”