21/10/2016, 11.36
SIRIA - IRAQ
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Ad Aleppo, come a Mosul, capi jihadisti in fuga verso le roccaforti di Raqqa e Idlib

A dispetto della tregua l’ex fronte di al Nusra bombarda il settore ovest di Aleppo uccidendo una bambina. L’aviazione turca colpisce la zona nord uccidendo 150 civili. Per i media siriani è un “massacro ingiustificato”. I vertici dello Stato islamico abbandonano Aleppo; polemiche e dubbi sulle vie e le modalità di fuga. Voci di accordi Usa e Russia sulla spartizione di Aleppo e Mosul. 

 

Aleppo (AsiaNews) - A dispetto della tregua, fazioni estremiste di al-Nusra (ex al Qaeda in Siria) e il movimento Nur Eddin Al Zenki hanno bombardato ieri il quartiere di Hamadaniyah, nel settore ovest di Aleppo, uccidendo una bambina e ferendo in modo grave una donna. Gravi anche le perdite materiali registrate in seguito all’attacco. Nel frattempo l’esercito di Ankara ha bombardato zone dell’hinterland settentrionale di Aleppo, causando la morte di 150 civili siriani. La stampa locale ha parlato di “massacro ingiustificato” per mano dei jet militari turchi contro Hasjek, Al Wardiya, Hassiya, Gul Sruj, la diga di Al Shahba’a, Ahras e Um Hosh .

Il destino di Aleppo sembra sempre più legato a quello di Mosul. Come a Mosul, infatti, anche da Aleppo giungono notizie della fuga - approfittando della tregua - di molti capo di Daesh [acronimo arabo per lo Stato islamico] in direzione di Idlib e Raqqa. Quest’ultima, roccaforte del Califfato in Siria, è stata oggetto di bombardamenti dell’aviazione russo-siriana e francese. In queste ore analisti ed esperti si interrogano su come i capi dello SI riescano a passare illesi da una zona all’altra senza essere tracciati da satelliti o intercettati durante perlustrazioni aeree. E di come riescano a farlo senza usare i tunnel sotterranei, come fanno i leader palestinesi nella Striscia di Gaza eludendo in questo modo i controlli. 

Seguendo le evoluzioni dei movimenti di Daesh e di fazioni integraliste simili negli ultimi due anni emerge che i capi sono i primi a fuggire da una città, trasferendosi in un’altra, quando questa sembra perduta e priva di controllo. La notizia della fuga dei leader jihadisti da Aleppo, segnalata da fonti cristiane locali, indica che i vertici di Daesh sanno che ormai Aleppo e Mosul sono due città perse per loro. 

Tuttavia, nessuna parte in gioco sembra davvero intenzionata a volerli sradicare come se spettasse loro ancora una missione, ma da un’altra parte. E quale sarebbe questa missione? Lo scopriremo nei prossimi mesi. 

Per il governo siriano spostare il problema verso un’altra città, secondo la massima “al nemico che fugge ponti d’oro”, sembra al momento fare comodo pur di liberare la seconda città per importanza del Paese. La soluzione dell’uscita pacifica dei combattenti da Aleppo sembra far comodo anche alla Russia, il cui presidente Vladimir Putin ha chiesto in un colloquio telefonico all’omologo turco di far uscire i miliziani di al Nusra dalla metropoli settentrionale. 

In passato Recep Tayyip Erdogan ha giurato che non avrebbe permesso un ritorno di Aleppo in seno al governo siriano, ammettendo al contempo il sostegno di Ankara ad al Nusra (gruppo terroristico sia per la Russia che per gli Stati Uniti, oggi conosciuto col nome di Fath el Sham) . Tuttavia, di recente la sua posizione pare essere cambiata tanto che ieri ha dichiarato: “Ieri sera abbiamo parlato di Aleppo. Putin mi ha pregato di fare il necessario perché il gruppo di al Nusra lasci Aleppo. Ho dato istruzioni al riguardo ai miei collaboratori. Abbiamo un consenso per spingere al Nusra fuori da Aleppo, di modo che gli abitanti possano trovare la pace”. 

Queste parole illustrano in modo chiaro il quadro che sottostava ai bombardamenti e alle distruzioni di chiese e quartieri armeni ad Aleppo da parte dei miliziani di al Nusra. Una piaga quasi quotidiana, che ha provocato morti e distruzioni, come la devastazione della chiesa armena, un gioiello del XVII secolo rasa al suolo con la dinamite piazzata attraverso tunnel nelle fondamenta dell’edificio. Tunnel sotterranei scavati nelle zone controllate proprio da al Nusra.

Gli stessi combattenti di Fath el Sham hanno denigrato l’inviato speciale Onu per la Siria Staffan de Mistura, accusandolo di essere un agente del governo siriano perché aveva proposto di scortare lui stesso, di persona, i combattenti in uscita da Aleppo verso luoghi più sicuri per loro. Oggi questi stessi combattenti restano in silenzio e nessuno si è azzardato a rivolgere a Erdogan gli stessi epiteti riservati in passato a de Mistura.

Fonti armene ad Aleppo riferiscono che i gruppi estremisti hanno iniziato a trasferire i loro quartieri generali, spostandoli in altri luoghi in mezzo a centri abitati; si vedono anche roghi di documenti cartacei, dati alle fiamme senza che nessun possa specificare con esattezza che cosa contengano. In città corre anche voce del trasferimento di circa 300 uomini armati appartenenti alle fazioni fondamentaliste dalla parte est di Aleppo. Un trasferimento iniziato ieri e che durerà fino al prossimo 23 ottobre attraverso due percorsi: via Bustan Il Qasr, passando da Khan el Assal nell’hinterland occidentale di Aleppo; il secondo sarebbe invece destinato ai combattenti islamici insieme ai loro familiari, via Al Jandul e il Castello in direzione del settore nord, per poi ripiegare su Idlib.

Intanto prosegue l’esodo dei civili dalla parte est di Aleppo, in cerca di rifugio nel settore ovest. Finora sarebbero passate almeno 90mila persone sotto il controllo dell’esercito regolare. Altre fonti, forse esagerate, parlano di quasi 250mila civili in fuga approfittando dell’amnistia e della protezione accordata dal governo siriano. La cifra sembra eccessiva perché in tal caso riguarderebbe la quasi totalità della popolazione di Aleppo est.

Alcuni fonti ad Aleppo ipotizzano persino un accordo segreto fra Russia e Stati Uniti, secondo il quale Mosul sarebbe lasciata agli Stati Uniti e ai suoi alleati, mentre Aleppo alla Russia e ai suoi alleati. (PB)

 

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