15/11/2007, 00.00
GIORDANIA
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Amman si prepara al voto tra accuse di brogli e timori del fondamentalismo

Le elezioni politiche sono previste il 20 di questo mese. Le opposizioni accusano il governo di manovre per condizionare i risultati. Ma il partito che fa riferimento ai Fratelli musulmani rinuncia al boicottaggio, anche se presenterà solo 22 candidati ad una Camera che ha 110 seggi.
Beirut (AsiaNews) – La Giordania di prepara ad andare, il 20, al voto per i 110 seggi di un Parlamento dai poteri abbastanza limitati, in un Paese retto da una monarchia filoccidentale, che da tempo promette una reale evoluzione democratica. Il sistema elettorale è piuttosto complicato – prevede tra l’altro riserve di seggi per minoranze etniche (i circassi), religiose (i cristiani) e donne – ed il governo aveva annunciato l’intenzione di cambiarlo, ma non se ne è fatto niente.
 
La cosa ha rafforzato le accuse che oppositori – islamici, ma anche liberali – rivolgono al governo di prepararsi a frodare pesantemente i risultati. Denunciato, ad esempio, lo spostamento di militari in modo da farli votare in zone dove l’opposizione era forte. Alcuni gruppi indipendenti, inoltre, hanno denunciato false registrazioni di elettori. Il governo ha negato l’accusa, ma anche l’accesso alle registrazioni. Gli stessi gruppi parlano di grandi difficoltà per poter partecipare alle operazioni di spoglio dei voti.
 
A dominare la scena elettorale, tuttavia, sembra sia soprattutto il timore di possibili risvolti fondamentalisti. Il New York Times, in proposito, sostiene che gran peso ha avuto quanto accaduto a giugno a Gaza, con la violenta presa di potere da parte di Hamas, su un Paese nel quale gli abitanti di origine palestinese sono, secondo stime che usano diversi parametri di calcolo, tra il 30 ed il 60 per cento della popolazione. E i diritti dei palestinesi sono uno dei pochi temi caldi della campagna elettorale. Insieme ai timori dell’Islam fondamentalista.
 
Di diverso parere Toujan al-Faisal, la prima donna eletta, nel 1993, nel Parlamento giordano, ma ora esclusa dalle elezioni, che ad Al Jazeera ha detto che “sondaggi condotti dallo stesso governo hanno evidenziato che la forza dei gruppi islamici è tra il 15 ed un massimo del 20 per cento”. A suo avviso, il governo sta cercando di manovrare la futura opposizione, intimidendo i candidati. Sta di fatto che, dichiarando di prevedere brogli, l’unico vero partito di opposizione, lo Shura Council of the Islamic Action Front (IAF), emanazione dei Fratelli musulmani, forte soprattutto nelle periferie urbane, ha annunciato che presenterà solo 22 candidati, sul migliaio che parteciperanno. Vero però che il capo del partito, Hamza Mansour, ha sottolineato con il Gulf Times la decisione di non boicottare il voto. “Chiediamo al governo - ha aggiunto – di essere serio e organizzare elezioni oneste e trasparenti”.
 
A concorrere saranno comunque 203 donne e 750 uomini. Ma la al-Faisal, intervistata anche dal Middle East Online, evidenzia come nella precedente legislatura le donne in Parlamento fossero solo sei, grazie alla quota loro riservata. Nessuna è stata eletta, sebbene sia femminile oltre la metà della popolazione, e la situazione non è destinata a migliorare, in un Paese a struttura tribale.
 
Per questo, alla fine, si prevede che dal voto usciranno vincitori uomini delle tribù beduine, tradizionalmente favorevoli alla monarchia. Che, peraltro, può sempre sciogliere il Parlamento e governare per mezzo di decreti. (PD)
 
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